In memoria dei sacerdoti morti a causa del coronavirus

<< Torna indietro

 


 

Ieri sera l’Italia ha pregato perché il Signore preservi l’umanità dal contagio di un virus invisibile, ma severo che miete morti oltre misura. Papa Francesco ha invitato i cristiani italiani a “restare saldi in ciò che conta davvero in questa situazione inedita, in cui tutto sembra vacillare”. E il dramma nel dramma è che i morti muoiono da soli. I contagiati, per paura del contagio, non possono ricevere nemmeno “l’ultimo saluto” dai parenti.
E mentre il bollettino di guerra quotidiano  informa che i decessi italiani hanno superato quelli di Wuhan,  il mio pensiero, corre oggi, ai sacerdoti morti a causa del coronavirus. La Chiesa piange anche i suoi ministri mentre cerca di alleviare le sofferenze di tanti uomini e donne delle nostre parrocchie in un momento in cui tanta gente pensa che Dio si siascordato di noi.
Le stime date si attestano attorno ai 50 sacerdoti che sono tornati alla casa del Padre.  La diocesi di Bergamo ha pagato il prezzo più alto.  Quella di Salerno-Campagna-Acerno ha perso un sacerdote di 45 anni morto nella notte tra 18 e 19 marzo!
E molti sono ricoverati in terapia, più o meno intensiva, negli ospedali del nostro Bel Paese.

 
I sacerdoti, insieme agli operatori sanitari,  sono, forse, le persone più coinvolte dal contagio in ragione della loro missione e per la loro presenza tra la gente. Anche se le disposizioni della Autorità italiana, fatte proprie dalla Conferenza Episcopale Italiana impediscono la celebrazione di Messe, funerali e altri riti liturgici molti preti sono chiamati al capezzale di malati e anziani. Sono vicini alle famiglie che, visitate dalla morte di qualche loro caro, chiedono la benedizione della salma nel cimitero, in attesa che possa essere celebrata la Santa Messa in suffragio. Inoltre, sono tanti i sacerdoti presenti accanto ai poveri nelle mense o nelle attività di assistenza ai senza tetto.
 
I nostri preti italiani stanno tra la gente per missione. Era facile immaginare che prima o poi ci sarebbe stato qualcuno di loro anche tra i morti: in alcune diocesi con numeri impressionanti. I sacerdoti si ammalano e muoiono come gli altri, insieme agli altri.
Voglio sperare che non muoiano da soli!
Chiedo alle comunità parrocchiali, che li hanno avuti come pastori, di essere accanto in ogni modo possibile al loro sacerdote nella malattia e (non ce lo auguriamo) al momento del trapasso.

Spesso il sacerdote non ha nessuno. Ha lasciato tutto solo per amore; l’amore per gli altri: un amore disinteressato, gratuito, generoso. La parrocchia che lo ha avuto ministro dei sacramenti e della Parola, lo sostenga, lo conforti, lo ricordi, preghi per lui.
E possibilmente prima dell’ora della morte!
 
A nome di tutti i preti: grazie.