Il miracolo del Natale: il sorriso di Dio

<< Torna indietro

 
Natale, il giorno della nostra salvezza. La Chiesa lo celebra per otto giorni: l'ottava di Natale
Sarà, dunque, natale per otto giorni!

Nel cuore dell'essere umano c'è un desiderio di pace che lui stesso non può esaudire: abbiamo bisogno di essere redenti. Sappiamo che non possiamo salvarci da soli, e istintivamente non vogliamo abbandonarci alla disperazione, alla rassegnazione o allo scetticismo. 

L'umanità ha bisogno di qualcuno che la salvi dall'esterno. Durante l'Avvento abbiamo fatto nostro il grido del Popolo di Dio, che è anche il grido di tutta l'umanità, chiedendo a Dio di agire: «
Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti» (Is 63,19).
 
Celebrare il Natale è confessare che questo desiderio, trasformato in preghiera, non è caduto nel vuoto, ma è stato ascoltato. Dio ci ha donato una pace che il mondo non può dare. Nell'oscurità è brillata una luce della speranza. Per un'umanità che, se rimane chiusa in se stessa, non ha altra via che l'assurdità o la disperazione, si è aperta una finestra che le permette di contemplare la realtà con uno sguardo nuovo. 
 
Il Natale è un miracolo. 
Quella notte, in modo inaspettato accadde ciò che tutta l'umanità attendeva. 
Forse non è accaduto come molti pensavano e speravano.
Il Messia si è rivelato in un Bimbo nato in un presepe.
Infatti le azioni di Dio non sono soggette a schemi umani.
 
Dio è venuto a salvare l'uomo per vie insospettate.
Lui stesso ha voluto sperimentare la fragilità di un'umanità che ha bisogno di essere salvata. 
Ha voluto camminare con noi lungo i sentieri oscuri della nostra miseria.

Volle sentire nella propria carne la sete di salvezza. Iniziò il suo viaggio alla ricerca di un luogo dove nascere.
Subì un'ingiusta condanna e morì giustiziato su una croce. 

In questo modo ha fatto suoi tutti i nostri desideri e ci ha concesso che la sua vita diventi la nostra salvezza. La fede ci permette di superare il circolo vizioso in cui ci perdiamo quando facciamo affidamento solo sulle nostre forze.
 
Dio ama ostinatamente ciascuno di noi!
Nessun uomo o donna gli sono indifferenti; Dio nutre una vera passione per ciascuno di noi. 
Ecco perché è diventato uno di noi, condividendo con l'uomo la sua tristezza e la sua fatica, le sue gioie e le sue speranze. 
 
Nella notte di Natale il profeta Isaia ci ricorda: «Il popolo che camminava nelle tenebre su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda.  Poiché un  bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente,Padre per sempre, Principe della pace»  (Is 9,1-3.5).
 
Il Natale rivela l'incarnazione del Signore. Celebriamo questo Natale con la volontà di incarnare Cristo nella nostra vita. Egli è l’Emmanule, il Dio-con-noi. Lui solo da senso alla nostra vita cristiana. Permettiamo a Gesù di nascere nella nostra casa, nei momenti della gioia e del dolore, nel nostro lavoro …
 
Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo; ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni.

Celebrare il Natale è quindi manifestare la gioia, la novità, la luce che questa nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri.
 
Natale è la festa in cui Dio si fa così vicino all’uomo da condividere il suo stesso atto di nascere, per rivelargli la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio. E così il sogno dell’umanità cominciando in Paradiso – vorremmo essere come Dio – si realizza in modo inaspettato non per la grandezza dell’uomo che non può farsi Dio, ma per l’umiltà di Dio che scende e così entra in noi nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere.
 
Il Natale è un’opportunità privilegiata per meditare sul senso e sul valore della nostra esistenza.
A Natale l’Onnipotente si fa bambino. Il suo modo di essere Dio mette in crisi il nostro modo di essere uomini.
Il suo bussare alle nostre porte ci interpella. Interpella la nostra libertà e ci chiede di rivedere il nostro rapporto con la vita e il nostro modo di concepirla.
 
Questo è il Natale! Evento storico e mistero di amore, che da oltre duemila anni interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo.
È il giorno santo in cui rifulge la “grande luce” di Cristo!
Certo, per riconoscerla, per accoglierla ci vuole fede in un Dio nato solo per amore che ci invita al più grande ideale di amare come lui ama, e questa sarà la nostra gioia.
 
Il presepe che mettiamo nelle nostre case e nelle nostre chiese è anche un modo per ricordarci questo straordinario messaggio. 
Nella sua preziosa lettera sul significato del presepe, Papa Francesco spiega che «il presepe parla dell'amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino a ogni essere umano, qualunque sia la sua condizione»
Admirabile signum , 10). 
 
Guardalo, allora, il Bambino Gesù. Guardalo bene in questo Natale. 
A casa, in chiesa, sullo schermo del tuo telefonino ammirando una artistica Natività ... Guardalo!

E fa’ silenzio dentro e attorno a te, consapevole di cosa significhi questo evento storico che celebriamo anno dopo anno e che ricorda l'importanza e la gioia che questa notizia implica per tutta l'umanità.
 
Solo allora il nostro sarà un Buon Natale!
 
 
© Riproduzione Riservata