Genitori e figli
di fronte ai rischi del Web

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Tornano ciclicamente notizie inesorabili che non vorremmo mai ascoltare, come il soffocamento legato a una sfida di  TikTok denominata “Blackout Challenge. Non è una follia; ma pura realtà ed è stata dichiarata la morte cerebrale per una bimba di 10 anni che nel quartiere Kalsa a Palermo è finita in coma per un gioco orribile durante una prova estrema.

 

I rischi del Web (World Wide Web: letteralmente rete di grandezza mondiale) non possono mia essere sottovalutati da genitori ed educatori accorti. C'è di che rimanere basiti. Da anni seguo con l’interesse dello psicoterapeuta il comportamento degli adolescenti e delle rispettive famiglie nei confronti dell’uso di Internet, ma non osavo credere che alcuni sondaggi fornissero risposte così preoccupanti.
Il 92% dei minorenni naviga quotidianamente in Rete. Ovviamente questa percentuale tocca quasi il 100% per chi ha più di 13 anni.
Il 45% trascorre sul web almeno 5 o 6 ore al giorno. Gli utenti controllano l’arrivo di eventuali nuove notifiche in media dalle 10 alle 20 volte ogni ora, ovvero ogni circa 3 minuti in un’ora
Il 55% dei minorenni chatta con sconosciuti, di cui non si ha la certezza se il sesso e l’età dichiarata corrispondono alla realtà.
Il 65% non solo pubblica/scambia foto sui social con i propri contatti, ma inserisce sui vari canali social – anche con profilo aperto e accessibile a chiunque – proprie immagini, anche con viso riconoscibile.
Sono cifre che fanno tremare i polsi!
 
A rendere più preoccupante la situazione il Laboratorio Adolescenza e Istituto di Ricerca Iard ha confermato che Smartphone e social sono usati sempre prima (il 60% già tra i 10 e 11 anni), contribuendo all'aumento dei casi di cyberbullismo e a un sonno di cattiva qualità o una vera e propria insonnia. Infatti il telefonino e i social sono gli immancabili compagni di insonnia degli adolescenti. La maggioranza non lo spegne prima di andare a dormire e spesso la notte “messaggia” con gli amici o naviga su internet.
E i genitori? I grandi assenti ingenui! O ingenui di comodo. Solo il 12% vigila sull’operato dei minori in Internet limitandone l’utilizzo del web. Occorre invece affermare che l’attenzione da parte degli adulti rispetto alla tipologia di contenuti visionati è fondamentale.
 
Internet non  è una semplice piattaforma di comunicazione tra amici. Pensare questo, è il primo enorme errore che si possa fare! Internet non è uno strumento, è un ambiente. Internet è uno dei tanti cambiamenti indotti dalla rivoluzione digitale, la cui tecnologia non può essere semplicemente interpretata come “strumenti”.
Il 6 agosto 1991 il mondo è cambiato, il mondo è on-line. A questo giorno si fa risalire la nascita di Internet che ha letteralmente cambiato il modo di ricercare e di comunicare, di lavorare e forse anche di vivere. La rivoluzione digitale e tecnologia è divenuta un ambiente da abitare, una estensione della mente umana, un mondo che si intreccia con il mondo reale e che determina vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell’esperienza, capace di rideterminare la costruzione dell’identità e delle relazioni, nonché il vissuto dell’esperire. La Rete delle Reti, dunque, è una vera ed inarrestabile novità! Internet è una rete a estensione mondiale, è un “continente digitale(!) in cui le informazioni possono essere messe a disposizione di tutti quegli utenti che intendano accedere alla rete in qualsiasi località del mondo. Internet è l’invenzione che ha trasformato il modo di comunicare, permette infatti di trovare sul computer qualsiasi argomento e materia.
 
Ma occorre affermare con chiarezza che Internet sfugge a ogni controllo. E’ il luogo dove tutto è subito e dove tutto è facile, veloce, immediato. Con lo smartphone sempre a portata di mano, gli adolescenti di oggi non fanno altro che fotografare e filmare, per poi condividere automaticamente il materiale in rete. L’imperativo è: crescere digitali! Si tratta infatti di una generazione collegata in rete. I rischi, però, sono dietro l’angolo perché spesso non si riflette su quello che si condivide e non si conoscono i pericoli della rete. Così Internet diventa un ambiente dove si sviluppa un’identità che permane nel tempo. Internet è un esplosione di potenza.
 
Io mi diverto a sostenere con i miei amici che “quod non est in Internet non est in mundo!”. In internet c’è tutto. Internet è una immensa risorsa che, se usata in modo corretto, offre tante opportunità: permette di leggere giornali, di informarci, di comunicare con persone vicine e lontane, di pubblicare le nostre storie, di fare ricerche, di consultare libri digitali. C’e la Divina Commedia, la Summa Theologica di San Tommaso d’Aquino, la Bibbia … Dal paese più piccolo è possibile collegarsi con la più grande biblioteca del mondo, vedere capolavori custoditi in musei quasi irraggiungibili per la maggioranza degli amanti dell'arte; e ancora: conoscere tutto dell'ultimo film dell'attore preferito mentre è ancora in lavorazione …
 
Inoltre è possibile interloquire con tutto il mondo. Si pensi solo al potenziale delle così dette reti sociali: Face book (non chiede l’età all’atto dell’iscrizione), Instagram (13 anni per iscriversi), Twitter,  Skype, WhatsApp, Telegram, Signal, Snapchat e via dicendo. Nasce attorno a questi pilastri e qualche altro il “popolo della rete” che si dimostra amico, confidente, e che chiede di conoscere; chiede foto, profili, dati sensibili.
Oltre alle belle e grandi opportunità, Internet presenta però anche molti rischi. Basta inviare qualche foto, qualche dato personale, un numero di telefono, e il gioco è fatto. E il popolo della Rete, pur consapevole dei rischi, non si dimostra affatto prudente, riservato, discreto … E’ magari venuto a conoscenza di orchi pedofili che adescano minori; sa bene che può capitare che delle foto inviate “ingenuamente”(?) vengono date in pasto alla rete in maniera scriteriata e usandole per secondi scopi, eppure si ritiene che siano cose che capitano solo agli altri e la soglia della prudenza si abbatte senza riserva alcuna.
 
Occorre sapere che sono tantissimi i siti che riescono a catturare le foto postate su Instagram, insieme a commenti e hashtag; e tutto viene pubblicato e diffuso senza alcun consenso, su altri siti o reti sociali. Altri, inoltre, riprendono anche le conversazioni avute su ThisCrush. Per tutto ciò non viene richiesta alcuna autorizzazione! Se poi una foto postata inizia a fare il giro del web, non basterà cancellare quell’immagine dal proprio profilo Instagram: ciò che spesso non si comprende è che quel contenuto, una volta postato, resta in rete in eterno.
 
Tuttavia è da sottolineare che tale irresponsabilità è un comportamento che unisce genitori e figli.
 
 
Educare nell’era digitale
 
Da questi brevi cenni non è complesso comprendere quanto manchi una vera educazione diretta sia ai genitori e agli educatori, che ai giovani a un consumo consapevole di Internet. E’ pur vero che a proposito di educazione si parla oggi di “emergenza educativa”. Infatti, gli adulti, da almeno un decennio, hanno progressivamente rinunciato a educare. Ma occorre ostinatamente farsi carico dei figli (degli educandi) attraverso una relazione autentica, autorevole e aperta alla trasmissione di una visione valoriale e densa di significati della vita.
 
L’Era Digitale è caratterizzata dall’uso diffuso, consapevole e critico delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. I nativi digitali sono le nuove generazioni di soggetti cresciuti nell’Era di Internet che hanno acquisito stili di apprendimento, di comunicazione, di socializzazione che pongono nuove sfide pedagogiche a genitori, educatori e docenti e di chiunque si occupi di minori. Tuttavia la generazione dei nativi digitali ha bisogno di educazione.

La generazione dei nativi digitali respira l’interattività, la malleabilità, la selezione. E’ una generazione che scopre e inventa nuovi linguaggi, nuove relazioni e produce una nuova cultura. In quest’epoca di Big Data e narcisismo, controllo, selfie erotici, coppie online, Internet viene ci trova più soli, iperconnessi, influenzabili, a volte aggressivi e con emozioni e pensieri mutati, ma sempre tanto desiderosi di essere visti. E’ questa la sfida che si affaccia, è questo cambiamento che bisogna percepire.
E la verità è che c’è una profonda ignoranza digitale, prima di tutto da parte degli adulti.
 
Parlare oggi di società “mediatica” vuol dire riconoscere che i media costituiscono una presenza pervasiva rispetto alla nostra vita quotidiana tanto da esserne parte integrante. Se questo è vero, anche la “strategia educativa è chiamata a ridefinire il proprio itinerario a partire proprio da interrogativi che riguardano non tanto gli effetti dei media sulla nostra società, quanto, piuttosto, considerando le caratteristiche che una “società mediatica” possiede.

Occorre muoversi sul solco di una risposta formativa adeguata. Si tratta di una nuova alfabetizzazione che non può essere lasciata al caso e all’improvvisazione. Non si tratta, tuttavia di creare inutili allarmismi, diffidenze e paure, allontanando i giovani dalle tecnologie; si tratta di insegnare loro come poter utilizzare tutte le potenzialità della Rete delle Reti imparando però ad usarla in modo corretto e consapevole, stando attenti ai pericoli, a ciò che si mette in rete, alle informazioni di cui poter fidarsi o meno. Solo grazie a un corretto e consapevole utilizzo di Internet è possibile sfruttare al massimo le potenzialità delle tecnologie senza incorrere nei pericoli
 
Occorre, dunque, educare all’era digitale; è urgente suscitare contezza in merito all’uso di internet senza senso critico. Non si tratta di creare inutili allarmismi allontanando i giovani dalle tecnologie; anzi, è un dovere insegnare loro come poter utilizzare tutte le potenzialità di internet, imparando però ad usarlo in modo corretto e consapevole, stando attenti ai pericoli. Solo grazie a un corretto e consapevole utilizzo di internet è possibile sfruttare al massimo le potenzialità delle tecnologie senza incorrere nei pericoli. Mi renderò assai antipatico, ma in questo contesto educativo mi sento in coscienza di suggerire ai genitori di non permettere l'uso personale e incondizionato del telefono cellulare ai figli che non abbiano compiuto i 14 anni! L'età avrà pure un senso non solo pe decretare la fine della vita .....
 
Molti psicopedagogisti ed esperti della cyber-comunicazione raccomandano alcune  importanti regole al fine di tutelare la sicurezza dei minori su Internet:
-         Occorre avere il coraggio di limitare l’uso di Internet contenendo il tempo concesso da passare al PC.
-       E’ necessario avere l’accortezza di non lasciare i dispositivi, fissi o mobili, alla portata diretta dei bambini o dei ragazzi.
-        Gli educatori debbono controllare sempre la cronologia dei siti visitati dai ragazzi.
-        Proteggere il dispositivo (mobile o fisso) con antivirus adatti e usare password complesse.
-        E’ necessario porre un limite anche nell’utilizzo dello smartphone e per quanto tempo sia possibile utilizzarlo ogni giorno.
-       L’esempio è indispensabile! E’ necessario che i genitori evitino di portare il cellulare a tavola e di scrivere messaggi mentre si  è alla guida.
-     Sembra utile stabilire una posizione di ricarica in un luogo centrale della casa. Inoltre i cellulari debbono stare fuori dalle stanze da letto dei ragazzi e degli adolescenti perché essi non li abbiano a utilizzare nel corso della notte.
 
Occorre essere chiari nel dire a figli e genitori che i maggiori rischi per gli adolescenti sono legati alla privacy e alla geolocalizzazione. Bisogna fare molta attenzione che l’adolescente non condivida dati personali, foto inappropriate o video. Per quanto riguarda la geolocalizzazione, solitamente, alcuni social (Instagram) attivano il sistema (detto geo-tagging) che permette di rivelare il posto in cui viene scattata la foto. Chi volesse agganciare un minore cybernauta la geolocalizzazione appare come il pericolo più reale. A tal riguardo i genitori dovrebbero persuadere il minore a disattivare la geolocalizzazione non dimenticando mai che il profilo tutti lo potranno sempre vedere.
 
Inoltre, quando si intende pubblicare una foto occorre seriamente pensare non solo al momento in cui si pubblica l’immagine, ma a tutto ciò che ne può conseguire. Occorre pensare se quel contenuto possa andare a ledere, anche in futuro, la propria reputazione o quella di persone vicine.  Così dicasi in merito alle informazioni sulla vita privata, al luogo dove si vive e a quelli che si frequentano, ai selfie intimi ed estremi, o a contenuti più trasgressivi, violenti o imbarazzanti. Erroneamente si pensa che una volta cancellato tutto, tutte le immagini vadano a finire nell’oblio, Non è così!
 
Un altro elemento che devono conoscere i genitori, gli educatori, in genere gli adulti è che le reti sociali posso creare  delle nuove dipendenze. La dipendenza da Internet troppe volte diventa una mania, una fissazione, rischiando di portare il navigatore a confondere i due piani: quello della vita reale e quello della vita virtuale.
Tra le dipendenze gli studiosi identificano alcune categorie:
-      il cybersesso, ossia la dipendenza dalla pornografia. Alcuni studi di psicopedagogia informano che 4 ragazzi  su 5 (73%) dichiarino di frequentare regolarmente siti pornografici e il 28% di loro teme di diventarne dipendente.
-   il cyber bullismo, ovvero l’atteggiamento spavaldo, arrogante e sfrontato, di chi tende a prevaricare sui più deboli esercitato attraverso forme di pressione aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione continui, ripetuti, offensivi e sistematici attuati mediante gli strumenti della rete. L’intimidazione può avvenire tramite telefonate, sms, mail, chat, social network, forum online, siti di giochi e riguardare pettegolezzi, furti di identità e di profili social, foto e video imbarazzanti, immagini spiacevoli realizzate ad arte, insulti e minacce fisiche, alterazione, manipolazione, trattamento illecito di dati personali.
-         il cyber shopping, ossia la dipendenza da shopping compulsivo online. Sorprende l’uso che gli adolescenti fanno del denaro sulla rete. Un intervistato su 10 confessa di aver proceduto a un acquisto senza accorgersene, ma quello che salta all’occhio è che più di 2 su 3 compra regolarmente con carta dei genitori o con propria.
-    il gioco online, ossia l’azzardo, e altre forme più generiche come la costante necessità di essere connessi a un social network e di avere sempre più contatti, che potremmo definire come dipendenza cyber-relazionale.
 
A proposito di dipendenze in genere, sembra che già il 17 degli adolescenti per cento addirittura dichiari di non riuscire a staccarsi dal telefono cellulare e/o simili. Un ragazzo su 5  confessa di essere a rischio vamping, ovvero si sveglia nel bel mezzo della notte per controllare i messaggi sul cellulare. I problemi che possono derivare da questi comportamenti sono diversi, a partire da isolamento sociale, ansia, depressione, compromissione della vita familiare o professionale.
 
I genitori e gli educatori debbono prestare sollecita attenzione agli atteggiamenti e ai comportamenti dei figli che fanno uso frequente del computer e/o del telefonino. Oltre ai mutamenti d’umore ascrivibili al momento particolare dell’età evolutiva (preadolescenza, adolescenza, separazioni o cambiamenti familiari) occorre mettersi in preallarme
-      se il figlio modifica improvvisamente l’uso del telefonino o del computer e passa molto tempo a scrivere sms;
-      se le ore passate al computer diventano sempre di più e se si inizia a trascurare la vita concreta per la vita virtuale;
-      se il figlio effettua o riceve chiamate, anche in tarda serata, e rimane connesso per molte ore al PC; 
-      se si apparta ogni volta che riceve o effettua una chiamata con il telefonino o si connette a Internet;
-      se mostra ansia o rifiuta categoricamente di farti vedere il suo telefonino o lo schermo del computer mentre naviga o è connesso;
-      se consuma molto velocemente il credito telefonico e non dà spiegazioni circa i suoi consumi;
-  se mostra ansia e preoccupazione quando squilla il telefonino o mentre è connesso senza spiegarne spontaneamente il perché;
-      se si ritira in orari strani con il telefonino in camera sua e, magari, chiude la porta a chiave;
-    se modifica i ritmi sonno-veglia (dorme troppo, dorme poco, ha incubi), o il comportamento alimentare, o il rendimento scolastico.
 
In questi casi (ed altri) sarà doveroso e urgente rivolgersi a uno psicologo per avere qualche consiglio e valutare la situazione.
 

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