Papa Francesco
Laudato si’ - Capitolo 3
«La radice umana della crisi ecologica»
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Il 1° settembre scorso si è celebrata la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato che segna l’inizio del Tempo del Creato, che si concluderà il 4 ottobre, festa liturgica di San Francesco d’Assisi. Per l'occasione sembra cosa buona rimeditare (o meditare per la prima volta) la lettera enciclica LAUDATO SI' di Papa Francesco.
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Questo capitolo presenta un'analisi "della situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde " (15), in un dialogo con la filosofia e le scienze umanistiche.
Un primo fondamento del capitolo è costituito dalle riflessioni sulla tecnologia: se ne riconosce con gratitudine il suo contributo al miglioramento delle condizioni di vita (102-103), ma si rivolge anche "a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo" (104).
E' proprio la logica del dominio tecnocratico che ha portato alla distruzione della natura e a sfruttare le persone e le popolazioni più deboli. "Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica" (109), impedendo di riconoscere che “il mercato da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale (109).
Alla radice di tutto questo può essere diagnosticato nell’epoca moderna un eccesso di antropocentrismo (116): l'essere umano non riconosce più la sua posizione giusta rispetto al mondo e assume un approccio autoreferenziale centrato esclusivamente su se stesso e sul suo potere. Da ciò deriva la logica dell’ "usa e getta" che giustifica ogni sorta di smaltimento, sia esso umano o ambientale, che tratta l’altro e la natura come un mero oggetto e porta a innumerevoli forme di dominio.
“È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi,” alla riduzione in schiavitù, a sopravvalutare le capacità del mercato di autoregolarsi, a praticare la tratta di esseri umani, il commercio di pelli di animali in via di estinzione, e di "diamanti insanguinati".
E' “la stessa logica relativista che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori” (123)
“È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi,” alla riduzione in schiavitù, a sopravvalutare le capacità del mercato di autoregolarsi, a praticare la tratta di esseri umani, il commercio di pelli di animali in via di estinzione, e di "diamanti insanguinati".
E' “la stessa logica relativista che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori” (123)
Da questa prospettiva, l'enciclica affronta due problemi cruciali per il mondo di oggi.
In primo luogo, il lavoro: “In qualunque impostazione di ecologia integrale, che non escluda l’essere umano, è indispensabile integrare il valore del lavoro" (124), poiché "rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società"(128).
In secondo luogo, i limiti del progresso scientifico, con un chiaro riferimento agli obiettivi generali dello sviluppo del millennio (132-136). “Quella degli OGM è una questione di carattere complesso, che esige di essere affrontata con uno sguardo comprensivo di tutti i suoi aspetti" (135).
Anche se "in alcune regioni il loro utilizzo ha prodotto una crescita economica che ha contribuito a risolvere alcuni problemi, si riscontrano significative difficoltà che non devono essere minimizzate" (134).
Per esempio, "una concentrazione di terreni produttivi nelle mani di pochi dovuta alla progressiva scomparsa dei piccoli produttori, che, in conseguenza della perdita delle terre coltivate, si sono visti obbligati a ritirarsi dalla produzione diretta" (134).
Anche se "in alcune regioni il loro utilizzo ha prodotto una crescita economica che ha contribuito a risolvere alcuni problemi, si riscontrano significative difficoltà che non devono essere minimizzate" (134).
Per esempio, "una concentrazione di terreni produttivi nelle mani di pochi dovuta alla progressiva scomparsa dei piccoli produttori, che, in conseguenza della perdita delle terre coltivate, si sono visti obbligati a ritirarsi dalla produzione diretta" (134).
Papa Francesco pensa in particolare ai piccoli produttori e ai lavoratori agricoli, alla biodiversità, alla rete dell'ecosistema. “A tal fine occorre assicurare un dibattito scientifico e sociale che sia responsabile e ampio, in grado di considerare tutta l’informazione disponibile e di chiamare le cose con il loro nome “ anche attraverso “diverse linee di ricerca autonoma e interdisciplinare che possano apportare nuova luce” (135).
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