7 domenica di Pasqua
Ascensione del Signore

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Gli evangelisti hanno descritto con accenti differenti il mandato missionario che Gesù affidò ai suoi discepoli.
Secondo Matteo avrebbero dovuto «fare discepoli» che imparassero a vivere come Lui aveva loro insegnato.
Secondo Luca sarebbero dovuti essere "testimoni" di ciò che avevano vissuto con lui.
Secondo Marco il Vangelo non sarebbe dovuto rimanere circoscritto nel piccolo gruppo dei discepoli del Maestro. Essi sarebbero dovuti uscire, raggiungere “tutto il mondo” e proclamare il Vangelo a ogni creatura”.
 
Senza dubbio, queste parole furono ascoltate con entusiasmo quando il cristianesimo era in piena espansione e le comunità si moltiplicavano in tutto l’Impero. Ma come ascoltarle oggi, quando ci troviamo impotenti a trattenere coloro che abbandonano le nostre chiese perché non sentono più la necessità della nostra religione?
 
È triste doverlo ammettere: ma dopo 2000 anni di storia cristiana molti uomini e donne battezzati non conoscono direttamente il Vangelo. Tutto ciò che sanno di Gesù e del suo messaggio è ciò che possono ricostruire in modo parziale e frammentario ricordando ciò che hanno ascoltato da catechisti e predicatori. Vivono la loro religione privati ​​del contatto personale con il Vangelo.
 
Come possono annunciarlo nelle proprie comunità se non lo conoscono? Il Concilio Vaticano II ha ricordato qualcosa di troppo dimenticato in questo momento: «Il Vangelo è, in ogni tempo, il principio di ogni vita per la Chiesa».
 
Il Vangelo (εὐαγγελίου) è “buona notizia”! È qualcosa che, in mezzo a tante brutte esperienze, porta nuova speranza nella vita delle persone. La “buona notizia” porta la luce, risveglia la gioia, dà un significato nuovo a tutto, incoraggia a vivere in modo più aperto e fraterno. Tutto questo e molto altro è la Parola di Gesù!
 
È giunto il momento di comprendere e configurare la comunità cristiana come luogo dove la prima cosa è accogliere il Vangelo di Gesù.
Niente può rigenerare il tessuto di crisi delle nostre comunità come la bellezza straripante del Vangelo. Solo l'esperienza diretta e immediata del Vangelo può rivitalizzare la Chiesa.
 
Tra qualche anno, quando la crisi ci costringerà a concentrarci solo su ciò che è essenziale, vedremo chiaramente che niente sarà più importante oggi per i cristiani che riunirsi per leggere, ascoltare, meditare e condividere insieme l’insegnamento del Vangelo.
 
La prima cosa è credere nella forza rigeneratrice del Vangelo. I racconti evangelici insegnano a vivere la fede non per obbligo, ma per attrazione. Fanno vivere la vita cristiana non come un dovere, ma come un'irradiazione e un contagio. È possibile introdurre una nuova dinamica nelle parrocchie. Riuniti in piccoli gruppi, a contatto con il Vangelo, recupereremo la nostra vera identità di seguaci di Gesù.
 
Dobbiamo ritornare al Vangelo come a un nuovo inizio. Qualsiasi programma o strategia pastorale sembra non funziona più.
 
Tra non molti anni, ascoltare insieme il Vangelo di Gesù non sarà un'attività come tante, ma la matrice da cui potrà partire la rigenerazione della fede cristiana nelle piccole comunità disperse in mezzo alla società secolarizzata.
 
Sì: il principio e la forza motrice del rinnovamento della Chiesa in questi tempi deve essere trovato nel ritorno alla fonte e nel recupero della straripante e originaria bellezza del Vangelo. Solo il Vangelo ha il potere di inaugurare un nuovo cristianesimo.

 

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