Emergenza educativa
L'educazione alla fede

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Quinta parte
 
 
Gli elementi fondamentali per una armonica e piena educazione umana fanno parte - ed essenzial­mente - anche di una autentica educazione cristiana. L'espressione educazione alla fede potrebbe suona­re sorprendente, dando l'impressione di voler implica­re una sorta di dualismo: educazione umana ed educa­zione cristiana.
Questa apparente dicotomia va subito emarginata.
Nessuno può immaginare di voler mirare a formare l'uomo da una parte e il cristiano dall'altra. È solo una questione di scelta e di proposta.
 
L'educazione - lo si è visto ampiamente - non è so­lo e/o prima di tutto una cultura o una tecnica, anche se da questa viene influenzata.
Educare a credere è la missione peculiare della famiglia cristiana; potremmo anzi dire che l'educazione al senso religioso è la vocazione di ogni famiglia.
L'educazione a credere passa attraverso un'unica pedagogia: la vita, ovvero una testimonianza di vita cristiana adulta che introduca più efficacemente i figli nell'esperienza viva di Cristo e della Chiesa.
L'educazione a credere trova la sua sintesi in una famiglia che e soprattutto vive, quindi educa, attraverso l'ascolto della Parola di Dio e la vita di preghiera. 
 
È vero che nelle nostre famiglie si tende sempre meno a parlare di Dio e sempre meno spontaneamente. Non soltanto sono scomparsi usi e consuetudini di profonda matrice cri­stiana; non soltanto è diventata sempre più rara la pre­ghiera in famiglia, ma il vivere, il pensare, l'agire, il comportarsi è diventato sempre meno ispirato da sen­timenti e princìpi di fede e religiosi. Questo cambiamento di mentalità - assai spesso le­gato a una forma di inculturazione dovuta ai fattori più diversificati - in qualche modo produce una eclissi del sacro e una graduale emarginazione di ciò che per mol­to tempo ha influenzato la vita e la struttura dell'esisten­za stessa.
 
Fino a non molto tempo fa la vita della nostra gente era scandita dal ritmo religioso: il suono delle campane, il mese di maggio, il mese di ottobre, il mese dei morti; tridui e novene. Tutto ciò supportava, in un certo sen­so, una mentalità e uno stile di vita; era un richiamo!
Oggi, non senza l'affermarsi di un evidente proces­so di desacralizzazione, dovuto a fattori tra i più diver­si, lo statuto fondamentale e il parametro della società e della stessa famiglia è mutato.

Questa situazione di fatto, rende più arduo e complesso il mantenimento di un certo senso religioso e lo stesso coniugare il processo educativo con la pro­posta di una educazione cristiana si fa difficile. L'educazione cristiana, tuttavia, ha contenuti e fina­lità specificatamente propri che presuppongono quelli umani e li superano.
 
La svolta epocale del nostro tempo e il crescente analfabetismo religioso e cristiano esigono modelli rispondenti alle nuove esigenze e per molti versi inediti. Oggi è urgente rendersi conto che l’attuale divario culturale rispetto a una società di cristianità si è fatto ancora più largo. Il contesto secolarizzato in cui viviamo non porta gli uomini alla fede né li sostiene nel loro cammino.

Gli stessi fanciulli battezzati possono essere considerati una quasi tabula rasa riguardo alla loro educazione alla fede nelle famiglie di provenienza. Sono proprio la gran parte dei genitori a non manifestare alcun interesse per la l’educazione alla fede. Salvo poi portare i loro ragazzi a catechismo essenzialmente in vista della ricezione dei sacramenti per i motivi più disparati. In altri termini chiedono i sacramenti ma non si preoccupano della fede e della vita cristiana dei loro fanciulli e ragazzi.
 
Dio affida ai genitori il compito del primo annuncio del Vangelo ai loro figli e li rende capaci di questo annuncio. i genitori esplicano nei confronti dei figli un vero e proprio magistero della parola fungendo da primi annunciatori ed evangelizzatori. È un magistero che la natura stessa assegna a coloro che sono i procreatori e perciò stesso i primi responsabili della crescita. è un magistero profetico e una comunicazione della parola di Dio che viene conferito ai genitori in virtù del battesimo, della cresima e viene sancito da loro stessi con la scelta del matrimonio cristiano.
 
La fede è l'accettazione del messaggio di Cristo nella propria vita come senso e ragione profonda di tutte le proprie esperienze e di tutte le proprie scelte. essa si traduce in una serie di convinzioni precise fondate sulla parola stessa di Dio. ma la fede è anche un atteggiamento profondo e globale di vita una sorta di fisionomia interiore della personalità.  
 
Fanno parte di questa fisionomia morale un aprirsi agli altri, alla vita, la capacità di continuare a sperare nonostante il male del mondo, la capacità di impegnarsi per il bene, per la verità, per gli uomini. i genitori sono chiamati a essere i portatori di questo sapere della fede con la loro parola accompagnata dall'esempio che la rende più convincente e comprensibile. Saper nutrire l'atto di fede è già una vocazione e il figlio riconoscerà in questo il valore di siffatta testimonianza. 
 
In merito alla famiglia va detto con coraggio e consapevolezza che o la famiglia assicura un accompagnamento nella fede dei figli che frequentano il catechismo di Iniziazione cristiana, o ogni azione sostitutiva sarà pressoché vana. La famiglia come luogo di catechesi ha una prerogativa unica: trasmettere il Vangelo radicandolo nel contesto di profondi valori umani.
 
I genitori sono cassa di risonanza della voce di Dio che chiama nella misura in cui vivono la spiritualità coniugale, nella misura in cui vivono con Dio e di Dio.  
 
Su questa base umana è più profonda l’iniziazione nella vita cristiana: il risveglio al senso di Dio, i primi passi nella preghiera, l'educazione della coscienza morale e la formazione del senso cristiano dell'amore umano concepito come riflesso dell'amore di Dio creatore e padre. Insomma, si tratta di una educazione cristiana più testimoniata che insegnata, più occasionale che sistematica, più permanente e quotidiana che strutturata in periodi. In questa catechesi familiare risulta sempre più importante l'apporto dei nonni. La loro saggezza, i loro senso religioso sono, molte volte, decisivi per favorire un clima veramente cristiano.
 
Il compito della famiglia nella Iniziazione cristiana è il tema più difficile e arduo che merita una maggiore attenzione. Spesso per i genitori attendere che si compia il tempo previsto per il conferimento dei sacramenti dell'Iniziazione cristiana diventa un peso sopportato solamente perché sia resa possibile la convenzione tradizionale della prima comunione e della cresima di figli.

Certamente la comunità ecclesiale deve farsi carico delle famiglie della propria parrocchia perché diventino al loro interno autentiche scuole di evangelizzazione e catechesi per i loro figli e a tal fine dovrebbe riservare un minimo di preparazione ai genitori rendendoli:
─   consapevoli e responsabili del servizio alla vita che Dio ha posto nelle loro mani;
─   illuminando il loro originario compito educativo in qualità di catechisti e primi maestri della fede per i loro figli.
─   aiutandoli a passare da una richiesta dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana, fatta per tradizione, ad una richiesta motivata delle ragioni della fede,
─   promuovendo nei genitori una fede adulta propria di cristiani laici che hanno per vocazione la famiglia;
─   abilitandoli alla testimonianza di fede nella famiglia, nella Chiesa e nella società.
 
L'educazione cristiana è anzitutto scuola di uma­nità. Se educare - come s'è detto - significa tirar fuori da una persona quello che già contiene in germe e po­tenzialità, la vera educazione ha lo scopo di promuo­vere la formazione della persona umana anche in vista del suo fine ultimo, ispirata, cioè, al progetto uomo apparso in Cristo.

In questo senso l'educazione cristiana è la vera edu­cazione, perché non solo si riferisce alla parte spiritua­le e morale dell'individuo, ma altresì ai valori umani fondamentali che costituiscono la dignità e il fine del­l'uomo. La dignità e i diritti dell'uomo, quali la vera libertà, la giustizia, la solidarietà, la carità, la pace, l'ordine so­ciale, li troviamo garantiti nel Vangelo. Gesù è il Salvatore dell'uomo. Egli salva i valori uma­ni. Durante la sua storia, l'uomo perde di vista i valori; li smarrisce, li confonde o li manipola, forse per como­dità o opportunismo.
 
La storia umana è stata un susseguirsi di insuccessi dal punto di vista della realizzazione del fine dell'uo­mo. Non è che nella storia e nella cultura umana manchino i valori, ma è la loro pienezza e continuità che viene meno e fa risaltare il bisogno di uno che mostri, con autorità e chiarezza, una strada che non sia solo umana, soggetta, cioè, a limiti e/o errori: questa perso­na è Cristo, salvatore dell'uomo.
 
Un'educazione profondamente cristiana, in ultima analisi, si basa sulla formazione della coscienza. La for­mazione di personalità cristiane adulte non è possibi­le, se non parte dalla coscienza della verità, cioè dalla consapevolezza di essere portatori della Parola di ve­rità.
Mediazione e critica sono variabili essenziali per l'au­tentica formazione dell'uomo.
A ben vedere esse possono essere ancora definite inte­grazione e discernimento, che sono i due aspetti essen­ziali dell'educazione cristiana.
 
Integrazione significa l'accoglienza di tutti i germi del bene e della verità, dovunque si trovino. Essendo poi i cristiani fondamentalmente aperti e recettivi a ciò che la cultura può apportare, il Vangelo chiede di giu­dicare, - di discernere, appunto - ciò che serve all'uo­mo e ciò che lo distrugge. Questo discernimento evangelico è assai significativo. È ad esso che, con umiltà e fiducia nello Spirito, sapienza del Padre, ogni uomo si rivolge ogni giorno per agire con prudenza.
 
Il discernimento cristiano appare, pertanto, come punto determinante dell'educazione cristiana; esso con­sente di incarnare ciò che di meglio vi è in ogni civiltà e in ogni epoca, a promuovere e a incarnarsi di questo fondo comune dell'umanità vissuta nelle diversità del­le culture.
 

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