Pio XII

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Pio XII
e il dialogo con gli ebrei
 
 
Domenica 17 gennaio papa Benedetto si recherà nella Sinagoga ebraica di Roma per incontrare i “fratelli maggiori” ebrei.
La visita ha messo i fibrillazione sia il mondo ebraico per il quale l'evento  «non porterànulla di buono», siaquello cattolico.
Il malumore nasce attorno alla vexata quaestio di Pio XII.
 
Dire Pio XII è sollevare ancora – purtroppo – una questione spinosa.
Non dovrebbe esserlo; eppure la storia non è riuscita ancora a imporsi a un “credo partigiano” che avvolge come un alone limitante e limitativo del grande pontificato di Pio XII. Di Papa Pacelli si parla sempre in modo unilaterale, riducendo il suo pontificato alla questione dei «silenzi» sulla Shoah.
 
L’ha affermato a tutto tondo il suo successore, l’amato papa Benedetto, il Quale, nell’omelia della Messa celebrata il 9 ottobre 2008, a cinquant'anni dalla scomparsa di Papa Pacelli ha difeso la sua azione: “La guerra mise in evidenza l’amore che nutriva per la sua ‘diletta Roma’, amore testimoniato dall’intensa opera di carità che promosse in difesa dei perseguitati, senza alcuna distinzione di religione, di etnia, di nazionalità, di appartenenza politica. Quando, occupata la città, gli fu ripetutamente consigliato di lasciare il Vaticano per mettersi in salvo, identica e decisa fu sempre la sua risposta: ‘Non lascerò Roma e il mio posto, anche se dovessi morire’.
 
“E come dimenticare – ha proseguito Benedetto XVI - il radiomessaggio natalizio del dicembre 1942? Con voce rotta dalla commozione deplorò la situazione delle ‘centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento’  con un chiaro riferimento alla deportazione e allo sterminio perpetrato contro gli ebrei. Agì spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico, egli intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei”.
 
Ma sono stati numerosi e unanimi gli attestati di gratitudine a lui rivolti alla fine della guerra, come pure al momento della morte, dalle più alte autorità del mondo ebraico, come ad esempio, dal Ministro degli Esteri d’Israele Golda Meir, che scrisse: ‘Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime’, concludendo con commozione: ‘Noi piangiamo la perdita di un grande servitore della pace’.
 
Paolo Mieli in una intervista all’Osservatore romano ha dichiarato: “E’ una cosa pazzesca il fatto che si sia formato un senso comune per cui Pio XII viene visto come un Pontefice addirittura complice del Fuehrer nazista”. Nell’’ampia intervista all’Osservatore Romano Paolo Mieli smantella dal punto di vista storiografico la leggenda nera contraria a papa Pacelli. Significativo il titolo: “La storia renderà giustizia a Pio XII”.
 
Non ci fu nessun silenzio di Pio XII verso l'Olocausto e il nazismo.
Fare di Pio XII un bersaglio dello sdegno morale contro i nazisti e annoverare il cattolicesimo fra le istituzioni delegittimate dall’orrore dell’Olocausto significa mancare di comprensione storica.
 
Con il tratto tipico e caratteristico, acuto e profondo Benedetto XVI ha detto di Papa Pacelli: «Si è detto che egli era un diplomatico compito, un eminente giurista, un ottimo teologo. Tutto questo è vero, ma ciò non spiega tutto. Vi era altresì in lui il continuo sforzo e la ferma volontà di donare se stesso a Dio senza risparmio e senza riguardo per la sua salute cagionevole. Questo è stato il vero movente del suo comportamento: tutto nasceva dall’amore per il suo Signore Gesù Cristo e dall’amore per la Chiesa e per l’umanità. Egli infatti era innanzitutto il sacerdote in costante e intima unione con Dio, il sacerdote che trovava la forza per il suo immane lavoro in lunghe soste di preghiera davanti al Santissimo sacramento, in colloquio silenzioso con il suo Creatore e Redentore».
E amiamo concludere citando ancora il pensiero di papa Benedetto, secondo cui: Pio XII è stato «un eccezionale dono» di Dio, per il quale «noi tutti dobbiamo essergli grati».