Tommaso d'Aquino, passione per Dio
Contemplata aliis tradere

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Il 18 luglio 1323, il Papa Giovanni XXII proclamava santo Tommaso d'Aquino, ricercatore della verità, uomo di studio, ma soprattutto uomo di profonda fede. Era nato a Roccasecca (provincia di Frosinone) nel 1225 e morì presso l'Abbazia di Fossanova nel comune di Priverno in provincia di Latina nel 1274. Ancora in vita era chiamatpo Doctor angelicus.
 
Non posso trascurare questa ricorrenza per tre ordini di motivi:
 
1.     Poiché condivido con l’Aquinate il nome (almeno al 50% per non far torto all’Apostolo Tommaso).
 
2.  Per aver trascorso il periodo più bello della mia vita, in preparazione al sacerdozio, e avendo frequentato per 8 anni la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Urbe.
 
3.     Per aver poi insegnato per 25 anni presso la medesima Università nei pomeriggi liberi dagli impegni nella Santa Sede.
 
Tommaso d’Aquino! Dalla Provvidenza fu destinato alla più imponente opera di pensiero, quella della sintesi fra fede e ragione. Uno dei suoi contributi più famosi sono i suoi cinque modi per provare a provare l'esistenza di Dio. 

Al Dottore Angelico si deve la Summa Theologiae scritta tra il 1265 e il 1274. È caratterizzata dal fatto di essere il trattato teologico più popolare del periodo medievale e di aver avuto una forte influenza sul cattolicesimo. Più che difendere la fede (come nel caso di Somma contro le persone), questa pubblicazione è stata concepita come un manuale teologico che potrebbe essere utilizzato nell'insegnamento. Per la scrittura del Somma teologica Tommaso d'Aquino si è basato sulla Bibbia e altre scritture sacre, così come sugli insegnamenti di Aristotele e Agostino di Ippona.

Fu continuamente dedito al lavoro teologico, indagando instancabilmente la verità, contemplandola con amore e consegnandola agli altri per iscritto e con la predicazione diretta. Usò la sua capacità totalmente al servizio della verità, ansioso di trovarla, ricevendola da qualsiasi parte provenisse e condividendola con altri.

 

Che dire! Al di là del suo sapere, della sua chiarezza espositiva e della sua capacità di sintesi, fu un grande credente, un uomo di profonda fede. Se si dimentica questa dimensione non capiremmo adeguatamente né la sua persona né la sua opera. Ciò che dà senso all'opera di Tommaso e guida tutta la sua opera è la sua immensa passione per Dio. 
 
La domanda che l'adolescente Aquinate si poneva a Montecassino: chi è Dio?, diventò l'asse del suo itinerario intellettuale. A Napoli all'età di 15 anni ed è stato sorpreso di trovare alcuni nuovi religiosi, discepoli di Domenico di Guzmán (i Domenicani), il cui motto era: parlare con Dio o di Dio. 
 
Parlare con Dio suppone un contesto di preghiera, di contemplazione e di ricerca della verità. Tommaso d'Aquino lo avrebbe tradotto lapidariamente con contemplari (infinito dfi contemplor). Parlare con Dio per poter parlare di Dio. Così Tommaso applicheràil suo contemplari con contemplata aliis tradere (= trasmettere agli altri le cose prima contemplate). 
 
Papa Francesco ha ripetuto questo assioma nella sua esortazione Evangelii gaudium, al numero 150, quando afferma che la predicazione consiste in quell'attività così intensa e feconda che è «comunicare agli altri ciò che si è prima contemplato». 
 
In san Tommaso la vita spirituale diventò una missione, un servizio all'uomo. 
 
Parlare con Dio è la prima e fondamentale dimensione che deve essere evidenziata in Tommaso d'Aquino. Ma senza dimenticare il parlare di Dio, la dimensione missionaria della sua vita; dimensione che assume una speciale urgenza e spirito quando entra in contatto aperto con gli uomini del suo tempo e le esigenze della Chiesa. 
 
Tommaso non è vissuto separato dal mondo. La sua contemplazione e il suo studio sono pieni di sollecitudine: sollecitudine per i bisogni del mondo, sollecitudine trasmessagli dai suoi stessi fratelli abituali che erano in missione in Tunisia, Terra Santa, Grecia o Armenia, e che erano a contatto con nuovi problemi, nuove ideologie e nuovi apporti. 
 
La fede di Tommaso è riflessiva e aperta allo stesso tempo.
 
Contemplare e comunicare agli altri ciò che si è prima contemplato: questo non è solo un buon programma di vita per ogni cristiano, ma quasi un obbligo che scaturisce dalla maturità e dalla serietà della sua fede. 
 
Perché ogni cristiano è un testimone. Ma il testimone testimonia ciò che ha visto. Senza preghiera, senza teologia, non c'è buona catechesi o buona predicazione. 
 
Ma una preghiera e una teologia senza trasmissione, senza testimonianza, è una preghiera povera e una teologia triste. 
 
Contemplare e trasmettere agli altri ciò che si contempla sono due atteggiamenti che si alimentano a vicenda.

 

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