III di Avvento
Gaudete! Gioite!

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La terza domenica di Avvento è denominata “Domenica Gaudete”: ossia domenica della gioia. La liturgia si appropria dell’invito formulato dall’apostolo Paolo e canta «Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!» (cf. Fil 4,4.5)
 
L’uomo aspira a essere felice. II nostro cuore è fatto per la gioia. L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare «sapore» all’esistenza.
 
È un concetto talmente sentito da essere uno dei punti della Costituzione degli Stati Uniti d'America, come “diritto alla felicità”. La comunità Europea ha fatto dell’Inno alla gioia, tratto dalla Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven l’inno ufficiale dell’Unione fin dal 1972.
 
Credo convenga anticipare che la gioia di cui parliamo in questo contesto non è lo stesso che l’allegria. È riduttivo, infatti, descrivere la gioia come un sentimento che nasca da una situazione favorevole, come un’esperienza piacevole, come soddisfazione di un desiderio, come realizzazione di un’aspettativa. L’allegria si può trasformare in leggerezza, in superficialità, a uno stato di mancanza di saggezza cristiana.
 
La gioia è di più; addirittura la gioia è un’altra cosa. Essa non viene dai motivi congiunturali, dai motivi epidermici: è una cosa più profonda. Anzi: è un dono! La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro.
 
Non è facile parlare di gioia in questo periodo. Dio stesso ci invita ad essere nella gioia, perché la nostra speranza non è una vuota illusione. Christus spes nostra. E’ Gesù di Nazaret il motivo della nostra speranza. È lui il vero protagonista della gioia. 

Molte volte le nostre Chiese sono autentici cimiteri, le nostre sono spesso celebrazioni funebri. I cristiani presenti, clero compreso, sono più aspre di un limone… Altri hanno un sorriso di facciata stampato sulle labbra. 


Eppure il tema della gioia è uno dei temi fontali dell’esperienza cristiana ed è uno dei temi che riempie tutta la Bibbia. Basti pensare a che cosa vuol dire “vangelo”. Eαγγέλιον è il buon annuncio, l’annuncio cioè dell’evento della gioia. 

La gioia è la nota distintiva del Vangelo come annuncio della venuta del Messia, Gesù Cristo. 
Non è una gioia qualunque, tanto meno pagana, ma quella prodotta dal fatto storico che Dio entra nella scena degli uomini per offrire loro la redenzione dal peccato e dalla morte. 
È la gioia della salvezza ultima che viene offerta all'umanità come dono di Dio nel suo Figlio Gesù Cristo. 
 
Tutto il nostro essere è fatto per la gioia. Ha lasciato scritto Sant’Agostino: «Non si può trovare uno che non voglia essere felice». Ma subito aggiunge: «Non è certo che tutti vogliano essere felici; poiché chi non vuole avere gioia di Te, che sei la sola felicità, non vuole la felicità».
Aveva proprio ragione Tommaso d’Aquino quando ha scritto: «La gioia è causata dall’amore».
Gioia e amore camminano insieme.
Chi non ama non può essere gioioso.

E la gioia, per i cristiani, è data dal fatto che Dio è in mezzo a loro e porta la salvezza.
La gioia, per i cristiani è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre. La gioia, per i cristiani è data dalla certezza che Dio è amore: siamo figli amati di Dio, abbiamo Gesù con noi.
La sola causa della mancanza di gioia è che l’uomo di oggi non è apposto con Dio; non lo considera Padre; non si considera figlio; non si lascia amare da Dio.
 
È la gioia della liberazione che genera un'esperienza di libertà perché le catene di ogni schiavitù sono state rotte, tutti i mali superati e tutte le tenebre dissipate. L'oscurità viene rimossa e la luce inizia a brillare: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce (Is 9,1).
 
Sì: la gioia cristiana, per essere tale, deve passare attraverso Gesù Cristo. La gioia di Dio si ottiene per la mediazione del Verbo incarnato: egli è la strada della nostra gioia. È lui che ci fa conoscere più pienamente Dio; è lui che ci permette di gioire della verità; è lui che ci comunica la vita divina.
 
L’incarnazione è la più grande rivelazione del mistero di Dio nascosto e invisibile.
Così la gioia dell’invisibile Dio passa per la gioia di Cristo, Dio fatto uomo e visibile ai nostri occhi.
«Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità»
(Gv 1,14)
 
La gioia del Natale è assicurata da Gesù, l’uomo-Dio che vieni incontro a ogni uomo sotto le sembianze di un bambino accanto alla sua buona Madre e a suo padre “putativo”. In questo modo, ripete a ciascuno di noi: eccomi: sono con te. «Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).
 
È vero che ci sono ombre e oscurità: disuguaglianza sociale, mancanza di lavoro e aumento della povertà che colpisce duramente giovani e bambini, consumismo, dimenticanza dei grandi valori, ma la luce del Natale è in grado di dissipare le ombre con la speranza, la gioia, la solidarietà e l’impegno per un mondo più fraterno e più umano. Natale è un canto alla vita.
 
Ma non sarà Natale se non ci porremo in cammino, percorrendo i sentieri che ci portano all'incontro con il Neonato del presepe. «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2, 10-11). 
 
Questo è il segno che Dio continua a darci, un bambino che giace in una mangiatoia.
Un bambino fragile, che ci rende forti, un bambino povero, che ci rende ricchi, un bambino schiavo, che ci rende liberi.
Un bambino che sorprende, un bambino che dà gioia, un bambino che non ci lascia mai.
 
La gioia del Natale è proclamata anche tra le maggiori difficoltà della vita, poiché il Natale ci invita a levare il capo, perché la nostra liberazione è vicina (cfr. Lc 21, 28). 
Ben sappiamo che stiamo attraversando momenti difficili, tuttavia siamo invitati a contemplare i segni della speranza.

Il segno per eccellenza continua a essere il presepe della notte di Betlemme con la Vergine, San Giuseppe, i pastori, tutti attenti ad ascoltare, ad accettare e mettersi in cammino. Gli stessi pastori hanno potuto ascoltare l'annuncio degli angeli e ricevere il segnale della presenza del neonato che illuminava l'oscurità della notte.

Il Natale rivela un Dio che viene al nostro incontro.
Quindi, il Natale è la via stessa di Dio che ci viene incontro portandoci la gioia della salvezza.
Il Natale è anche il modo di uomini e donne che credono, cercano e si aspettano una terra e un nuovo mondo di pace, giustizia, amore.
 
L’itinerario del Natale come cammino di ascolto porta alla gioia.
Natale e gioia si identificano poiché la gioia è la caratteristica più importante del Natale.
Gioia che si è fatta cantico in Maria: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» 
(Lc 1, 46-47).
 
Gesù ci dice: in questo Natale, vengo e cammino con te affinché tu abbia gioia e vita in abbondanza. 
Non solo qualsiasi gioia e vita, ma quella piena, quella che rende felici, la gioia e la vita buona del Vangelo che brucia dentro e spinge alla missione.
 
È questo il senso vero della gioia cristiana!
 

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