Il Vangelo della vita

<< Torna indietro

C’è un sole caldo che invita a uscire, a passeggiare in un parco oppure tra i boschi, o al mare. Ma non si può. In condizioni normali, questo, forse, sarebbe stato un pensiero lontano: ma il fatto di non poterlo fare provoca un senso di angoscia.
La primavera sta facendosi sentire; ma quest’anno è un appuntamento stonato. Mi sento un’isola in un arcipelago di disorientati e solitari.
 
Dal “tutti di corsa, tutti affannati, spesso in ritardo per impegni o eventi spesso futili” a una prospettiva, “sine die”, di avere tempo a disposizione in abbondanza.  Tanto … siamo tutti agli arresti domiciliari e probabilmente per molto ancora.
Siamo passati dalla frenesia: la scuola, gli impegni, l’ora dei pasti e del sonno, tutto preciso, regolare, calendarizzato, come si dice oggi. Il lavoro, la famiglia, i figli: tutto deciso, preordinato, funzionale. Allo stop assoluto (o quasi).
Avevamo ucciso il tempo.
E ora di tempo ne abbiamo a iosa! Addirittura ci casca addosso.
 
La città non è morta, ma da l’impressione d’esserlo.
Sconsolate e tristi sono le lunghe file di automobili parcheggiate nella loro inutilità.
Se un cane abbaia è un segno di vita.
 
La TV trasmette notizie che sono quasi sempre le stesse.
I commenti lasciano il tempo che trovano.
Salvo le informazioni quotidiane sul virus e il bollettino di guerra (la terza guerra mondiale?) dei contagiati, dei guariti e dei morti, le altre sono sempre meno interessanti.
Gli spettacoli di intrattenimento, già un po’ squallidi prima, ora sono propri incongrui.
La pubblicità, poi è del tutto fuori luogo. Promuove prodotti di consumo o di lusso, viaggi esotici o crociere che sono spazzati via dalla paralizzante realtà di questi giorni.
 
Ci sentiamo soli con noi stessi.
È una sensazione strana, inusitata: una stravaganza.
Penso alle nostre case, alle nostre famiglie. Siamo costretti a vivere “più insieme”, per più ore al giorno: gomito a gomito; forse irascibili, tesi, pronti a scattare anche a causa di una coabitazione “forzata”. Basta una parola di troppo, l’irrequietezza (comprensibile) dei bambini, la ,loro voglia di muoversi, per perdere … il buon senso.
Dovremo tenere in debito conto questi meccanismi psicologici!
 
Ma, tuttavia, in qualche modo ci sentiamo più liberi.
Anche se costa cara questa libertà.
La libertà costa sempre, ma permette di ritrovare sé stessi.
A furia di essere isolati e di non essere accade anche di pensare.
Abbiamo tanto tempo, ora, che non possiamo non pensare.
Pensare a se, a un rendiconto della propria esistenza, a un irriducibile esame della propria coscienza sono occasione irripetibili da non sprecare.  
Inoltre, si può leggere un libro, riordinare le foto di un tempo quando le foto si stampavano ed erano una cosa vera … La rete sociale consente di raggiungere qualche amico con il quale non si parlava da tempo.
 
Alle 18.00 si assiste a uno spettacolo che, nonostante le apparenze, è pieno di malinconia, artificiale, fittizio. La creatività made in Italy si fa sentire più per esorcizzare la tensione che condividere un’emozione attraverso una canzone, o il suono di uno strumento.
 
Ma il mio stupore è stato attirato dal moltiplicarsi di preghiera e di celebrazione di sante messe in streaming. A partire dalla messa di Santa Marta che papa Francesco celebra alle ore 07.00 e che ha voluto fosse trasmessa in diretta su TV 2000, alle tante altre celebrate dai tanti sacerdoti che in maniera assolutamente ingegnosa intendono raggiungere i fedeli affidati alle loro cure pastorali anche attraverso questi mezzi.
 
La disposizione dei Vescovi italiani di chiudere le chiese ha causato un evidente disorientamento e smarrimento tra i fedeli. Molti lamentano la impossibilità di fare la comunione eucaristica. La decisione non ha precedenti nella storia della chiesa recente, ma anche antica.
Qualcuno scrive che “la Messa in TV è la regina dell’auditel”.
Non  mi ha stupito.
Ma mi ha indotto una riflessione che desidero condividere.
L’importante è comprendere due cose fondamentali
- è un po’ da vili cercare Dio nel bisogno, se penso alle tante nostre chiese vuote quando si celebra la santa Messa;
- non è solo la chiesa il luogo per incontrare Dio.
 
Al di là del fatto di cercare Dio nelle difficoltà, mi auguro che questo momento, indubbiamente complesso e carico di interrogativi contribuisca anche a una presa di coscienza del nostro vero rapporto con Dio. E’ importante mettersi davanti a Lui ed esaminare con  umiltà e verità
-      quanto siamo uomini e donne di fede e non di religiosità;
-      quanto amiamo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, o quanto lo tiriamo in ballo solo nel bisogno;
-      quanto siamo disposti a essere veri cristiani, o preferiamo dirci cristiani, ma senza Cristo;
-      quanto siamo disposi a vivere la nostra vita orientati dagli insegnamenti del Vangelo, o preferiamo fare orecchi da mercanti e seguire la moda effimera del momento,
-      insomma quanto conti davvero Dio per noi, o passata la buriana, continueremo a vivere … come se Dio non esistesse!
 
Un virus ci ha fatto prendere coscienza di una minaccia e ha fatto suonare le sirene di un allarme ti un pericolo improvviso che ci ha reso bruscamente consapevoli della nostra umanità limitata, della fragilità delle nostre determinazioni, della paura della morte.
Ma Dio non va cercato nella paura
 
Quanto a incontrare Dio, pur considerando una vera situazione carica di tristezza l’impossibilità di partecipare alla celebrazione della santa messa, è da dire che questo periodo potrebbe essere provvido per avvicinarci convintamente alla Parola di Dio leggendo e meditando il vangelo del giorno che la liturgia prevede in questo tempo di quaresima. Che bello sarebbe se fosse fatto in famiglia!
Inoltre c’è tempo anche per il rosario.
C’è tanto tempo per studiare il  Catechismo della Chiesa Cattolica.
 
Credo che se davvero dovessimo essere desiderosi di un vero incontro con Dio, questo forzato tempo di clausura paradossalmente si potrebbe rivelare utile e propizio.
E nel deserto del corona virus, la Chiesa – con i limiti e i mezzi a disposizione continui ad annunciare il Vangelo della vita.
 
 

© Riproduzione Riservata