Non basta venerare la Croce di Cristo Re, occorre portarla

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Il racconto della crocifissione ricorda ai seguaci di Gesù che il suo Regno non è un regno di gloria e di potere, ma di servizio, di amore e di dedizione totale per riscattare l'essere umano dal male, dal peccato e dalla morte.
 
Vale la pena ricordare la croce di Cristo. In effetti, il Vangelo ricorda che su di essa si poteva leggere un cartello scritto in greco, latino ed ebraico: «Questi è il re dei Giudei". Naturalmente non tutti hanno riconosciuto la sua maestà. Il testo evangelico evoca tre tipi di battute che si sono udite attorno alla croce di Gesù:
·    Le autorità e la gente gridavano: ha salvato gli altri, salvi se stesso se egli è il figlio di Dio!
·     I soldati, stranieri e mercenari, guardavano dall'alto in basso chi non dimostrava di essere il Re dei Giudei.
·   Infine, uno dei due condannati con lui pretendeva che Colui che era stato considerato come il Messia avrebbe dovuto salvare se stesso; e anche lui avrebbe potuto raggiungere la salvezza.
 
Tre presupposti: tre interessi differenti. Una ragione religiosa, una visione politica e un interesse personale. Tutti speravano e attendevano che Gesù scendesse e abbandonasse la croce.
 
Abituati a proclamare la "vittoria della Croce", si corre il rischio di dimenticare che il Crocifisso non ha nulla a che fare con un falso trionfalismo che svuota di contenuti il ​​gesto più sublime dell’umile servizio di Dio per le sue creature. La croce non è un trofeo da mostrare agli altri con orgoglio, ma il simbolo dell'amore crocifisso di Dio che invita a seguire il suo esempio.
 
Cantiamo, adoriamo e baciamo la Croce di Cristo perché nel profondo del nostro essere avvertiamo il bisogno di ringraziare Dio per il suo amore imperscrutabile e la sua misericordia, ma senza dimenticare che Gesù chiede a tutti i cristiani con insistenza non tanto di baciare la croce, ma di portarla ogni giorno sulle proprie spalle. E questo consiste semplicemente nel seguire le sue orme in modo responsabile e impegnato sapendo che solo questa strada condurrà presto o tardi a condividere il suo destino doloroso.
 
Non è permesso di avvicinarsi al mistero della Croce passivamente senza alcuna intenzione di portarla. Pertanto, occorre curare molto certe celebrazioni che possono creare intorno alla Croce un'atmosfera attraente ma pericolosa se distrae i fedeli dalla sequela del Crocifisso, facendo vivere l'illusione di un cristianesimo senza la croce. È proprio baciando la croce che percepiamo la chiamata di Gesù: "Se uno vuol venire dietro di me ... prenda la sua croce e mi segua".
 
Per i seguaci di Gesù rivendicare la croce vuol dire avvicinarsi con spirito di servizio ai tanti crocifissi del tempo contemporaneo; introdurre la giustizia dove si è abusato degli indifesi; reclamare compassione dove c’è indifferenza per la sofferenza. Questo porterà conflitti, rifiuto e sofferenza. Sarà il nostro modo umile per portare la croce di Cristo.
 
C’è un pericolo reale nelle nostre Comunità cristiane: che l’immagine del Crocifisso nasconda i volti di coloro che oggi vivono crocifissi. Nel cristianesimo dei paesi del benessere è in atto un fenomeno molto grave: la Croce non disturba e non mette a disagio più nessuno; ha perso la tensione della sequela Christi; non richiama ad alcuna responsabilità, se non quella di scaricarla dalle nostre spalle.
 
Non dovremmo rivedere tutto il nostro vero atteggiamento verso il Crocifisso? Non sarebbe il caso di avvicinarci al Cristo crocifisso in modo più responsabile e impegnato?

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