Onore al genio femminile

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L’8 marzo si celebra la “Giornata Internazionale della Donna Lavoratrice”.
Che un a donna guidi un autobus, diriga una fabbrica, comandi una divisione armata, è oggi del tutto ... normale (!) E’ del tutto naturale e acquisito, un fatto comune a tutti i paesi del cosiddetto primo mondo che vi siano donne che esercitino la medicina, l’architettura, l’ingegneria, la docenza a ogni livello, e qualunque tra le molteplici specializzazioni della scienza e della tecnica. Tutto ciò è legato alla società industrializzata. Precedentemente la donna, da tempi immemorabili, è stata la protagonista della casa, ha condiviso i lavori dell’agricoltura e sopratutto se è dedicata alla educazione umana, spirituale e religiosa dei propri figli.
                   
La Giornata Internazionale della Donna Lavoratrice fonda le sue radici nel 1857, quando en New York ebbe luogo una marcia di donne lavoratrici di una fabbrica tessile che protestavano contro le condizioni di lavoro. Altro fatto importante avvenne ne 1908 sempre a New York, quando un gruppo di sarte industriali di grandi fabbriche proclamarono uno sciopero per protestare contro le condizioni di lavoro cui erano sottoposte e chiedevano un aumento dello stipendio, la riduzione della giornata lavorativa e la fine del lavoro minorile. Durante questo sciopero pacifico 129 donne morirono arse in un incendio nella fabbrica Cotton Textile Factory. Ciò avvenne precisamente l’8 marzo 1908. L’anno successivo fu celebrato per la prima volta negli Stati Uniti la Giornata della Donna Lavoratrice e nel 1910 fu proposto questo giorno come Giorno Internazionale della Donna.
Nel 1977 le Nazioni Unite proclamarono l’8 marzo “Giornata Internazionale della Donna Lavoratrice”.
 
Da allora la situazione della donna ha conosciuto un progresso molto significativo, anche se c’è da dire che molto manca ancora perché la società riconosca in pieno al sua dignità. Basti pensare con raccapriccio al mercato delle donne destinate alla prostituzione. Si tratta di un caso significativo, ma non unico. Non posso fare a meno di pensare al dramma umano che costituisce un vero fenomeno di massa della immigrazione di numerosissime donne in Europa: in questo caso le donne si vedono costrette ad andare in cerca di un poco di benessere per i propri figli, e per questo costrette a lasciare il proprio paese di origine, trovando, il più delle volte, situazioni di grande precarietà.
 
La fede cristiana professa che Dio ha creato l’uomo e la donna con pari dignità personale e con gli stessi diritti e doveri, per il fatto che i due sono stati creati a immagine e somiglianza Sua e li ha destinati alla eredità del Cielo. Gesù Cristo, da parte sua, tanto elevò e riconobbe la dignità della donna – che la società di allora sottovalutava – da affidare a una donna l’annuncio del trascendentale fatto della sua risurrezione: Maria di Màgdala. Altra donna, la Vergine Maria, fu elevata alla dignità incomparabile di Madre Sua.
La Giornata Internazionale della Donna avrà senso e significato se uomo e donna saranno uguali in dignità. E in ciò che si distinguono e si differenziano altro non è che segno di complementarità.
Il magistero dei recenti Pontefici sulla donna è inesauribile. E Papa Francesco in due anni di pontificato no è stato da meno. Recentemente egli disse: “Bisogna fare in modo che la donna non sia, per esigenze economiche, costretta a un lavoro troppo duro e a un orario troppo pesante, che si aggiungono a tutte le sue responsabilità di conduttrice della casa e di educatrice dei figli … Bisogna considerare che gli impegni della donna, a tutti i livelli della vita familiare, costituiscono anche un contributo impareggiabile alla vita e all’avvenire della società”. E ha aggiunto: “Occorre porre attenzione all’occupazione femminile, poiché oggi molte donne avvertono il bisogno di essere meglio riconosciute nei loro diritti, nel valore dei compiti che esse svolgono abitualmente nei diversi settori della vita sociale e professionale, nelle loro aspirazioni in seno alla famiglia e alla società. Alcune di loro sono affaticate e quasi schiacciate dalla mole degli impegni e dei compiti, senza trovare sufficiente comprensione e aiuto”.
Pertanto, in questo 8 marzo, onore a te, donna e madre!
Che la società tutta riconosca la tua piena dignità!
Che tu, donna e madre, sia riconosciuta nella tua specificità e femminilità, e che non sia il maschio il punto di riferimento e di comparazione, ma la dignità personale di cui uomo e donna sono portatori per volontà del Creatore.
 
Vorrei proporre l'eccezionale e formidabile Messaggio alle Donne del Papa Paolo VI pronunciato alla fine del Concilio Vaticano II. Era l’8 dicembre 1965 e il grande Papa, finalmente Santo, disse:

 
1. Ed ora è a voi che ci rivolgiamo, donne di ogni condizione, figlie, spose, madri e vedove; anche a voi, vergini consacrate e donne nubili: voi siete la metà dell’immensa famiglia umana!
2. La Chiesa è fiera, voi lo sapete, d’aver esaltato e liberato la donna, d’aver fatto risplendere nel corso dei secoli, nella diversità dei caratteri, la sua uguaglianza sostanziale con l’uomo.
3. Ma viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si completa in pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto.
4. È per questo, in questo momento nel quale l’umanità sperimenta una così profonda trasformazione, che le donne imbevute dello spirito del Vangelo possono tanto per aiutare l’umanità a non decadere.
5. Voi donne avete sempre in dote la custodia del focolare, l’amore delle origini, il senso delle culle. Voi siete presenti al mistero della vita che comincia. Voi consolate nel distacco della morte. La nostra tecnica rischia di diventare disumana. Riconciliate gli uomini con la vita. E soprattutto vegliate, ve ne supplichiamo, sull’avvenire della nostra specie. Trattenete la mano dell’uomo che, in un momento di follia, tentasse di distruggere la civiltà umana.
6. Spose, madri di famiglia, prime educatrici del genere umano nel segreto dei focolari, trasmettete ai vostri figli e alle vostre figlie le tradizioni dei vostri padri, nello stesso tempo che li preparate all’imprevedibile futuro. Ricordate sempre che attraverso i suoi figli una madre appartiene a quell’avvenire che lei forse non vedrà.
7. Ed anche voi, donne nubili, sappiate di poter compiere tutta la vostra vocazione di dedizione. La società vi chiama da ogni parte. E le stesse famiglie non possono vivere senza il soccorso di coloro che non hanno famiglia.
8. Voi soprattutto, vergini consacrate, in un mondo dove l’egoismo e la ricerca del piacere vorrebbero dettare legge, siate le custodi della purezza, del disinteresse, della pietà. Gesù, che ha conferito all’amore coniugale tutta la sua pienezza, ha anche esaltato la rinuncia a questo amore umano, quando è fatta per l’Amore infinito e per il servizio di tutti.
9. Donne nella prova, infine, voi che state ritte sotto la croce ad immagine di Maria, voi che tanto spesso nella storia avete dato agli uomini la forza di lottare fino alla fine, di testimoniare fino al martirio, aiutateli ancora una volta a ritrovare l’audacia delle grandi imprese, unitamente alla pazienza e al senso delle umili origini.
10. O voi donne, che sapete rendere la verità dolce, tenera, accessibile, impegnatevi a far penetrare lo spirito di questo Concilio nelle istituzioni, nelle scuole, nei focolari, nella vita di ogni giorno.
11. Donne di tutto l’universo, cristiane o non credenti, a cui è affidata la vita in questo momento così grave della storia, spetta a voi salvare la pace del mondo!
 

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