Elogio e paradosso
della croce

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Oggi, fino alla celebrazione della Veglia pasquale, nelle nostre Chiese domina la Croce. Davanti alla Croce e al Crocifisso oggi “ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sottoterra”.

Tormento crudele e vergognoso era quello della croce, al quale si condannavano solamente i peggiori tra i criminali. Si trattava, infatti del supplizio riservato ai delitti più vili o agli schiavi più perversi. Si caricava il reo del palo orizzontale della croce perché servisse da deterrente e pubblico ludibrio. E’ facilmente comprensibile se allora se quando si parla di «scandalo della croce» non si può non provare vergogna e ripugnanza per tutto ciò che fa riferimento alla croce e ai crocifissi.

 

Dopo la crocifissione di Cristo, tuttavia la realtà della croce è passata dall’orrore alla gloria; dalla violenza del castigo alla benedizione; dal simbolismo alla realtà di un mondo salvato dalla croce di Cristo; dallo strumento di dissuasione per i malfattori, all’invito a prendere la propria croce come cammino di salvezza; dallo scandalo all’amore per il Crocifisso; dalla tortura alla considerazione delle «stigmate di Cristo» (Gal 6, 17), alla accettazione della sofferenza e della morte pienamente identificati con Cristo.

 

Lo Spirito di Dio ha svelato la sapienza della croce. Con l’apparente paradosso del dolore e della gloria, del patimento e della salvezza, si realizza questo contraddittorio, ma efficace itinerario tra quello che fu un ignominioso castigo e il segno significativo dell’azione redentiva di Cristo.

E’ sempre la parola di Dio che colma il divario interpretativo e fa comprendere il giusto significato del mistero della croce.

E’ sapienza per i chiamati, che posseggono la luce del Signore per comprendere tutto quello che si rivela nel  mistero della croce.

 

Il discepolo di Cristo accetta il potere di Dio nella debolezza dell’uomo. Trova la via della salvezza accettando sì il peso della croce, ma entrando in questo modo nella comunione con Gesù che ha porta egli stesso la croce. E’ questa la più grande sapienza e l’incontro con le insondabili ricchezze del cuore di Cristo. Il senso della croce e della morte di Gesù Cristo si spiega nella fedeltà di Dio a se stesso e al suo amore verso l’uomo e il creato. Questo amore non retrocede e non viene meno di fronte a nulla e a nessuno. L’amore è sempre più grande. E Dio è amore!

 

Contempliamo Colui che è stato crocifisso.

Sapremo così che Cristo ha preso sulle sue spalle le ferite dell’umanità. Egli è morto perché tutti abbiano la vita. Si è svuotato di sé per riempire dell’amore di Dio il cuore di tutti gli uomini. Solo la sofferenza senza amore prostra, deprime e distrugge l’uomo. Solo la morte senza la speranza della risurrezione riempie di angoscia il destino dell’uomo.

 

Anche la croce che è posta sulle spalle dei  nostri fratelli è una vera croce. Per questo chi fa della croce di Cristo il sigillo della gloria della gloria non può dimenticarsi della sofferenza degli uomini e delle donne che patiscono infermità e ingiustizia.

 

L’uomo si ribella alla sofferenza poiché è profondamente convinto che Dio il Dio della vita e della speranza di salvezza; e cerca il rimedio alla sofferenza stessa nei risultati della ricerca scientifica, nello studio e nella riflessione.

«La croce del Signore - ha dichiarato Benedetto XVI – abbraccia il mondo intero; la sua via crucis attraversa i continenti e i tempi». La croce riunisce tutti i figli di Dio e li fa costituire la fraternità universale.

 

Attraverso la croce Cristo ha riconciliato gli uomini con Dio e tra loro. La croce è stata piantata in tutte le nazioni del mondo. Qualsiasi differenza tra i figli di Dio è stata abolita grazia all’offerta e alla consegna di Cristo sulla croce. Allora vi è un solo corpo e una nuova alleanza universale. Dalla croce di Cristo è uscito un fuoco nuovo: quello della salvezza per l’umanità.

 

La memoria della croce di Cristo non è il ricordo di qualcosa avvenuto in un tempo passato, ma memoria di uno spirito che è vivo. E’ imperativo di gratitudine al Signore che ci sostiene. E’ stimolo di imitazione di tutto il bene e degno di elogio che fecero coloro che ci hanno preceduto.

La croce è per il cristiano come il monte della trasfigurazione.

 

E’ impossibile pensare a una vita autentica e inconfondibilmente cristiana, senza parlare di una identificazione con tutto ciò che significa la croce e la passione di Cristo.

Il cristiano è misticamente inchiodato con Cristo sulla croce e mai comprenderà la sua missione nel mondo senza questa unione con il Salvatore.

 

Ma la croce è piena di speranza, poiché la croce è il segno dell’amore di Cristo, della passione salvatrice di Cristo, della redenzione operata da Cristo a favore di tutta l’umanità.

Mistero grande è il mistero della croce che è stato svelato nella risurrezione del Signore.

La croce non conduce alla morte, ma alla vita.

 

La croce è la vera sapienza e la forza di Dio.

Segno che identifica il cristiano e condizione per essere discepolo di Cristo.

La teologia della croce si appoggia sulla Parola rivelata e non cerca tanto una spiegazione completa del significato della croce, quanto di mettere in rilievo che il mistero della croce e quello che da senso e ragione al contenuto della fede cristiana.

Dio si manifesta nella croce e nel Crocifisso.