Onore a te, donna e madre!

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La fede cristiana professa che Dio ha creato l’uomo e la donna con pari dignità personale e con gli stessi diritti e doveri, per il fatto che i due sono stati creati a immagine e somiglianza Sua e li ha destinati alla eredità del Cielo. Gesù Cristo, da parte sua, tanto elevò e riconobbe la dignità della donna – che la società di allora sottovalutava – da affidare a una donna l’annuncio del trascendentale fatto della sua risurrezione: Maria di Màgdala. Altra donna, la Vergine Maria, fu elevata alla dignità incomparabile di Madre Sua.
 
La Giornata Internazionale della Donna avrà senso e significato se uomo e donna saranno uguali in dignità. E in ciò che si distinguono e si differenziano altro non è che segno di complementarità.
 
Pertanto, in questo 8 marzo, onore a te, donna e madre!
Onore a te donna coraggiosa, determinata, saggia, intraprendente,
laboriosa, amante dell’esistenza, operosa seria nel tessuto sociale.


Ma questo 8 marzo non può non imporci il dovere di essere a fianco e a sostegno delle donne ucraine vittime dei più disparati crimini di guerra.
Onore a voi, donne ucraine e russe, palestinesi e israeliane
che piangete i vostri figli, i vostri mariti, i padri, i fratelli caduti in combattimento.
Onore a voi donne e ragazze ucraine e russe, 
palestinesi e israeliane già purtroppo, prede di stupri e sevizie.
Onore a voi donne ucraine e russe, 
palestinesi e israeliane in fuga sotto le bombe, costrette a lasciare le  case con lo stretto indispensabile per mettere in salvo voi stesse e i figli piccoli e a salutare, forse per l’ultima volta, i vostri uomini al confine.

Che la società tutta riconosca, o donna, la tua piena dignità!
Che tu, donna e madre, sia riconosciuta nella tua specificità e femminilità.
Che nessuno osi  alzare la mano e colpire una donna, violandola fisicamente o sessualmente.

Che nessun amore malato, tossico o sbagliato, o che in qualsiasi modo mini
 la libertà della donna (che non è amore!), crei dipendenza o procuri morte. 
Che non sia il maschio il punto di riferimento e di comparazione, ma la dignità personale di cui uomo e donna sono portatori per volontà del Creatore.
 
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Ma che dice la Chiesa della donna?
 
Non lo farò con parole mie, ma con le espressioni stesse del Magistero a partire dal 1965, al fine di ravvisarvi alcuni capisaldi della “rivoluzione femminile” ad opera della Chiesa Cattolica.
Non era ancora scoppiato il ’68; neppure non si parlava di femminismo. Eppure la Chiesa aveva intuito che quello della donna era un tema che avrebbe pervaso la cultura e la storia. Mi riferirò ad alcuni documenti - ai quali rinvio - per una scoperta entusiasmante dell’agire e del pensiero della Chiesa.
 
1. Messaggio alle donne del Concilio Vaticano II  - 7 dicembre 1965
 
A conclusione del Concilio Vaticano II il papa Paolo VI rivolse a varie “categorie” di persone un messaggio a nome dell’intera comunità ecclesiale. Uno di questi messaggi fu indirizzato alle donne. Vi si legge: “«Viene l'ora, l'ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l'ora in cui la donna acquista nella società un'influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E' per questo che, in un momento in cui l'umanità conosce una così profonda trasformazione, le donne illuminate dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l'umanità a non decadere»
 
2. Mulieris dignitatetem - 15 agosto 1988
 
Giovanni Paolo II è stato sensibile e attento al ruolo della donna nella chiesa e nella società. Nei suoi 26 anni di pontificato, egli ha abbattuto realmente barriere discriminatorie; ne ha esaltato il genio, la sensibilità e delicatezza, comparabile a quella di Maria.
 
Nessun Papa prima di lui aveva dedicato così tanta attenzione alle donne. Il 5 novembre 1978 (era stato eletto il 16 ottobre), pregando a Roma sulla tomba di Santa Caterina pronunciò una frase che è considerata il primo accenno assoluto alle donne da parte del Pontefice: “Potessimo insieme scoprire il multiforme significato della missione della donna, andando mano nella mano con il mondo femminile di oggi!" Scrisse poi in Mulieris dignitatem: "I nostri giorni attendono la manifestazione di quel genio della donna che assicuri la sensibilità per l'uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo".
 
In Mulieris dignitatem leggiamo: “La Chiesa, dunque, rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne «perfette» e per le donne «deboli» per tutte: così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità; così come sono state abbracciate dal suo eterno amore; così come, insieme con l'uomo, sono pellegrine su questa terra, che è, nel tempo, la «patria» degli uomini e si trasforma talvolta in una «valle di pianto»; così come assumono, insieme con l'uomo, una comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell'ineffabile Trinità. La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del «genio» femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e Nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti di santità femminile. La Chiesa chiede, nello stesso tempo, che queste inestimabili «manifestazioni dello Spirito» (cf. 1 Cor 12, 4 ss.) che con grande generosità sono elargite alle «figlie» della Gerusalemme eterna, siano attentamente riconosciute, valorizzate, perché tornino a comune vantaggio della Chiesa e dell'umanità, specialmente ai nostri tempi.
  
3. Lettera alle donne - 29 giugno 1995
 
Otto anni dopo Mulieris digniatatem Giovanni Paolo II indirizzò un’altra lettera alle donne: una vera  esaltazione del ruolo dell'altra metà del creato nella consapevolezza che la donna è un segno della tenerezza di Dio verso il genere umano. Scrive il Papa alle donne: “Il punto di partenza di questo ideale dialogo non può che essere il grazie. La Chiesa - scrivevo nella Lettera apostolica Mulieris dignitatem - «desidera ringraziare la santissima Trinità per il "mistero della donna", e, per ogni donna, per ciò che costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le "grandi opere di Dio" che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei » (n. 31).
Il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione delle donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell'umanità.
-   Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
-   Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
-  Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
-   Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
-   Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
-   Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.
 
Ma il grazie non basta, lo so. Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù”.
 
4. Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo – 31 maggio 2004
Si tratta di un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede a firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger. In verità il Documento non ha trovato sufficiente riscontro nell’ambito del confronto teologico e pastorale e non è stato oggetto di grande dibattito neppure tra i Vescovi, che ne erano i destinatari.
Il Documento è prezioso. Parte dalla lettura Genesi capitolo 1: “…Uomo e donna li creò”. Alla donna è riconosciuto uno “specifico” connesso alla relazione, alla “apertura all’altro”, ai compiti di cura. E’ ribadita l’esclusiva maschile in merito al sacerdozio. Ma certamente la novità sta nel fatto che la Chiesa riconosce l’esistenza di varie correnti all’interno dell’universo femminista ed è interessante il riconoscimento dell’esistenza di un pensiero “della differenza sessuale” capace di non appiattire più l’identità femminile su quella maschile, ma di pensare la propria differenza e le altre differenze in termini relazionali. Quanto alla complementarità il testo sostiene che l'eguale dignità delle persone si realizza come complementarità fisica, psicologica ed ontologica, dando luogo ad un'armonica «unidualità» relazionale. Inoltre si afferma il libero esplicarsi della presenza femminile anche nei campi tradizionalmente maschili, e la possibilità che i valori che più stanno a cuore alle donne siano un insegnamento valido anche per gli uomini.
 
Spiega il  documento: “Esperta in umanità, la Chiesa è sempre interessata a ciò che riguarda l'uomo e la donna. In questi ultimi tempi si è riflettuto molto sulla dignità della donna, sui suoi diritti e doveri nei diversi settori della comunità civile ed ecclesiale. Avendo contribuito all'approfondimento di questa fondamentale tematica, in particolare con l'insegnamento di Giovanni Paolo II, la Chiesa è oggi interpellata da alcune correnti di pensiero, le cui tesi spesso non coincidono con le finalità genuine della promozione della donna. Il presente documento, dopo una breve presentazione e valutazione critica di alcune concezioni antropologiche odierne, intende proporre riflessioni ispirate dai dati dottrinali dell'antropologia biblica — indispensabili per salvaguardare l'identità della persona umana — circa alcuni presupposti per una retta comprensione della collaborazione attiva, nel riconoscimento della loro stessa differenza, tra uomo e donna nella Chiesa e nel mondo. Queste riflessioni, inoltre, vogliono proporsi come punto di partenza per un cammino di approfondimento all'interno della Chiesa e per instaurare un dialogo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nella sincera ricerca della verità e nel comune impegno a sviluppare relazioni sempre più autentiche.”


5. Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco (24 novembre 2013)
Papa Francesco nel suo primo documento che avrebbe caratterizzato il pontificato, ha scritto: "La Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini. Ad esempio, la speciale attenzione femminile verso gli altri, che si esprime in modo particolare, anche se non esclusivo, nella maternità. Vedo con piacere come molte donne condividono responsabilità pastorali insieme con i sacerdoti, danno il loro contributo per l’accompagnamento di persone, di famiglie o di gruppi ed offrono nuovi apporti alla riflessione teologica. Ma c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa. Perché «il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale; per tale motivo si deve garantire la presenza delle donne anche nell’ambito lavorativo» e nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali". (103)
 
  
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Solo, davvero, solo pochi cenni per prendere atto della sensibilità della Chiesa nei confronti della donna e dell’universo femminile.
Sono riuscito a incuriosire, al punto tale da prendere in mando i documenti nella loro redazione completa per una riflessione pacata e proficua?