La Santa Messa
Riti di ingresso
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Dopo aver meditato il capitolo 6 di Giovanni sul Pane della vita proponiamo una catechesi sulla santa Messa “cuore” della Chiesa, dove si fa l’Eucaristia. È fondamentale per noi cristiani comprendere bene il valore e il significato della Santa Messa, per vivere sempre più pienamente il nostro rapporto con Dio.
La Messa inizia con i Riti di ingresso. I riti di introduzione hanno la funzione di accogliere i fedeli e prepararli spiritualmente ad una fruttuosa partecipazione.
Anticamente non c'erano perché si iniziava, dopo l'essersi radunati, dalle lettere degli Apostoli e dai Profeti (cf s. Giustina, Apologiae, 1,65.67 cito in CCC 1345). Poi, quando il clero si fece numeroso, si organizzò la processione accompagnata dal canto (siamo nel V-VI secolo), fino all'altare. La processione iniziale, come le altre previste nel corso della Messa (per esempio la presentazione delle offerte e la comunione), sono accompagnate dal canto perché nell'unione delle voci sia assicurata l'unione dei cuori.
I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioè l'introito, il saluto, l'atto penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l'orazione (o colletta), hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l'Eucaristia.
L'introito
Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso, si inizia il canto. La funzione propria di questo rito è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l'unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri.
Il saluto
Giunti in presbiterio, il sacerdote venera l'altare con un profondo inchino. Quindi, in segno di venerazione, il sacerdote lo bacia. Il bacio indica grande rispetto e venerazione verso l’altare che ha lo stesso significato e la stessa funzione della croce; è il luogo in cui Gesù dona la sua vita per noi; è il luogo in cui si compie questo grande sacrificio della vita di Cristo che viene offerta per noi…ecco perché il sacerdote lo bacia. Secondo l'opportunità, il sacerdote incensa la croce e l'altare. L’atto di incensare è una usanza molto antica ed è segno di onore e venerazione.
Terminato il canto d'ingresso, il sacerdote, stando in piedi alla sede, con tutta l'assemblea si segna col segno di croce nel ricordo di Dio Trinità e del Battesimo con cui siamo stati inseriti in Cristo e nella Chiesa suo Corpo. La Messa inizia con il segno della croce e terminerà allo stesso modo anche quando riceveremo la benedizione finale. Fare il segno della croce ci ricorda che apparteniamo a Cristo. Nel linguaggio biblico il nome rappresenta la persona stessa. Cominciare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo non è solo menzionare il nome di Dio, ma mettersi alla sua presenza. Il segno di croce è l’invocazione a Dio e ci fa capire che tutta la Messa inizia ed è celebrata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Poi il sacerdote con il saluto annunzia alla comunità radunata la presenza del Signore. La invita a vivere la comunione in Dio e con i fratelli. Molte delle espressioni usate come saluto sono riprese dal saluto che l’apostolo Paolo rivolge nelle sue lettere alle comunità cristiane a cui si rivolge. La parola di saluto è accompagnata dal gesto delle mani e delle braccia che si allargano e si richiudono: segno d'accoglienza, di saluto, di pace offerta. Il saluto sacerdotale e la risposta del popolo manifestano il mistero della Chiesa radunata.
L'atto penitenziale
L'atto penitenziale è la richiesta di perdono a Dio da parte della comunità per essere nella disposizione di cuore più giusta al fine di accedere ai divini misteri. E’ l'invito a riflettere sulla propria vita e a chiedere perdono a Dio dei peccati commessi verificando se per caso non ci siano colpe mortali che impediscono, senza aver celebrato prima il sacramento della Riconciliazione, di accedere alla S. Comunione.
Nella sua sobrietà, l’atto penitenziale favorisce l’atteggiamento con cui disporsi a celebrare degnamente i santi misteri, ossia riconoscendo davanti a Dio e ai fratelli i nostri peccati, riconoscendo che siamo peccatori… Perciò, all’inizio della Messa, compiamo comunitariamente l’atto penitenziale mediante una formula di confessione generale, pronunciata alla prima persona singolare. Ciascuno confessa a Dio e ai fratelli “di avere molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni”. Sì, anche in omissioni, ossia di aver tralasciato di fare il bene che avrei potuto fare. Spesso ci sentiamo bravi perché – diciamo – “non ho fatto male a nessuno”… Le parole che diciamo con la bocca sono accompagnate dal gesto di battersi il petto, riconoscendo che ho peccato proprio per colpa mia, e non di altri… Dopo la confessione del peccato, supplichiamo la Beata Vergine Maria, gli Angeli e i Santi di pregare il Signore per noi. Anche in questo è preziosa la comunione dei Santi: cioè, l’intercessione di questi «amici e modelli di vita» (Prefazio del 1° novembre) ci sostiene nel cammino verso la piena comunione con Dio, quando il peccato sarà definitivamente annientato.
L’atto penitenziale può essere espresso sia con la formula del “Confesso a Dio Onnipotente…” sia con la formula penitenziale “Signore, pietà; Cristo, pietà; Signore, pietà” - Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison. In alcune occasioni l’atto penitenziale è sostituito con l’aspersione dell’acqua benedetta al popolo di Dio presente. L’atto penitenziale ci apre all’ascolto della Parola purificando i nostri cuori e le nostre menti.
Il Gloria
Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l'Agnello. Il Gloria era presente nella liturgia fin dal IV-V secolo: è un inno di glorificazione e di lode; è la solenne dossologia che ci unisce al canto angelico facendoci esultare stupiti della salvezza preparata da Dio per noi.
“Gloria in excelsis Deo”! Siamo chiamati a guardare in alto, a unirci al cielo e ad entrare nella bellezza senza fine della gloria divina, cantandola con amore. La percezione della sua presenza fa esultare la Chiesa e il mondo, e quella gloria che noi proclamiamo si riversa su di noi rendendocene partecipi.
Con le parole degli angeli a Betlemme si scopre un lembo della gloria di Dio nei cieli e la gloria di Dio, si riversa con il dono della pace sulla terra e in particolare sugli uomini che Dio ama.
Il Gloria continua e la lode si trasforma in contemplazione del Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
La colletta
I riti di ingresso sono conclusi dalla Colletta, chiamata anche oratio nella liturgia romana. È difficile determinarne l'epoca di ingresso nella Messa. È la preghiera con cui il sacerdote raccoglie (da colligere=raccogliere) le intenzioni personali dei fedeli. Il sacerdote invita, pertanto, il popolo a pregare e tutti insieme con lui stanno per qualche momento in silenzio, per prendere coscienza di essere alla presenza di Dio e poter formulare nel cuore le proprie intenzioni di preghiera. E’ questo il momento in cui il celebrante ha la Comunità tutta “raccolta” davanti a sé e raccoglie pure tutte le nostre richieste, le nostre necessità e le presenta a Dio con una unica preghiera. Con la preghiera chiamata Colletta terminano i riti di introduzione della Messa.
Una riflessione speciale merita la chiusura della colletta che ha tre formule:
- rivolta al Padre: Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
- rivolta al Padre, facendo menzione del Figlio: Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
- rivolta al Figlio: Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
E’ la dinamica della vera preghiera cristiana che è sempre rivolta a Dio Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo.
Il popolo, unendosi alla preghiera, fa propria l’orazione con l’acclamazione Amen.
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