Quaresima: peccato, perdono, amore di Dio

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L’itinerario quaresimale si connota anche come ricorso alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione o Penitenza. E’ un sacramento, purtroppo, trascurato, disatteso, non apprezzato, non compreso come sacramento dell’amore, della misericordia, della tenerezza di Dio.

 

Eppure, per un cristiano, il fondamento dottrinale di questo sacramento è nel Credo. Infatt il Simbolo degli Apostoli lega la fede nel perdono dei peccati. Noi proclamiamo:  credo nella remissione dei peccati.

Che il male e il peccato esistano è una verità inconfutabile, anche se la dittatura del relativismo imperante cerca di negare l'esistenza di una verità oggettiva e che il Bene e il Male siano chiaramente cose differenti.

 

Il peccato è il rifiuto volontario e libero, attuale o abituale, di compiere ciò che Dio chiede e si aspetta dall'uomo, espresso nella sua offerta di amore e amicizia che trova da parte nostra un'opposizione e un non voler amare e a non voler aprirci a Dio e al prossimo. O, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, il peccato "è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni" (CCC 1849). O ancora più brevemente “peccato è non amare”.

 

Ma se il peccato esiste, l'oggetto della nostra fede non è il peccato, ma il suo perdono. Si tratta, infatti, della riconciliazione del cristiano peccatore con Dio e con la Chiesa. Il sacramento della Penitenza ha origine da una parte nell'esperienza della realtà del peccato, e dall'altra nella convinzione che il peccato del cristiano può essere superato, se c'è una vera conversione, mediante il potere del perdono di Dio trasmesso alla Chiesa per mezzo di Gesù.

Lo ha assicurato lo stesso Salvatore nella sua prima apparizione dopo la sua risurrezione ai discepoli riuniti nel Cenacolo:
«Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (cfr Gv 20,23).

 

Di conseguenza, la via del cristiano per superare il peccato è la via della fede e della speranza, poiché il cristiano non può mai parlare di peccato e di colpa, senza parlare anche di perdono e di riconciliazione, che è ciò che rende il Vangelo la Buona Notizia. Sperimentiamo con dolore che con il peccato non rispondiamo a ciò che Cristo si aspetta da noi, e che invece di essere condotti dallo spirito di Cristo, continuiamo a seguire lo "spirito di questo mondo".

Ma la misericordia di Dio è più grande delle nostre infedeltà, poiché a coloro che dopo il battesimo sono caduti nel peccato, Dio offre loro nuove possibilità di conversione proprio attraverso il sacramento della penitenza.


Gesù ricorda che il comandamento principale della Legge è «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». (Mt 22,37). Quindi il peccato è non amare. Ma c'è un problema che molte persone si pongono: è possibile per noi amare Dio così?

 

Il nostro amore per Dio non è un amore puramente incorporeo e spirituale, perché abbiamo corpo e anima, e come ci avverte San Giovanni: «Se uno dicesse: “Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”.» (1Gv 4,20).

Non scoraggiamoci se non riusciremo ad amare Dio con tutte le nostre forze, perché Dio ci conosce perfettamente poiché ci ha creati, e conosce le nostre debolezze.

Ma rendiamoci sempre persuasi e consapevoli che la nostra forza risiede nella grazia di Dio e non in noi stessi.

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