Mi impegno

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Questa è un'espressione oggi poco compresa. E logicamente meno accettata.
Non si riesce a capire che un impegno va preso sul serio, qualunque cosa accada.
La maggior parte di noi trova difficile prendere impegni. Abbiamo paura che il nostro tempo sia coinvolto nel futuro. Ci sembra, forse, che siamo più liberi se non ci impegniamo in niente, se conserviamo quello spazio di libertà per un'altra occasione.
 
"Non parlarmi di impegno" siamo soliti dire; e così si allunga la lista di impegni da "non assumersi", come rifiutare responsabilità, adempiere doveri, collaborare a una buona causa o aiutare un amico che ha bisogno di aiuto. 
 
Tuttavia, evadere, temere o rifiutare di prendere impegni ci limita la possibilità di sapere fino a che punto siamo capaci di affrontare tutte le sfide che potremmo vincere.
Non possiamo esistere senza assumere un impegno.
Esistiamo, infatti, perché "qualcuno" ci ha assunto come impegno.
L'impegno dà significato e motivi per combattere quotidianamente.
 
Nel matrimonio, a esempio, il consenso si esprime con queste parole: Io …. accolgo te (nome del partner) come mio/a sposo/a, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. 

E quando pronunciano questa formula sacramentale lo fanno in buona fede.
Ma qualcosa è cambiato nella società. L’idea del “per sempre”, “per tutti i giorni della vita” non è recepita. Addirittura è ritenuto impossibile e impensabile impegnarsi “per sempre”.
E scatta la formula comoda, molto opportunistica del “finché dura!”.
 
A testimonianza di quanto asserito è sufficiente constatare l’alta percentuale di coppie che non solo che si lasciano e si separano poco dopo aver assunto quell'impegno, ma molte preferiscono addirittura non contrarre alcun vincolo e concordare una convivenza “finché dura!”.
L'esempio delle coppie e dei matrimoni che si sciolgono è uno, ma in realtà questo modo di pensare, di approcciarsi alla vita, condiziona tutte le nostre relazioni e tante decisioni importanti nella vita. "Mi impegno, ma per un po', per un obiettivo specifico, per aiutare in un momento o situazione specifica".
 
Ma per sempre?
 
Nel caso di sacramenti come il battesimo, la cresima, il matrimonio o l'ordinazione sacerdotale, a volte si dimentica che l'impegno è preso con il Signore. Il popolo di Israele si è impegnato nell'Alleanza che Dio gli ha offerto, ma se ne è dimenticato facilmente.
 
A noi succede più o meno la stessa cosa. Un sacerdote può avere il desiderio sincero di donarsi totalmente a Dio, di donarsi totalmente ai suoi fratelli. Immagina che troverà la felicità, ed è vero, anche se a volte la felicità che immagina non è quella che si trova nella realtà.
 
La felicità chimicamente pura non esiste in questo mondo. Perché la felicità è donarsi e questo costa, rinunciare sempre costa, amare sempre spesso fa soffrire. E la vera felicità si trova solo rendendo felici gli altri.
Può darsi che dobbiamo rivedere i nostri criteri, il nostro modo di pensare e di intendere la vita, la fede, il servizio, il matrimonio, il sacerdozio.
 
Questo è ciò che si chiama conversione. Gli antichi la chiamavano "metanoia" che significa proprio questo, cambiare il modo di pensare. A volte è più facile cambiare una cosa per un'altra piuttosto che cambiare i tuoi pensieri e sentimenti.
 
Ma questa è la chiamata del Vangelo se vogliamo essere fedeli all'alleanza con Dio, all'impegno che ci porterà alla felicità autentica.
 
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