Dilexit nos
Capitolo II
Gesti e parole d'amore

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LETTERA ENCICLICA
DILEXIT NOS
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
SULL’AMORE UMANO E DIVINO
DEL CUORE DI GESÙ CRISTO
 
 
Il secondo capitolo si concentra sui gesti e le parole d’amore di Cristo, che manifestano la vicinanza e la compassione e la tenerezza di Dio. Il Cuore di Cristo è il nucleo del primo annuncio del Vangelo. Gesù si avvicina alle persone con amore e compassione, mostrando che non c’è posto per la paura nel suo rapporto con noi.
 
Tra i gesti che riflettono il cuore il Papa conduce il lettore nel Grande Libro: il Vangelo da cui si evince che Gesù è l’“Emmanuele” il “Dio con noi”, Dio vicino alla nostra vita, che vive in mezzo a noi. Il Figlio di Dio si è incarnato e «svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo» (Fil 2,7). È sempre alla ricerca, vicino, costantemente aperto all’incontro.
 
Ed ecco allora l’incontro con la Samaritana al pozzo e, a notte fonda, con Nicodemo, con la prostituta che gli lava i piedi, con la donna con il cieco sulla strada Cristo mostra che Dio è vicinanza, compassione e tenerezza (cfr 35).
 
Ma oltre ai gesti, il Maestro si rivolgeva con parole ai suoi interlocutori. Egli sussurrò all’orecchio: «Coraggio, figlio» (Mt 9,2), «Coraggio, figlia» (Mt 9,22). A Pietro, che non si fidava, «Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: “[…] Perché hai dubitato?”» (Mt 14,31). Non temere.
 
Oltre alle parole e ai gesti, Papa Francesco menziona il modo in cui Gesù guarda le persone con amore, riconoscendo le loro lotte e sofferenze. Questo sguardo è un gesto di vicinanza e di accettazione.
 
L’enciclica accenna ad alcuni “sguardi” del Giovane Rabbi di Nazaret. Lo sguardo all0uomoricco venne da Lui, pieno di ideali ma senza la forza di cambiare vita. Gesù fissò lo sguardo su di lui (Mc 10,21). Ancora: «Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli [...]. Andando oltre, vide altri due fratelli» (Mt 4,18.21). A Natanaele, che se ne stava solitario e assorto disse: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv 1,48). Ma lo sguardo d’amore Gesù lo ha avuto anche per le folle: «Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite» (Mt 9,36).
 
Papa Francesco sostiene che nel Cuore di Cristo c’è l’origine della nostra fede, la sorgente che mantiene vive le convinzioni cristiane. E che Cristo ci tratta come suoi, non perché noi siamo suoi schiavi, ma perché egli propone la mutua appartenenza degli amici. Di fronte alla difficoltà, ci sussurra nelle orecchie: Sii fiducioso, dopo aver promesso: non vi lascerò orfani.
In alcune occasioni, le parole di Gesù hanno mostrato un amore appassionato, che soffre per noi, si commuove, si lamenta, e arriva alle lacrime. È chiaro che non è rimasto indifferente dalle preoccupazioni e dall’angoscia comune delle persone, aggiunge il pontefice.
 
Perciò san Paolo afferma: Egli mi ha amato e si è arreso per me (Gal 2,20), perché quella era la sua più grande convinzione, per conoscere se stesso come amato. L’abbandono di Cristo sulla croce lo soggiogò, ma aveva senso solo perché c’era qualcosa di più grande di quella dedicazione: mi amava.
 
La sua parola d'amore più eloquente è l'essere «inchiodato sulla croce», dopo aver pianto per l'amico Lazzaro e aver sofferto nell'orto degli Ulivi, consapevole della propria morte violenta «per mano di coloro che tanto amava» (46).
 
È la Croce il simbolo dell'amore per eccellenza: la consegna di Cristo sulla croce è la massima espressione dell'amore. San Paolo ha sottolineato che l'amore di Cristo si manifesta nel suo sacrificio per l'umanità.
 
Papa Francesco conclude il secondo capitolo indicando che la devozione al Sacro Cuore non dovrebbe essere vista come una distrazione da Cristo, ma come un percorso verso una relazione più profonda con Lui.

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