La parrocchia in conversione pastorale

<< Torna indietro

 

Il 20 luglio 2020, il Dicastero Vaticano per il Clero ha pubblicato una Istruzione pastorale intitolata: La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”.
È un documento importante e prezioso, con profonde riflessioni religiose e sociali e abbondanti citazioni del Magistero. Questo nuovo documento ecclesiale porta con se una certa freschezza sulla falsariga della "Chiesa in uscita" che Papa Francesco chiede.

Sono persuaso che trattasi di  un documento valido non fosse altro per l’obiettivo che si propone: la conversione pastorale della comunità parrocchiale.
Suggerirei di farne lettura avendo prae oculis i precedenti documenti dello stesso Dicastero vaticano:
-    L'identità missionaria del Presbitero nella Chiesa quale dimensione intrinseca dell'esercizio dei tria munera, del 21 gennaio 2011
-    Il Presbitero, Pastore e Guida della Comunità Parrocchiale, del 18 ottobre 2002
-    Il presbitero maestro della Parola, ministro dei sacramenti …, del 19 marzo 1999,
-    Alcune questioni circa La collaborazione dei fedeli laici (documento elaborato di intesa con al Dicasteri) , 15 agosto 1997
 
In tutto il documento la parrocchia è sfidata con l'invito alla conversione pastorale. Rappresenta anche un segno evidente di fiducia in questa istituzione, che non può essere considerata obsoleta, ma molto valida per qualcosa di essenziale nella vita e nella missione della Chiesa. Il rinnovamento missionario non avverrà senza la parrocchia:
«La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà a essere “la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie(29) .
 
Si può benissimo dire che alla Chiesa più incarnata e più vicina alla realtà viene data la possibilità di riflettere e cercare nuove strade per l'esperienza e l'annuncio del Vangelo. La sua sfida sarà: trovare vie di vicinanza e prossimità per accompagnare la vita delle persone nelle loro situazioni concrete:
«La parrocchia va perfezionata e integrata in molte altre forme, ma essa rimane tuttora un organismo indispensabile di primaria importanza nelle strutture visibili della Chiesa», per «fare dell’evangelizzazione il perno di tutta l’azione pastorale, quale esigenza prioritaria, preminente e privilegiata». Benedetto XVI insegnava poi che «la parrocchia è un faro che irradia la luce della fede e viene incontro così ai desideri più profondi e veri del cuore dell’uomo, dando significato e speranza alla vita delle persone e delle famiglie». Infine, Papa Francesco ricorda che «attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione» (12)
 
Convocati alla Mensa della Parola e dell'Eucaristia
 
È il richiamo a una conversione pastorale attiva che rende le nostre comunità parrocchiali centri in cui viene promosso l'incontro con Gesù Cristo e canali adeguati per l'evangelizzazione del mondo di oggi. Naturalmente ciò si può fare solo se nelle comunità cristiane si adotta un'opzione missionaria decisiva
«capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione» (5)
 
Un primo passo richiesto alla parrocchia per la sua conversione sarà quello di mettersi al passo con la situazione sociale, culturale e religiosa del momento presente; a cui guarderà con fede e fiducia nel Signore. È qui che deve iniziare una riconversione che la ringiovanisca e la allontani dai suoi possibili, antichi errori e vizi, che si riproducono quando la parrocchia cade nella routine e nella burocrazia. 
 
Per fare questo primo passo, la vita della parrocchia deve essere situata nell'essenziale: sarà una comunità raccolta attorno alla Mensa della Parola e dell'Eucaristia. La comunità parrocchiale deve diventare chiaramente consapevole dell'importanza della Parola e del fatto che la celebrazione eucaristica sia essenziale per la sua vita e missione.
Infatti, la parrocchia deve essere vista come il luogo fondamentale dell'annuncio evangelico, della celebrazione dell'Eucaristia, spazio di fraternità e di carità, da cui si irradia la testimonianza cristiana nel mondo. 
«La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione»,  e comunità di comunità» (27)
 
Per essere veramente quello che è, la parrocchia sarà aperta all'azione dello Spirito Santo, che deve essere l'animatore della sua vita e del suo costante discernimento di sé. È lo Spirito che mostra il volto della Chiesa come Popolo di Dio e come casa tra le case.
 
Tutti agenti di evangelizzazione
 
Solo così la parrocchia potrà essere segno permanente della presenza del Risorto in mezzo al suo popolo.
«Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione» (12)

È importante sottolineare il valore dell'evangelizzazione come compito primario, perché fino a ora, e ancora, in molte occasioni, le parrocchie sono solo "sbocchi di servizi sacramentali". Occorrerà incoraggiare i fedeli a vivere un proprio clima spirituale e deve formare i suoi membri devono essere agenti evangelizzatori: discepoli e missionari. La parrocchia è l'incarnazione di Gesù Cristo vivo e attivo nella comunità umana; ecco perché è essenziale curare il senso di appartenenza tra i suoi membri. E’ l'appartenenza che configura lo spazio e il tempo dell'azione pastorale di ogni cristiano. In effetti, è il luogo in cui si vive quotidianamente la propria fede e la propria vita cristiana. Uno appartiene alla parrocchia per adozione.

La parrocchia, luogo di comunione fraterna
 
Con questi criteri e principi esposti nel documento si può davvero costruire un modello pastorale missionario e sinodale, nel quale si mettono a servizio le necessarie sinergie tra ministeri e carismi e una collaborazione effettiva e vitale tra sacerdoti, diaconi, persone consacrate e laici. In ciascuna impostazione dei suoi carismi, doveri e servizi, la parrocchia
 «e quando una parrocchia va avanti così si realizza la “parrocchia in uscita”» (127)
 
L'obiettivo di questo modello pastorale sarà quello di identificare insieme le domande, le difficoltà e le sfide riguardo all'evangelizzazione, cercando di integrare modi, strumenti, proposte e mezzi adeguati per affrontarle. 
La parrocchia deve essere un luogo per scoprire e vivere la fraternità e per inserirsi come comunità nella cultura dell'incontro in cui si promuove il dialogo e l'ascolto. Tutto sarà fatto in modo che lo stare insieme sia favorito e, quindi, tutti in essa siano chiamati alla comunione e all'unità, in modo che la parrocchia sia inclusiva e abbia uno sguardo attento sugli ultimi. E, per questo, occorre
«un rinnovato dinamismo, che permetta di riscoprire la vocazione di ogni battezzato a essere discepolo di Gesù e missionario del Vangelo» (11)
 
Pertanto, oltre al coordinamento responsabile delle attività pastorali e delle strutture capaci di interagire e collaborare tra loro, la pastorale d’insieme richiede il contributo di tutti i battezzati: 
«Quando parliamo di “popolo” non si deve intendere le strutture della società o della Chiesa, quanto piuttosto l’insieme di persone che non camminano come individui ma come il tessuto di una comunità di tutti e per tutti» (123)
 
Con un dinamismo in uscita
 
Ciò richiede che la storica istituzione parrocchiale non rimanga prigioniera dell'immobilità o di una preoccupante ripetitività pastorale, ma piuttosto metta in atto un
«dinamismo in uscita” che la renda effettivamente orientata alla missione evangelizzatrice, compito dell’intero Popolo di Dio …Il rinnovamento dell’evangelizzazione richiede nuove attenzioni e proposte pastorali diversificate, perché la Parola di Dio e la vita sacramentale possano raggiungere tutti, in maniera coerente con lo stato di vita di ciascuno». (18)
 
Questo impegno sarà compito dell'intero Popolo di Dio, che percorre la storia come una “famiglia” e, nella sinergia dei suoi vari membri, opera per la crescita dell'intero Corpo ecclesiale.
«Le diverse componenti in cui la parrocchia si articola sono chiamate alla comunione e all’unità. Nella misura in cui ognuno recepisce la propria complementarità, ponendola a servizio della comunità, allora, da una parte si può vedere realizzato a pieno il ministero del parroco e dei presbiteri che collaborano come pastori, dall’altra emerge la peculiarità dei vari carismi dei diaconi, dei consacrati e dei laici, perché ognuno si adoperi per la costruzione dell’unico corpo». (28)
 
Un modello rinnovato di parrocchia
 
Raccogliendo gli stimoli che ci interpellano con questo documento sulla parrocchia e il suo rinnovamento pastorale, occorrerà verificare la prassi pastorale delle nostre parrocchie.  Sarà utile chiedersi: perché è sempre stato fatto così? E se scopriremo che
«la mera ripetizione di attività senza incidenza nella vita delle persone concrete, rimane uno sterile tentativo di sopravvivenza, spesso accolto dall’indifferenza generale. Se non vive del dinamismo spirituale proprio dell’evangelizzazione, la parrocchia corre il rischio di divenire autoreferenziale e di sclerotizzarsi, proponendo esperienze ormai prive di sapore evangelico e di mordente missionario». (17)
 
La nostra domanda iniziale sarà: perché è sempre stato fatto in questo modo? Non c'è niente di sbagliato nel domandarsi “per si sia sempre fatto così?”; al contrario, è una cosa positiva; perché, domandandoci questo, scopriremo sempre il valore ricevuto dalla tradizione, ma anche il bisogno del cambiamento. Se sapremo compiere una rassegna esaustiva della vita della parrocchia in tutte le sue espressioni, nelle azioni di tutti i suoi membri, nello stile con cui ci muoviamo, saremo capaci di percorrere la via vera del rinnovamento permanente, al servizio della crescita della fede, sentendoci ogni giorno più discepoli e più missionari.
 
Un rinnovamento con metodo
 
Occorrerà metodo!
«Ogni progetto va situato nella vita reale di una comunità e innestato in essa senza traumi, con una necessaria fase di consultazione previa e una di progressiva attuazione, e di verifica»  (36).
 
La conversione pastorale delle strutture implica la consapevolezza che
«il Santo Popolo fedele di Dio è unto con la grazia dello Spirito Santo; per tanto, all’ora di riflettere, pensare, valutare, discernere dobbiamo essere molto attenti a questa unzione. Ogni volta che, come Chiesa, come pastori, come consacrati abbiamo dimenticato questa certezza sbagliamo la strada. Ogni volta che vogliamo soppiantare, far tacere, annientare, ignorare o ridurre a piccole élite il Popolo di Dio nella sua totalità e nelle sue differenze, costruiamo comunità, piani pastorali, accentuazioni teologiche, spiritualità e strutture senza radici, senza storia, senza volto, senza memoria, senza corpo, di fatto, senza vita. Nel momento in cui ci sradichiamo dalla vita del Popolo di Dio, precipitiamo nella desolazione e pervertiamo la natura della Chiesa». (37)
 
Negli spazi di comunione

Sarebbe stata, questa,  una preziosa occasione di “de-clericalizzazione”, facendo sentire i laici più fratelli e integrati nel discernimento e nel processo decisionale.  
I presbiteri non solo realizzano la trasformazione richiesta dallo Spirito Santo, ma sono coinvolti nella conversione che riguarda tutti i membri del Popolo di Dio. Pertanto, è necessario
«cercare con consapevolezza e lucidità spazi di comunione e di partecipazione, perché l’Unzione dell’intero Popolo di Dio trovi le sue mediazioni concrete per manifestarsi» (37)
 
Codesti spazi di comunione sono le “braccia operative” con le quali lo spirito ecclesiale e sinodale si manifesta nella azione pastorale e con le quali si può realizzare un sogno comune con l’apporto di tutti, anche se diversi. 
 
Sinodalità, dimensione costitutiva della parrocchia
 
La sinodalità è una dimensione costitutiva della parrocchia, non è un aspetto opzionale; essa definisce tutti i rapporti all'interno del Popolo di Dio. Tutti i battezzati devono essere coinvolti, essere attori e non spettatori, tutti protagonisti ciascuno nel suo ruolo. La sinodalità deve permeare e strutturare tutta la sua vita: il rapporto tra i suoi membri, l'intera organizzazione pastorale, il modo in cui si prendono le decisioni su questioni importanti, le dinamiche che si generano nella vita quotidiana della Chiesa. Se la Chiesa non fosse sinodale, perderebbe una caratteristica fondamentale del suo essere e del suo agire, come comunione di persone chiamate da Dio Padre in Cristo Gesù, per mezzo dello Spirito Santo. Finché la comunità non sarà al centro di tutto insieme al Vangelo, avremo fatto pochi progressi. Finché il clero sarà il centro, la comunità non lo sarà. Ecco perché è necessario decentralizzare. Il sacerdote sia il servo di tutti nel suo compito ministeriale, senza escludere nessuno, e per mano dei suoi fratelli laici, tutti credenti e soci dello stesso “sacerdozio comune di Cristo”.

In un clima di profondità spirituale
 
Tuttavia, occorrerà che tutto avvenga in un forte clima di preghiera, di profondità spirituale, di ascolto della Parola, di contemplazione, di fraternità, di impegno, di generosità, di tolleranza, di servizio, di creatività e di lucidità per guardare con gli occhi della fede i segni dei tempi. Il tutto con un autentico
spirito missionario fedeli e Dio e appassionati dell’uomo.
 
Spero di aver attirato sufficiente attenzione e interesse alla Istruzione della Congregazione per il Clero auspicando la lettura integrale del Documento
 

 

© Riproduzione Riservata