Omelia nella 1 domenica di Quaresima
«In Cristo eri tentato anche tu»

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 Dal Vangelo secondo Matteo 4,1-11
 
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
 
Con il rito dell'imposizione delle ceneri la Chiesa ha intrapreso il cammino della Quaresima, tempo di grazia che il Signore ci concede perché possiamo tornare a Lui attraverso la via di una sincera e profonda conversione. 

La liturgia definisce la Quaresima tempo forte per la nostra vita di cristiani “il quale, soprattutto mediante … la penitenza invita i fedeli all'ascolto più frequente della parola di Dio e alla preghiera e li dispone a celebrare il mistero pasquale” (SC 109). Infatti, in questo tempo ci è proposto di vivere in profondità la consacrazione battesimale, ponendo al centro della nostra vita Cristo Signore attraverso una coraggiosa scelta di fede.

La Chiesa, nella sua sollecitudine di madre e maestra, nel cammino della Quaresima vuole sottolineare l'importanza del Battesimo nella vita dei cristiani. Infatti, con il Battesimo abbiamo ricevuto la vita divina partecipando alla morte e risurrezione di Cristo.
 
Nelle domeniche di Quaresima di quest’anno liturgico del ciclo A, siamo introdotti a vivere un itinerario battesimale per ravvivare in noi questo dono e per far in modo che la nostra vita recuperi le esigenze e gli impegni di questo Sacramento che è alla base della nostra vita cristiana.

La Prima Domenica presenta le tentazioni di Gesù nel deserto e invita a rinnovare la nostra decisione definitiva per Dio. Ricorda al battezzato che la vita cristiana, come sequela di Gesù è una lotta, un combattimento. Siamo invitati a intraprendere con la forza della Parola il cammino quaresimale prendendo coscienza del peccato dal quale Cristo, con la sua Pasqua, ci ha liberati.

La Seconda Domenica è detta domenica della Trasfigurazione. Il Battesimo è il sacramento della fede e della figliolanza divina; nella trasfigurazione di Cristo, il Figlio amato, anche noi diventiamo “figli di Dio”. Alla luce del Vangelo dobbiamo accettare nella nostra vita il mistero salvifico della croce, per entrare nella gloria sfolgorante del regno.

La Terza Domenica. L’incontro di Gesù e la donna di Samarìa al pozzo di Sìchem è la prima grande catechesi “battesimale”. Nel Battesimo abbiamo ricevuto l’acqua che salva; Gesù, come dice alla Samaritana, ha un’acqua di vita, che estingue ogni sete; e quest’acqua è il suo stesso Spirito. Dobbiamo ridestare in noi il desiderio dell'acqua viva della grazia che scaturisce da Cristo, per professare con forza la fede, e annunziare con gioia l'amore di Dio.

La Quarta Domenica. La guarigione del cieco nato è un evento di illuminazione pasquale e battesimale: chi incontra Gesù e crede in lui trova la luce. Nel Battesimo veniamo liberati dalle tenebre del male e riceviamo la luce di Cristo per vivere da figli della luce. Anche noi dobbiamo imparare a vedere la presenza di Dio nel volto di Cristo e così la luce.

La Quinta Domenica presenta la risurrezione di Lazzaro. L’evento pasquale ha il suo cuore nella morte-risurrezione di Gesù e la vita per il credente viene dall’essere battezzato. Nel Battesimo noi siamo passati dalla morte alla vita e siamo resi capaci di piacere a Dio, di far morire l’uomo vecchio per vivere dello Spirito del Risorto. L’itinerario quaresimale ci aiuta a rinvigorire la fede in Gesù: egli è "la risurrezione e la vita".
 
A ben vedere il tempo quaresimale è un appello forte al cambiamento radicale della nostra esistenza. Costituisce nella Chiesa un itinerario spirituale di preparazione alla Pasqua. La Quaresima rinnova nella speranza in Colui-che-ci-ha-fatti-passare-dalla-morte-alla-vita. La Quaresima, tutta orientata al mistero della Redenzione, è definita “cammino di vera conversione”.

Si tratta in sostanza di seguire Gesù che si dirige verso la Croce, culmine della sua missione di salvezza. Cristo ci chiama a Lui, per ripartire da Lui con un spirito riconciliato nell'amore e nella misericordia. Ogni battezzato è invitato a seguire Gesù per conformare sempre più la sua vita a quella di Cristo.

L’espressione “quaranta giorni” è ricca di suggestioni bibliche e, nel suo simbolismo, denota il lungo cammino verso la salvezza proposto da Dio al suo popolo. I quaranta giorni della quaresima ricordano i 40 anni del popolo ebraico nel deserto nel suo passaggio dalla schiavitù alla libertà della terra promessa; ricordano ancora i 40 giorni che Gesù passò nel deserto della Giudea.
 
Liturgia della Parola 
 
Ogni anno la liturgia della Parola della prima domenica di quaresima propone alla nostra meditazione il racconto evangelico dell'episodio delle "Tentazioni di Gesù" nel deserto. Il brano del Vangelo di Matteo è efficace per introdurci nel cammino quaresimale e con esso nella nostra "salita a Gerusalemme" con Gesù per celebrare la Pasqua.

Mentre il racconto di Matteo
(come quello di Luca 4,2) specifica che nel deserto Gesù digiunò per quaranta giorni, appare subito in tutta evidenza che il digiuno non è in realtà il punto centrale dell’episodio; lo è invece la lotta con satana. Al centro del brano evangelico c’è Gesù che piace considerare non tanto tentato, ma vincitore delle tentazioni. Gesù, infatti, non andò nel deserto per essere tentato; la sua intenzione era di ritirarsi nel deserto a digiunare, pregare e ascoltare la voce del Padre.
 
    La fame, che subentrò al lungo digiuno, fornì l’occasione della prima tentazione. Il tentatore si avvicinò a Gesù e gli chiese di dimostrare la sua qualifica di Figlio di Dio trasformando le pietre in pane. «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».  L’espressione «se sei Figlio di Dio» designa spesso il Messia. Questo titolo sarà ripetuto anche a proposito della seconda tentazione. A questa tentazione Gesù rispose con una citazione biblica: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Gesù espresse così la sua fiducia incondizionata in Dio, il quale non lascia mai mancare il cibo a chi si affida totalmente alla sua parola. 
     La seconda tentazione ebbe come teatro il tempio di Gerusalemme, ossia il centro spirituale del giudaismo. «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo …”». La proposta del diavolo riguardò ancora Gesù come «Figlio di Dio» (Messia): se era veramente tale accrebbe dovuto dimostrarlo con un gesto che manifestasse la protezione speciale che Dio avrebbe garantito. Gesù rispose: «Non tenterai il Signore Dio tuo». Gesù rinnovò così la sua adesione alla volontà del Padre, dimostrando piena fiducia in lui.

     La terza tentazione costituì il culmine dell’assalto diabolico contro Gesù. «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».  Il diavolo promise a Gesù di dargli in possesso tutti i regni, esigendo però in cambio di essere «adorato» al posto di Dio; con questa richiesta stana volle non solo che Gesù si sottomettesse a lui, ma che riconoscesse il suo potere sul mondo. Gesù smascherò il seduttore: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Chiamò il tentatore con il suo vero nome, satana, e gli comandò energicamente di andarsene via. Gesù non si lasciò suggestionare dal miraggio del potere e dei beni mondani, ma rinnovò la sua fedeltà assoluta al Padre. 
 
Le tre tentazioni diaboliche hanno avuto un comune denominatore: l’uso dei mezzi materiali, il pane, i prodigi, il potere, per attuare non un progetto qualsiasi, ma quello che Dio ha rivelato a Gesù nel momento del suo battesimo. In altre parole il confronto riguarda la persona di Gesù e in prospettiva l’instaurazione del regno di Dio.

Protagonista delle tentazioni fu il diavolo, padre dell’inganno e della menzogna che aborrisce la verità, fomenta la calunnia, premia la doppiezza e l’inganno. Egli fece ricorso con destrezza e maestrìa alle Sacre Scritture. E con queste tentò Gesù, provocandolo in ordine alle classiche tentazioni che anche oggi si presentano a ogni persona credente e non credente: l’avere, il potere, il piacere.
 
Ovviamente il diavolo fa il suo mestiere; mentre noi, troppo spesso, dimentichiamo il significato etimologico delle parole. Infatti, nella lingua greca - madre della nostra cultura occidentale - il sim/bolico (sym= con, insieme) è ciò che ci unisce nella ricerca dei grandi ideali. Mentre il dia/bolico (dia/ballo=diabolus) è ciò che disunisce e che pone gli uni contro gli altri.
 
La pericope evangelica di Matteo mette in evidenza che Gesù ha respinto la maestria ingannatrice del diavolo e ha vinto le tentazioni con la Parola di Dio e con la sua fiducia piena nel Padre suo celeste. A ogni tentazione del maligno Gesù ha riposto con una frase chiara della Bibbia. È una prospettiva che deve accompagnare anche noi nel nostro itinerario quaresimale di purificazione, di conversione e di riconciliazione.
Cari Amici
la prima domenica di Quaresima con il racconto della tentazione del Signore invita a prendere coscienza della nostra fragilità e a rinunciare a tutto ciò che è incompatibile con la vita in Cristo. Le tre tentazioni di Gesù nel deserto, sono le tentazioni dell'uomo di sempre. Sant'Agostino ricorda: «Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria. Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo».

Tutti noi siamo sempre e continuamente tentati dalle attrattive ricorrenti di questo mondo: il potere, il successo, il denaro, l'arrivismo, la pretesa di sostituirsi a Dio, convinti che ne possiamo benissimo fare a meno ... Il modello a cui ispirarci in questa lotta quotidiana è proprio Gesù. Egli, infatti, consacrò l'istituzione del tempo penitenziale con il digiuno di quaranta giorni, e vincendo le insidie dell'antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato, perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale possiamo giungere alla Pasqua eterna (Prefazio della I domenica di Quaresima).
 
Il vangelo delle tentazioni e tutto l'itinerario quaresimale simboleggiano il cammino della vita che è fatto di prove e di vittorie, di fatiche e di gioia, di peccato e di perdono.
 
    La tentazione dell’avere. Il denaro, le cose materiali, tutte le realtà concrete dalle quali ciascuno, in qualche misura, è dominato. Più abbiamo, più desideriamo di avere.  È la tentazione della illusione che la felicità si trovi nelle cose materiali.
    La tentazione dell’apparire e dell'orgoglio: far vedere quanto valiamo e quanto siamo bravi … È la tentazione del contrapporsi a Dio, del voler vivere come se lui non esistesse, illudendoci di essere noi stessi i padroni della nostra vita.
    La tentazione del potere. Nel testo di Matteo appare con una certa chiarezza che il potere è qualcosa di diabolico; infatti, è il diavolo che lo concede a chi lo adora. Ancora una volta il Signore risponde ricordando la Scrittura: solo di fronte a Dio l’uomo si deve inginocchiare. Nel regno dei cieli si entra attraverso la porta stretta del sacrificio e del dono di sé. Se Cristo avesse rifiutato la croce, non avrebbe redento il mondo!
 
E Matteo può adesso concludere: «Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano». Gesù ha vinto la triplice tentazione dell’avere, dell’essere, del potere: tre idoli che si trasformarono in altrettante tentazioni per Gesù e per l’intera comunità cristiana. Gesù le ha vinte ancorato alla forza della Parola e alla fedeltà assoluta al primato di Dio; la Quaresima è occasione di grazia perché anche noi possiamo vincerle.
 
In questo sacro tempo quaresimale entriamo anche noi insieme a Gesù nel deserto per pregare e ascoltare la voce del Padre. Il cammino della Quaresima esige che si faccia spazio a Dio e a Gesù Cristo attraverso l'ascolto attento e l'approfondimento della parola, nel silenzio della meditazione e della preghiera, attraverso quel digiuno da tutto ciò che distrae per concentrarci sul Mistero di Dio che cammina con noi, nella grande storia dell'uomo e il quella nostra personale.

La Parola di Dio è Cristo stesso che ci chiama alla conversione perché il Regno di Dio è vicino e non può attendere le nostre comodità per calarsi nella storia e negli eventi personali o comunitari. Per la Parola di Dio il deserto è un luogo positivo, è il luogo dove - lontano da tutto e da tutti - è possibile fare opera di discernimento, tirando fuori il meglio che c’è in noi senza portarlo mai alla luce. È questa la conversione alla quale ci invita la Chiesa in questo periodo di quaresima.
 
Sappiamo profittare di questo periodo di conversione con la preghiera e la penitenza. Celebriamo, come il popolo di Israele, il nostro esodo, il nostro ritorno a Dio. È un cammino che ci impegna a uscire dalle nostre presunte sicurezze e abbandonarci completamente a Dio. Abbiamo bisogno del deserto per riscoprire il senso del nostro vivere e la forza dell’operare in conformità alla volontà di Dio, come Gesù.
 
Che il Signore ci dia la forza di poter uscire vittoriosi come lui dalle prove della vita mentre siamo in cammino verso la Pasqua annuale e la Pasqua eterna. Invochiamo perciò il materno aiuto di Maria Santissima per il nostro cammino quaresimale perché sia ricco di frutti di conversione.
 
O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo
con una degna condotta di vita.

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