Sai cos'è la domenica della Parola di Dio?
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Nella terza domenica del tempo ordinario, la Chiesa celebra la “Domenica della Parola di Dio”. Papa Francesco l’ha istituita per “far crescere nel popolo di Dio la familiarità religiosa e assidua con la Sacra Scrittura”.
«Spero nella tua Parola» (Salmo 119,74) è il motto scelto dal Papa per questo appuntamento, che si inscrive nel contesto del Giubileo 2025. È un grido di speranza: l'uomo, nel momento dell'angoscia, della tribolazione, del non senso, grida a Dio e ripone in Lui tutta la sua speranza.
Come cristiani siamo un unico popolo che cammina nella storia, rafforzato dalla presenza del Signore in mezzo a noi che ci parla e ci nutre. La giornata dedicata alla Bibbia non dovrebbe essere "una volta all'anno", ma una volta per tutto l'anno, perché ci spinge alla necessità di avere familiarità e intimità con la Sacra Scrittura e con il Risorto, che non cessa di rompere la Parola e Pane nella comunità dei credenti. Per questo occorre stabilire una costante familiarità con la Sacra Scrittura, altrimenti il cuore resta freddo e gli occhi restano chiusi, colpiti come siamo da innumerevoli forme di cecità.
Vale la pena ricordare che tutto questo non è un obiettivo fine a se stesso per questa domenica. È necessario favorire, piuttosto, l'incontro continuo, personale e comunitario, con la Parola di Dio. Sappiamo bene che ascoltare, condividere, vivere e annunciare la Parola di Dio non è compito di un solo giorno, ma di tutta la nostra vita in un contesto di formazione permanente.
Tutta la Scrittura, e non solo una parte di essa, parla di Cristo. E tutto è stato scritto per la nostra salvezza. Pertanto, una lettura della Scrittura che non tenga conto di questo scopo, tanto meno lo offuschi, non è una lettura “cristiana”. Si comprende così che la Scrittura è inseparabile dall'Eucaristia e da tutti i sacramenti. Non esiste sacramento senza Scrittura. Ciò appare chiaramente nella duplice mensa inscindibile dell'Eucaristia, la mensa della Parola di Dio e quella del Corpo di Cristo.
Il Signore può toccare il profondo della nostra anima con la sua Parola in ogni momento e circostanza. Tuttavia, chi osserva la storia della salvezza scoprirà situazioni e contesti particolari che formano una sorta di grammatica con cui Dio articola il suo dialogo con noi.
Quando la Chiesa, il nuovo Israele, si rivelerà al mondo, insegnerà agli uomini la stessa grammatica che essi avevano imparato dai loro padri. Per questo nel giorno di Pentecoste «coloro che accolsero la parola di Pietro furono battezzati» (At 2,41).
La sequenza “Annuncio della Parola – obbedienza alla Parola” definisce il DNA delle azioni liturgiche. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II, «parola e rito sono intimamente legati» (Sacrosanctum Concilium 35).
Inoltre, nel caso paradigmatico dell'Eucaristia, «la liturgia della Parola e la liturgia dell'Eucaristia sono così strettamente unite da formare un unico atto di culto» (Sacrosanctum Concilium 56).
Parola viva nella liturgia
L'assemblea liturgica è il contesto per eccellenza dove la Scrittura diventa Parola viva. Il cristianesimo non è una religione del libro, ma la religione della Parola di Dio, di una Parola che «non è parola scritta e silenziosa, ma Parola incarnata e viva» (San Bernardo di Chiaravalle, Omelia super Missus est, 4 , 11).
Questo fatto spiega perché la Parola di Dio non si trova principalmente in un papiro o in un'edizione stampata. Come sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica, «la sacra Scrittura è più nel cuore della Chiesa che nella materialità dei libri scritti» (CCC 113).
Allo stesso tempo, la Chiesa non ha ricevuto la Parola per tenerla nascosta nel suo cuore. Grazie alla mediazione umana ed ecclesiale, la Parola risuona nell'aula liturgica come un evento capace di cambiare il nostro cuore. Nell'annuncio del Vangelo e poi nell'omelia liturgica abbiamo sia la mediazione di un corpo, di una bocca, di un respiro rigenerati nel Battesimo, sia la mediazione qualificata di chi ha ricevuto il sacramento dell'ordine. e che, quindi, può essere garante qui e ora della presenza di Cristo che parla con la sua Sposa.
In questo senso si osserva la coerenza con la logica secondo la quale Dio ha rivelato il suo disegno di salvezza. Nel corso della storia Dio ha parlato «attraverso gli uomini in modo umano» (Dei Verbum 12). Questa stessa logica porta all'incarnazione del Verbo e ancor più al prolungamento della sua presenza tra gli uomini attraverso la mediazione di altri esseri umani.
D'altra parte, l'acclamazione «Lode a te o Cristo» dopo le letture può ricordarci che il nostro interlocutore non è solo Gesù, ma anche Dio Padre, poiché attraverso l'annuncio liturgico «il Padre che è nei cieli viene con grande amore incontrare i suoi figli ed entrare in dialogo con loro» (Dei Verbum 21).
Imparare ad ascoltare l'annuncio della "Parola del Signore" guardando al Padre ci mette nella condizione di sperimentare che Egli non smette di parlarci del suo Figlio amato, perché attraverso tutte le parole della Sacra Scrittura, il padre «dice una sola parola, la sua unica parola, nella quale si esprime tutto» (CCC 102).
lo spirito rende presente
la parola di dio nelle parole umane
Perché questo dialogo possa realizzarsi, però, è necessaria l'azione dello Spirito Santo (cfr Aperuit illis 10,12). Come nel caso dei profeti, e ancor più nel caso dell'Incarnazione, è lo Spirito a rendere presente la Parola di Dio nelle parole umane. Egli “rende presente” la Parola. Poiché lo Spirito è memoria viva della Chiesa (cfr Gv 14,26), egli è l'unico capace di donare a chi annuncia la Parola e a chi l'ascolta la capacità di diventare risonanza viva dell'evento salvifico.
È stato detto che la Parola di Dio fa un cammino dentro di noi. Durante la liturgia la Parola risuona nello spazio celebrativo, trova i nostri corpi e attraverso le nostre orecchie passa fino ai nostri cuori. Se il nostro cuore si apre allo Spirito e accoglie la Parola con fede, allora essa purifica, illumina, ordina e comincia ad abitare in noi: passa nel nostro corpo, nelle nostre mani, nei nostri occhi.
È questo il processo che la Domenica della Parola vuole farci ricordare perché, come nel caso di Maria, la Parola di Dio vuole “farsi carne” in ciascuno di noi.
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