Papa Francesco
Lettera Enciclica Laudato si’.
Una visione d’insieme
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Il 1° settembre scorso si è celebrata la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato che segna l’inizio del Tempo del Creato, che si concluderà il 4 ottobre, festa liturgica di San Francesco d’Assisi. Per l'occasione sembra cosa buona rimeditare (o meditare per la prima volta) la lettera enciclica LAUDATO SI' di Papa Francesco.
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Il giorno 18 giugno 2015 è stata pubblicata l'enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, circa la cura per la casa comune. Il testo si compone di 192 pagine e 6 capitoli e 246 paragrafi più due orazioni finali.
Il testo è intenso, facile da leggere ricco di riferimenti filosofici (da Aristotele, alla Divina Commedia, a Romano Guardini e persino un autore musulmano, Ali Al-Khawas).
E’ una delle encicliche più attese degli ultimi anni. Questa Lettera Enciclica che è tutta di papa Francesco nello stile, nei vocaboli, nel lessico. “Si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa, e ci aiuta a riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta” (15), quella di una "ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali" (137).
Proponiamo un semplice supporto per una prima lettura dell'enciclica con l'intento di favorire una visione d'insieme e di individuare le linee di base. L'invito è quello di una lettura integrale e di una riflessione personale sul docuemnto di magistero del papa Francesco.
I numeri tra parentesi si riferiscono ai paragrafi dell'enciclica.
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"Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?” (160). Questa domanda è al centro di Laudato si', l'enciclica di Papa Francesco sulla cura casa comune. E continua: "Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale," e ci porta a mettere in discussione il senso della vita e il valore della vita sociale: «A che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi? Pertanto, non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra» (160).
L'enciclica prende il nome dall'invocazione di San Francesco, «Laudato si' mi' Signore», che nel Cantico delle creature ricordava che la terra, «la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (1). Noi stessi siamo terra (cfr Gn 2,7). «Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora». (2).
Ma ora la nostra oppressa e devastata terra (2) grida, e i suoi gemiti si uniscono a quelli di tutti gli abbandonati e maltrattati del mondo.
Papa Francesco invita ad ascoltarlo, chiamando tutti e ciascuno - individui, famiglie, gruppi, associazioni locali, nazionali e la comunità internazionale a una "conversione ecologica", secondo la felice espressione di Giovanni Paolo II, cioè, a "cambiare rotta" assumendo l'urgenza e la bellezza della sfida che abbiamo davanti per la "cura casa comune".
Allo stesso tempo, Papa Francesco riconosce che "si avverte una crescente sensibilità riguardo all’ambiente e alla cura della natura, e matura una sincera e dolorosa preoccupazione per ciò che sta accadendo al nostro pianeta" (19), che consente uno sguardo di speranza che attraversa tutta l’enciclica e invia a tutti un messaggio chiaro e pieno di speranza: "L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune." (13); "L’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente" (58); "Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi" (205).
Papa Francesco si dirige, ovviamente, ai fedeli cattolici, riprendendo le parole di Giovanni Paolo II scritte nel Messaggio per la giornata della pace 1990 «I cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede». (64), ma si propone di rivolgersi “a ogni persona che abita questo pianeta” e manifesta il desiderio di “entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune"(3). Il fonema dialogo appare in tutto il testo, e nel capitolo 5 diventa lo strumento per affrontare e risolvere i problemi.
Fin dall'inizio il papa Francesco ricordare, inoltre, che "altre Chiese e Comunità cristiane – come pure altre religioni – hanno sviluppato una profonda preoccupazione e una preziosa riflessione" sul tema dell'ecologia (7). In particolare assume esplicitamente il contributo del "caro Patriarca ecumenico Bartolomeo" (7), ampiamente citato nei nn. 8-9. In diversi mementi il Pontefice ha ringraziato tutti i protagonisti di questo sforzo - sia come individui che come istituzioni, e associazioni - riconoscendo che "la riflessione di innumerevoli scienziati, filosofi, teologi e organizzazioni sociali [ha] arricchito il pensiero della Chiesa su tali questioni” (7) e invita tutti a riconoscere "la ricchezza che le religioni possono offrire per un’ecologia integrale e per il pieno sviluppo del genere umano."(62).
Lo sviluppo dell'enciclica è delineato al numero 15: essa si compone di sei capitoli. Il Papa parte dalla lettura della situazione attuale facendo tesoro dei “migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile” (cap. 1). Ricorre alla luce della Bibbia e della tradizione giudaico-cristiana (cap. 2); va alla radice della crisi ecologica (cap. 3) individuandole nella tecnocrazia e nella eccessiva autoreferenzialità degli esseri umani. La proposta dell'enciclica (cap. 4) è una "ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali." (137) indissolubilmente legate alla situazione ambientale. In questa prospettiva il Papa propone Francesco (cap. 5) di intraprendere un dialogo onesto a tutti i livelli della vita sociale, facilitando i processi decisionali trasparenti. E ricorda (cap. 6) che nessun progetto può essere efficace se non è animato da una coscienza addestrata e responsabile, proponendo principi per crescere in questa direzione a livello educativo, spirituale, ecclesiale, livello politico e teologico.
Il testo si conclude con due preghiere: la prima viene offerta perché sia condivisa con tutti coloro che credono in "un Dio creatore onnipotente" (246), e l'altra, proposta per coloro che professano la fede in Gesù Cristo, è in armonia con il cantico "Laudato sì' ", che apre e chiude l'enciclica.
Il testo esamina alcune tematiche considerate da diverse prospettive, che danno una forte coerenza interna: "l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita" (16).
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