Come la Santa Famiglia
famiglie e case cristiane

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La festa liturgica della Sacra Famiglia può essere una buona occasione per la riflessione e l'eventuale rinnovamento del clima e del ruolo familiare.
 
L’immagine di apertura è di Cesare Franchi detto il Pollino: Sacra famiglia, miniatura su pergamena, 1590 c - Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria.
 
Oggi si parla molto della crisi dell'istituto familiare. Certo, la crisi è grave, inutile nasconderlo. Sono in diminuzione verticale i matrimoni sia quelli religiosi, sia quelli civili. Sembra imperare la fine dell'idea di una famiglia fatta per durare, e la semplice convivenza orientata dal principio: “fin che va”!

E tra gli sposati, le separazioni sono in continuo e inesorabile aumento.
I matrimoni sono sostituiti disinvoltamente dalle convivenze di fatto.
L'attacco alla famiglia è evidente anche attraverso il pensiero liquido circa la fluidità sessuale, il blocco della pubertà, la destrutturazione della identità. Temi che dovrebbero essere oggetto di appassionato dibattito!
 
Tuttavia, sebbene stiamo assistendo a una vera rivoluzione nel comportamento familiare e molti hanno predicato la morte di varie forme tradizionali di famiglia, nessuno ha i coraggio di annunciare seriamente la scomparsa della famiglia. Al contrario, la storia sembra insegnarci che in tempi difficili i legami familiari di fanno più stretti. L'abbondanza separa gli uomini. La crisi e il disagio li uniscono.
 
In ordine alla fede
 
La crisi di fede che si osserva nella società si ripercuote in vario modo sulla famiglia, vera "cassa di risonanza" di tutto ciò che accade nell'ambiente sociale.
Certamente molto è cambiato in questi anni in molte famiglie: i segni religiosi sono in gran parte scomparsi; le usanze cristiane sono andate perdute; sono poche famiglie che si riuniscono per pregare. In generale, ciò che viene trasmesso ai bambini non è la fede, ma l'indifferenza e il silenzio religiosi. La situazione concreta è davvero complessa.
 
Tuttavia anche tra i genitori che vorrebbero “educare” i propri figli alla fede nascono interrogativi. Infatti, quando parliamo oggi di "educare alla fede", cosa intendiamo? Nello specifico, l'obiettivo è che i fanciulli apprendano e vivano in modo responsabile e coerente la loro personale adesione a Gesù Cristo, imparando a vivere in modo sano e positivo dal Vangelo.

Per questo i fanciulli hanno bisogno di imparare a essere credenti in mezzo a una società scristianizzata. 
Ciò richiede di vivere una fede personalizzata
, non per tradizione, ma come risultato di una decisione personale.
Una fede vissuta e sperimentata, cioè una fede che si nutra non di idee e dottrine, ma di un'esperienza gratificante.
Una fede condivisa in una comunità credente.
Una fede centrata sull'essenziale, che possa convivere con dubbi e domande.
Una fede ma impegnata e testimoniata in mezzo a una società indifferente.
 
Ciò richiede uno stile di educazione alla fede dove l'importante è trasmettere un'esperienza piuttosto che idee e dottrine. Insegnare a vivere i valori cristiani, più che sottomettersi a regole. Sviluppare la responsabilità personale, piuttosto che imporre comportamenti. Introdurre nella comunità cristiana più che alimentare un individualismo religioso. Coltivare una fiduciosa e personale adesione a Gesù piuttosto che risolvere astrattamente i problemi di fede.
 
Nell'educazione alla fede, la cosa decisiva è l'esempio. Che i fanciulli e i figli trovino nella propria casa "modelli di identificazione", per vivere la loro fede in modo gioioso e responsabile. I genitori credenti, preoccupati di creare un clima di fede nella loro casa, possono, conferire all’educazione un carattere cristiano.

C'è molto che si possa fare: dal pregare insieme come coppia, a insegnare ai figli a pregare; dalla cura dei segni religiosi a casa, alla condivisione della fede in momenti particolari. Penso all’anniversario di matrimoni, all’anniversario del battesimo, alla ricorrenza dell’onomastico, al fare memoria di parenti che sono tornati alla Casa del Padre, ecc.
 
Non possiamo negare che vi siano famiglie in cui i genitori hanno abbandonato la pratica religiosa e vivono nella disaffezione e/o nell'indifferenza. Non esprimono un netto rifiuto della fede, ma non si preoccupano nemmeno dell'educazione religiosa dei loro figli. Anzi: non la ritengono affatto importante per il loro futuro. Paradossalmente, però, battezzano i loro figli, celebrano la loro prima comunione, ma non come atto e impegno di fede, ma per motivi meramente convenzionali e di facciata.
 
Solidarietà e apertura sociale
 
Spesso, il sincero desiderio di molti cristiani di imitare la Famiglia di Nazareth ha favorito l'ideale di una famiglia fondata sull'armonia e la felicità della propria casa. Senza dubbio è necessario anche oggi promuovere l'autorità e la responsabilità dei genitori, l'obbedienza dei figli, il dialogo e la solidarietà familiare. Senza questi valori, la famiglia fallirebbe! Ma non tutte le famiglie rispondono alle esigenze del regno di Dio annunciato da Gesù.
 
Ci sono famiglie aperte al servizio della società, e famiglie egoiste e ripiegate su se stesse.
Famiglie autoritarie, e famiglie dove si impara a dialogare.

Famiglie dalle quali si apprende l’egoismo e l ‘arte di arrangiarsi costi quello costi, e famiglie che insegnano la solidarietà.
Nello specifico, la famiglia potrà essere una scuola di indifferenza solidale in cui l'egoismo familiare diventa un criterio di azione che plasmi il comportamento sociale dei bambini. Al contrario potrà essere un luogo dove il fanciullo possa ricordare che abbiamo un Padre comune, e che il mondo non finisce dentro le mura della casa stessa.
 
Cari Amici
 
Non pochi genitori si sono arresi di fronte a un sentimento di pessimismo e di scoraggiamento. È problematico raggiungere una sana e gioiosa convivenza in casa. Ovunque si segnalano difficoltà di ogni genere. Tuttavia, psicologi e pedagogisti continuano a ricordare le grandi possibilità educative della famiglia.

Sì! I genitori devono prendersi cura di alcuni aspetti fondamentali. La prima cosa è che i genitori si amino davvero e che i figli lo possono constatare. Sapere e sperimentare che i genitori si amano è il miglior regalo per i figli. La base per creare un ambiente di fiducia e sicurezza in cui i figli possano crescere in modo sano.
 
Gli psicologi insistono che la persona ritorni a valori, esperienze e atteggiamenti che ha vissuto con gioia e soddisfazione nei primi anni di vita. Decisivo, naturalmente, è l'affetto dei genitori verso i figli: affetto, attenzione e tempo dedicato a ciascuno; interesse per le peculiarità specifiche di ogni figlio; vicinanza. Senza dimenticare mai che ogni figlio è un “unicum irripetibile”. Il futuro dei fanciulli che si sentono amati in questo modo dai genitori sarà sempre più sano e positivo.
 
È, altresì, importante creare un clima di comunicazione a casa. Ciò richiede l'eliminazione di ciò che può generare sfiducia, aggressività o autoritarismo.

È vero che la vita moderna rende più difficile la vita familiare. Ma la cosa più importante è dedicare più tempo allo stare insieme, e, quando la famiglia è unita, potersi tutti trovare a proprio agio, in un clima di fiducia e vicinanza. I figli difficilmente possono trovare un clima simile nella società odierna.
 
I genitori devono anche garantire la coerenza tra ciò che chiedono ai loro figli e ciò che fanno loro stessi. Il padre e la madre possono commettere errori e passare dei brutti momenti. Il figlio sa bene che anche i suoi genitori non sono perfetti. L'importante è che si possa vedere in loro uno sforzo onesto per essere all'altezza delle proprie convinzioni. Questo è ciò che dà autorità alla parola dei genitori.
 
Ecco perché non possiamo celebrare la Festa della Famiglia di Nazareth senza accogliere la sfida della fede e della carità verso il prossimo. Le nostre case siano il luogo dove le nuove generazioni potranno ascoltare la chiamata del Vangelo alla testimonianza della vita cristiana e alla fraternità universale e più giusta e solidale. Ma che le nostre famiglie non siano mai scuole di efficace indifferenza, di chiusura, di passività egoistica.
 

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