Ascensione, l'altra faccia della Pasqua
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Ascensione e Pentecoste, culmine della Pasqua?
Culmine nel senso di finire, no. Perché la Pasqua è un evento permanente. Ecco perché i cristiani prolungano la celebrazione della Pasqua ogni domenica.
Culmine nel senso di completamento, forse. E dico forse, perché più che la pienezza, l'Ascensione e la Pentecoste sono le altre facce dell'evento pasquale. È un evento unico e permanente, anche se noi, per capirlo meglio, lo celebriamo a tappe.
Pasqua, Ascensione e Pentecoste sono la stessa realtà.
Si può parlare di tre momenti, ma in realtà sono prospettive differenti dello stesso evento. In verità la risurrezione è l'ascesa di Gesù al cielo. E dal cielo assicura la perenne effusione dello Spirito.
L'Ascensione non è la fine della storia di Gesù di Nazaret, ma il punto di partenza della missione della Chiesa. Questa è stata la raccomandazione di Gesù ai suoi proprio nel momento di salire al cielo: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-29).
Il tempo di questa missione va dall'Ascensione alla Parusia, quando Cristo ritornerà glorioso per «giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine».
L'Ascensione non è nemmeno l'assenza di Gesù. È la sua nuova modalità di presenza: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), dice Gesù al momento del congedo dalla terra.
Infatti continua a essere con noi in modo differente da come lo era durante la sua vita terrena, ma non per questo meno reale.
Si rende presente nella sua Chiesa e nei suoi discepoli mediante lo Spirito.
Gesù risorto invia il suo Spirito, perché ogni cristiano possa veramente dire con l’apostolo Paolo: «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).
E poiché Cristo vive in me, io sono il modo in cui Cristo si fa presente in questa società oggi.
Grazie allo Spirito che la guida e la conduce, la Chiesa può giungere «fino agli estremi confini della terra» (Atti 1,8) e annunciare in ogni momento il Vangelo.
La presenza terrena di Gesù di Nazareth era limitata a un tempo e a un luogo a causa del suo condizionamento terreno. Ma questa presenza mette in moto un movimento che, lungo la storia, dispiega le sue molteplici virtualità e potenzialità.
Lo Spirito è ciò che rende possibile a Cristo di raggiungere oggi tutti i luoghi e i tempi attraverso la sua Chiesa, cioè attraverso i cristiani.
Questo è il nostro compito e la nostra responsabilità.
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