La vita nello Spirito
il dono del consiglio

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Celebrata la Pentecoste la nostra è diventata:
“La vita nello Spirito”.

Riflettiamo insieme sui sette santi doni
a noi elargiti dal Paraclito.


«Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano
i tuoi santi doni
»

 

Le persone costruiscono la propria vita mediante le decisioni che prendono nelle diverse situazioni in cui si vengono a trovare. Quando qualcuno è guidato da valori o ha un'opzione fondamentale che dà senso alla propria vita, ha una coerenza interna e ogni decisione avrà un senso. 
 
Non c'è aspetto della propria esistenza che possa essere lasciato al caso: quindi abbiamo costantemente il dovere di chiederci cosa dobbiamo fare per agire secondo la nostra fede. 
 
Lo Spirito Santo, attraverso il dono del consiglio, ci illumina affinché in ogni momento possiamo assumere le decisioni più consone con il Vangelo. «Il Signore mi ha dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 16, 7). E questo è un altro dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio.

Questo dono è necessario per differenti motivi. In primo luogo, perché ci possono essere situazioni in cui non siamo chiari su cosa fare. Non è sempre possibile scegliere con lucidità e consapevolezza tra il bene e il male. In certi momenti è necessario decidere con fortezza d’animo. 

È lo Spirito che ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito, perché ci possa consigliare. E dare spazio è pregare: pregare perché Lui venga e ci aiuti sempre.
 
Vi sono circostanze in cui il raggiungimento del bene che vorremmo non è possibile, o situazioni nella quali, per realizzare il bene, non è possibile evitare certi mali. A volte è necessario un vero e proprio discernimento. E questo può accadere in tutti i settori della vita: familiare, sociale e politico.
 
Il credente sa che la sua vita ha un significato e un senso e che questo significato non dipende solo da lui. Dio è all'inizio e alla fine della sua esistenza: siamo stati creati da Lui e per Lui. Le nostre scelte rispettano l'ordine della giustizia se ci portano al fine per il quale siamo stati creati e, quindi, se ci conducono più vicini a Dio. 
 
Questo principio costituisce il fondamento di tutta l'azione morale del cristiano. Pertanto, la prima domanda in ogni processo di discernimento morale è se ciò che facciamo ci avvicini o ci allontani dalla meta verso cui ci stiamo dirigendo.
 
Inoltre, in qualsiasi decisione in cui siano messi in gioco i valori morali, il credente non deve solo tener conto del contenuto della propria azione, ma deve anche soppesare le motivazioni che lo spingono ad agire in un certo modo e il modo di portarla a compimento. 
 
Così, ad esempio, la religione non può essere usata per fini politici; né usare la forza per proclamare il Vangelo; né imporre la verità con metodi violenti. Motivazioni o metodi non evangelici nelle scelte che i credenti e la Chiesa devono assumere in determinate circostanze possono essere controproducenti, perché oscurano la testimonianza cristiana.
 
Questo non significa che abbiamo una formula magica per fare sempre bene, ma è il modo per prendere decisioni autentiche e trovare luce e pace.
Una pace molto più grande del conforto di non decidere perché non si vuole rischiare
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