Quaresima: Convertitevi a me con tutto il cuore

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Il Signore ci rivolge attraverso il profeta Gioele, che ci accompagna durante tutta la Quaresima, l’invito a convertirci: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti». Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura» (Gl 2,12-13).
La conversione implica un cammino di ritorno al Signore. Un altro profeta, Geremia, esprime la necessità del processo con queste parole: «Il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l'acqua» (Ger 2,13). 
E lo spiega dicendo:  «Il mio popolo ha cambiato colui che è la sua gloria con un essere inutile e vano» (Ger 2,11). Geremia riassume: «Eppure il mio popolo mi ha dimenticato; essi offrono incenso a un idolo vano. Così hanno inciampato nelle loro strade, nei sentieri di una volta, per camminare su viottoli, per una via non appianata» (Ger 18,15).
Perciò grida dicendo: «O speranza di Israele, Signore, quanti ti abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua viva, il Signore» (Ger 17,13).
Il contrario della conversione è il peccato, che non è una questione superficiale, ma una realtà ben radicata, profonda: «Il peccato di Giuda è scritto con uno stilo di ferro, con una punta di diamante è inciso sulla tavola del loro cuore e sugli angoli dei loro altari» (Ger 17,1 ).
Geremia comunica: "Così dice il Signore: «Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore si allontana il suo cuore. Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti» (Ger 17,5-8).
L'alternativa è tra cercare sostegno nelle creature, allontanare il cuore dal Signore, o ritornare al Signore e riporre la fiducia in Lui. 
Abbandonare il Signore significa fallire, vivere un'esistenza effimera come la fragile scrittura incisa sulla polvere.
In realtà, come si legge nel testo di Gioele, è Dio stesso che rende possibile questa via del ritorno, perché è pietoso e misericordioso, lento all'ira e ricco di amore.
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