Verso l'Ascensione del Signore

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Sul Monte degli Ulivi è stata eretta una Basilica proprio sul luogo da dove Gesù salì al cielo.
"... Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore...."  (Gv 16,7)
Durante i 40 giorni che seguirono la sua risurrezione, Gesù pose le basi della sua Chiesa, alla quale avrebbe mandato lo Spirito Santo che avrebbe illuminato il cuore e la mente dei suoi discepoli.
La piccola comunità guardava titubante e timorosa quel Gesù amato, quel Gesù pianto morto e poi rivisto sorprendentemente risorto e vivo.
 
No: non era tutto finito!!!
Sì: c'erano delle cose difficili da capire, ma ora Lui era lì ad ammaestrarli ancora...
Ma ora li avrebbe lasciati di nuovo.
Perchè?
Avevano riassaporato la Sua vicinanza, avevano di nuovo toccato l'Amato e ora di nuovo un distacco.
 
Umanamente  il distacco fa male, ma quando si è visto con i propri occhi il compimento di una promessa: "il terzo giorno risorgerò" (Mt 20,19), si fa strada nel cuore la certezza  che tutto quello che aveva loro detto e insegnato nel tempo vissuto con loro, era vero.
 
Potevano fidarsi di Lui e attendere con il cuore aperto quel Consolatore che li avrebbe accompagnati nel cammino.

Bisognava che Gesù Cristo prendesse possesso del regno dei cieli e collocando la nostra fragile natura alla destra della gloria di Dio  ci aprisse la casa del Padre per farci occupare come figli di Dio il posto degli angeli caduti.
 
San Paolo afferma che Dio ci ha fatti sedere con Gesù in cielo (Ef 2,6) e San Leone scrive: "dove è entrato il capo anche il corpo è chiamato ad entrare".
Quindi il trionfo di Gesù Cristo è anche il trionfo del suo corpo che è la sua Chiesa; è la vera ed effettiva elevazione di tutta l'umanità.
L'uomo rinnovato attraverso i patimenti e l'umiliazione di Cristo ritrova la sua vera natura, la sua vera collocazione.
 
Ma quello che ci è stato insegnato nel tempo ha avuto origine da quel gruppo di discepoli presente in quel giorno, che accoglievano le ultime parole di Gesù: "Andate...e ammaestrate tutte le nazioni....io sono con voi tutti i giorni" (Mt 28,19-20).
Con questa promessa e con questa speranza i discepoli iniziarono la loro missione.

Avrebbero ricevuto lo Spirito promesso e avrebbero annunziato a tutti ciò che Lui aveva loro insegnato.
Il Risorto li avrebbe accompagnati operando con loro e sarebbero diventati Suoi testimoni comunicando agli altri ciò che a loro volta avevano imparato: ascoltare e vivere la Parola, per diventare un popolo che porta frutto, per diventare Chiesa viva in cui opera in pienezza la Trinità.

Diventare cristiani, cioè di Cristo; uomini che camminano alla luce dello Spirito dimorante nella Chiesa, che con essa pregano e testimoniano di essere figli di Dio che operano per la Verità con la forza del Vangelo.

Una comunità di fedeli consacrati dall'unzione dello Spirito che formano un unica Chiesa radunata nell'unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo
  
C'è una speranza che è diventata concreta attraverso il tempo, attraverso una Chiesa in cammino che porta i suoi figli come una madre, alla pienezza di un incontro, alla maturità di una fede profonda.

Il mistero dell’Ascensione al cielo è la vera, provocatoria sfida all’allegro nichilismo contemporaneo. Esso nasce, quando l’uomo non è più capace di custodire l’intera misura del desiderio che abita nel suo cuore, e si accontenta dell’istante; quando l’uomo non è più capace di dare significato intero ad ogni frammento della sua vita; quando il vivere diventa come un navigare “a vuoto”: senza bussola che orienti, senza mete cui approdare.

L’ascensione al cielo di Gesù è la “dimostrazione” che il “meglio che possiamo sperare non è che non vada peggio”; “dimostra” che il nostro agitarsi non finisce in un nulla che le nostre forze non possono evitare.
L’ascensione è l’affermazione della indistruttibile positività del nostro destino finale.
 
Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza. La risposta vera al mistero della glorificazione di Cristo e nostra è la speranza cristiana. Essa ha un oggetto preciso: “entrare nel santuario”.
Essa ha una sola ragione di essere: “perché è fedele colui che ha promesso”.
Così l'uomo è più simile a Cristo asceso al cielo e vive nella nostalgia della sua vera casa. 

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