Omelia nella Pasqua del Signore
«Cristo è risorto! Cristo è veramente risorto»
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✠ Dal Vangelo secondo Giovanni 20,1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». Questa è la domanda che la comunità dei cristiani rivolge in questo giorno di Pasqua a Maria Maddalena. Noi siamo quelli che credono senza aver visto. Per questo abbiamo bisogno di interrogare i testimoni della prima ora in merito a ciò che hanno visto nella mattina del primo giorno della settimana. La mattina della nostra fede.
«Cristo, mia speranza, è risorto!». In codesto grido gioioso di Maria Maddalena è concentra la forza dei versi della sequenza che viene proclamata nella liturgia di oggi. L'amore è più forte della morte e la vera speranza non soccombe quando si esauriscono le illusioni immediate. Il Cristo risorto è la sorgente della vita. E’ il senso per la vita.
La sequenza pasquale mette sulla bocca di Maria di Magdala un invito che si rivolge a tutti i discepoli del Maestro: "Venite in Galilea; là il Signore precede i suoi; là si vedrà la gloria della sua Pasqua". Il ministero di Gesù è iniziata in Galilea. E là iniziò a chiamare i suoi discepoli. Dispersi dalla paura, dovranno tornare alle origini e ritrovare il respiro della chiamata.
L'alba del primo giorno della settimana viene evocato anche nel Vangelo proclamato in questa solennità. Nell'esperienza dell'amore si ricordano sempre con gioia i momenti iniziali dell'incontro. Nell'esperienza della fede pasquale i cristiani tornano con gratitudine a quella mattina radiosa e splendente che seguì alla condanna, alla morte e alla sepoltura di Gesù. Il testo sottolinea l'importanza del "vedere".
Arrivati al sepolcro di Gesù, Maria Maddalena si spaventò. Vide che la pietra dal sepolcro del Signore. Ma in un primo momento non poté vedere il Signore che era stato deposto nel sepolcro. Improvvisamente avvertì che le veniva a mancare l'ultimo riferimento al Signore che aveva seguito. Il credere e il vedere erano diventati una cosa sola nella sua memoria.
A fronte della mancanza di appoggio che aveva nel Maestro dei discepoli, l’andò a cercare nei discepoli del Maestro. Se lei corse a chiamarli, correndo essi giunsero alla tomba.
Giunti alla tomba vuota, Pietro "vide" le bende e il sudario che avevano avvolto il corpo e il capo di Gesù, ma non si dice che egli abbia creduto. Anche il discepolo amato entrò nel sepolcro. Vide la stessa cosa che aveva visto Pietro; ma egli “vide e credette”. Pietro non aveva ancora fatto la sua professione di amore per il suo Maestro. Maddalena e l'altro discepolo vengono ricordati per il loro amore.
Quindi, per credere nella resurrezione non è sufficiente vedere con gli occhi.
È necessario che l’amore ci avvicini al mistero del Signore.
Cari Amici
Giovanni descrive Maria di Magdala che fa di tutto per trovare qualche informazione sulla sorte di Gesù. E quando lo incontrò, accecata dal dolore e dalle lacrime, non poté riconoscerlo. Pensò addirittura che fosse il giardiniere. Gesù le rivolse solo una domanda: "Donna, perché piangi, chi cerchi?".
Forse dovremmo anche noi chiederci qualcosa di simile.
Perché la nostra fede a volte è così triste?
Qual è la causa ultima di questa mancanza di gioia?
Cosa cercano i cristiani di oggi?
Che cosa manca?
Forse dovremmo anche noi chiederci qualcosa di simile.
Perché la nostra fede a volte è così triste?
Qual è la causa ultima di questa mancanza di gioia?
Cosa cercano i cristiani di oggi?
Che cosa manca?
Secondo il racconto evangelico Gesù stava parlando a Maria, ma lei non aveva compreso che fosse Gesù. Lo comprenderà solamente quando Gesù la chiamerà per nome con la stessa tenerezza che poneva nella sua voce quando percorreva le strade della Galilea: "Maria". Lei si voltò rapidamente e proclamò: “Rabbunì, Maestro".
Maria incontrò il Risorto quando si sentì personalmente chiamata da lui. È così. Anche noi incontriamo Gesù quando egli ci chiama per nome e ascoltiamo l’invito che rivolge a ciascuno. E questo ravviva e aumenta la nostra fede. Ma la nostra fede non aumenterà se non cercheremo un rapporto vivo con lui. Soo l'amore di Gesù conosciuto attraverso i Vangeli e cercato personalmente nel profondo del nostro cuore che potrà condurre a un incontro sempre migliore con il Signore risorto.
Il racconto evangelico si conclude con un'osservazione significativa: “Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti".
La scoperta del sepolcro vuoto e della fede dei primi discepoli ha un significato molto importante nel quarto vangelo. Essa vuol dire che la fede nel Risorto non si basa su prove oggettive, quali le sue apparizioni, e neppure la scomparsa del cadavere dalla tomba. I due discepoli infatti hanno creduto perché improvvisamente colgono il significato delle Scritture secondo le quali egli avrebbe dovuto risorgere.
In realtà le Scritture non parlano esplicitamente della risurrezione del Messia: ma i primi cristiani rileggeranno le Scritture proprio a partire da questo evento diventato, ormai, il punto centrale della fede.
In verità la fede degli apostoli di Gesù il Messia atteso, aveva sofferto una dura prova a causa dello scandalo della croce. Durante la sua cattura, la condanna e la morte gli Apostoli si erano dispersi e ora si ritrovavano di nuovo insieme, ma perplessi e disorientati; come i discepoli di Emmaus che avevano lasciato Gerusalemme dicendo “noi credevamo e speravamo ... ma son passati tre giorni e non è accaduto nulla!”.
─ Gesù aveva spiegato ai suoi discepoli che doveva essere condannato, e che lo avrebbero messo a morte. Ma i discepoli conservavano nel proprio cuore le loro aspettative di potere e di gloria. I propri interessi personali non permettevano loro di scoprire il mistero del loro Maestro. Perché la fede si incarni nella nostra vita non è sufficiente ascoltare la parola del Signore.
─ Gesù aveva spesso chiesto ai suoi discepoli se comprendessero il suo messaggio. Ed essi ero soliti dire di sì. Ma i fatti della Pasqua attestano che non è la stessa cosa comprendere le parole del Maestro che accettarne la passione e morte. Il processo della fede passa per far nostri la vita e il destino del Signore.
─ Gesù aveva annunciato più volte che, dopo tre giorni dalla sua morte, sarebbe risuscitare dai morti. Ma gli apostoli si domandavano “che cosa volesse dire risorgere dai morti”. Né prima né dopo erano pronti per loro. Il culmine della fede non si ottiene con la ragione umana. E' sempre un dono di Dio e una sorpresa.
Con il Simbolo Apostolico noi proclamiamo: “Morì e fu sepolto; il terzo giorno risuscitò dai morti”. È questo il mistero fondamento della fede e della speranza, la pietra d’angolo della nostra vita cristiana.
"Non temete", disse l’angelo alle donne che erano accorse al sepolcro allo spuntar dell’alba per ungere il corpo di Gesù secondo la tradizione ebraica. "Non temete. So che cercate Gesù il Crocifisso. È risorto; non è qui!".
È questo il grande annuncio per i cristiani di oggi.
La crudeltà e la distruzione della crocifissione non ha potuto trattenere la forza infinita dell’amore di Dio che si è manifestata senza riserve nella morte di croce.
I lacci della morte sono stati rotti in modo definitivo; nulla ha potuto contro l’Autore della Vita! Per questo non possiamo e non dobbiamo cercare tra i morti colui che risorto e vivo. Egli ha vinto il mondo!
Scrisse Isacco il Siro: “Il solo e vero peccato è rimanere insensibili alla resurrezione”.
Al contrario: proclamiamo con san Paolo: "Se con la tua bocca proclamerai che Gesù è il Signore, e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo"! (Rm 10,9).
Questa è la nostra fede.
Questa è la nostra vittoria: la fede della Chiesa che vince il mondo.
La risurrezione di Gesù dai morti è il nucleo della nostra fede.
Essa è l’avvenimento culminante su cui si fonda la fede cristiana, la base ultima che la Chiesa possiede per credere, il fondamento per la grande speranza che nulla e nessuno può destabilizzare, la radice di un amore che si fa carità verso Dio e verso il prossimo.
La fede cristiana è fede nella persona di Gesù Cristo; e questa fede dipende dall’evento del Figlio di Dio venuto nella carne, crocifisso e risorto dai morti.
O Padre, che in questo giorno,
per mezzo del tuo unico Figlio,
hai vinto la morte
e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione,
di essere rinnovati nel tuo Spirito,
per rinascere nella luce del Signore risorto.
per mezzo del tuo unico Figlio,
hai vinto la morte
e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione,
di essere rinnovati nel tuo Spirito,
per rinascere nella luce del Signore risorto.
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