Maria, madre celeste

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Dire maggio, per la tradizione ecclesiale, la pietà popolare e la religiosità di tanta gente ancora, vuol dire parlare del mese della Madonna, la Madre celeste; e con le mamma non c’è altro linguaggio se non quello della confidenza, della tenerezza e dell’amore.

 

Durante questo mese in tutte le comunità cristiane, le parrocchie, le istituzioni religiose si onora e si venera la Vergine Santissima. Le tradizioni offrono e ripropongono antichi segni e simboli: penso alla mia parrocchia d’origine che “fioriva” letteralmente di altarini collocati in precisi angoli del villaggio, dove all’imbrunire la popolazione di ritrovava per recitare il Santo Rosario. E si assisteva quasi a una gara di chi preparava meglio questi piccoli altari o addobbava con maggior eleganza e festa le edicole dedicate alla Madonna. Il canto dei misteri del Rosario, il canto delle litanie lauretane, e il canto finale radunava in sol coro tutti i paesani che erano fieri e lieti di festeggiare Maria, madre celeste.

Sono molti i luoghi in cui questa straordinaria tradizione resiste nonostante tutto.

 

Maggio è anche il mese dei pellegrinaggi ai Santuari mariani. Ciascuno ha la propria devozione. A ciascuno è caro un titolo della Vergine; ma la festa, la lode, la preghiera si eleva alla Vergine Madre Cristo, Madre della Chiesa, Madre nostra.

Il nostro Paese ha una ricca geografia di santuari e di luoghi in cui venerare la Vergine Santissima. E mi piace qui pensare e riferirmi non solo ai grandi e più noti Santuari italiani, ma anche a quelli che molti non conoscono e che rendono il nostro Bel Paese, Terra di Maria: il santuario di Piné nel Trentino, dell’Incoronata a Foggia, della Pietà a Canobbio sul Lago Maggiore, d’Oropa in montagna nel novarese, la Madonna del Monte a Varallo Sesia, a Pietralba/Weissenstain in provincia di Bolzano, del Pilastrello a Lendinara (RO), di Montallegro a Rapallo (Ge), di Monteberico a Vicenza ...

 

Queste tradizioni e questa pietà mariana non dovrebbe essere perduta. I genitori, sopratutto, e i catechisti dovrebbero istillare nei fanciulli e negli adolescenti il meglio della pietà mariana. 

 

Se questi luoghi, appena citati e i tanti altri cui è impossibile fare riferimento potessero parlare, se le icone della Madonna a diverso titolo rappresentate potessero raccontare quante generazioni di cristiani sono passate davanti, resteremmo davvero basiti: narrerebbero delle tante conversioni avvenute, delle tante guarigioni del corpo e più ancora dello spirito ottenute per la mediazione della Santa Vergine, della speranza ritrovata dopo periodi anche lunghi di vera disperazione e i sconforto, della luce che è tornata a risplendere nella vita di chi ormai coabitava con le tenebre. Quanti “miracoli” ottiene l’intercessione della Mamma dal suo Figlio Gesù: proprio come è accaduto a Cana di Galilea.

 

Non v’è dubbio che questa bella realtà che corona e impreziosisce il nostro Paese è strettamente associata in un modo o nell’altro alla famiglia. Sono stati i nostri genitori, i nostri nonni, a farci conoscere e a farci pregare la Madonna soprattutto con la dolce preghiera del Rosario.

Con i nostri genitori o nonni abbiamo compiuto il nostro primo pellegrinaggio. Abbiamo visto le folle immense che pregavano, cantavano, partecipavano alla Santa Messa, si accostavano al sacramento della Riconciliazione. 

Come non dimenticare la scuola dei “fioretti” che alla fine del mese di maggio bruciavamo davanti alla statua della Madonna che avevamo nelle nostre case. E ho ancora vivido il ricordo della voce di mia madre che mi invitava a “guardare” la direzione del fumo. Se fosse salito dritto verso il cielo i fioretti sarebbero stati graditissimi; se – al contrario – il fumo avesse preso altre direzioni, si sarebbe trattato di “fioretti stanchi e fatti controvoglia”.

 

Qualcuno – ne sono certo – sorriderà di fronte a tanta “beata innocenza”. Ma è certo che molti fanciulli, sono e sono stati privati di questa bella esperienza religiosa. Le circostanze socio-religiose sono differenti, è vero. Ma sono personalmente convinto e persuaso che l’essere umano è e resta quello di sempre. Se si tornasse a riformulare le antiche proposte, se nelle nostra comunità religiose qualcuno prendesse l’iniziativa di riproporre i gesti e i simboli della grande e nobile tradizione mariana, sono convinto che sarebbero molte le persone che ricorrerebbero e (ri)cercherebbero la vicinanza alla Vergine. Le difficoltà e le amarezze della vita possono sì allontanare o rendere disaffezionati taluni nei confronti della religione e della Chiesa, ma i più sono ancora disponibili e felici di cercare e incontrare Maria, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra.  L’esperienza di Lordues e dei Santuari grandi e piccoli del mondo testimonia “de Maria numquam satis”: la Madonna non basta mai!

 

Ricorriamo gementi e piangenti a Lei in questa valle di lacrime, sicuri che Lei rivolgerà a noi gli occhi suoi misericordiosi.

In questo mese di maggio La invocheremo e porremo sotto la sua protezione

- il Santo Padre, il papa Francesco, il Pontefice emerito Benedetto perché li consolino e li confortino in questo momento non facile per la vita della Chiesa;

- tutti i sacerdoti del mondo, perché, rinnovino il proposito di spendersi con generosità per Dio e per il gregge loro affidato e aiutino ciascuno a donarsi con gioia e generosità a Dio e al prossimo.

- le nostre amate famiglie, perché la Regina della Famiglia ottenga il dono della concordia, dell’amore e della solidarietà.

 

E al termine del mese di maggio consacreremo al Cuore Immacolato di Maria “tutto ciò che siamo, tutto ciò che abbiamo, le nostre debolezze, le nostre aspirazioni, la nostra vita”. perche Ella ci ottenga una testimonianza cristiana coerente: coerenti testimoni del Vangelo di Cristo nella Chiesa e nel mondo.