Lettera di san Paolo apostolo a Tito
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Premessa
Questa riflessione non ha la pretesa di essere un approfondimento scritturistico-esegetico, ma solamente uno strumento catechistico/pastorale, attraverso il quale provocare nel lettore il desiderio di conoscenza e l’interesse per scoprire le meraviglie degli scritti dell’Apostolo Paolo.
La presente lettera fu indirizzato, verso l'anno 65, a Tito, compagno apostolico di Paolo in diversi viaggi e in seguito vescovo dell'isola di Creta. Anche se il libro degli Atti non menziona mai Tito, il suo il nome compare dodici volte nelle lettere paoline. Grazie a questi dati possiamo ricostruire, seppur in modo imperfetto, la sua biografia.
Tito, nato da genitori pagani, era "un figlio prediletto secondo fede", il che significa che l'Apostolo stesso l'aveva conquistata per Cristo.
La situazione religione sull'isola era molto triste: i cretesi si arresero a molti vizi erano bugiardi, pigri, immorali. Per non parlare degli eretici. Perciò Paolo scrisse un'altra delle le sue Lettere pastorali, per consolare il suo figlio nella fede, mentre impartiva istruzioni per l'esercizio del ministero episcopale.
La lettera sarebbe stata scritta da Paolo dalla Grecia, o forse dalla Macedonia, ordinando a Tito di andare ad incontrarlo a Nicopoli, dove intende trascorrere l'inverno.
La lettera è breve e con una trama del tutto simile a quella della Prima a Timoteo: per resistere alla propaganda di dottrine malsane, per organizzare la chiese, per custodire intatto il deposito della fede.
Il saluto di questa lettera è più ampio del solito e ha una certa somiglianza con quella della lettera ai Romani.
Spiccano poi due contributi teologici: una breve sintesi della teologia della salvezza e un'altra del battesimo.
La breve sintesi della teologia della salvezza presenta una cristologia riformulata per i credenti nel mondo greco-romano. Gesù Cristo è "il nostro grande Dio e Salvatore"(Tt 2,13), un'affermazione che fa parte del gruppo selezionato di confessioni di fede nella divinità di Gesù.
L'incarnazione, pura grazia e bontà di Dio, è l'epifania o manifestazione storica ed escatologica di Gesù come Salvatore per liberare o salvare l'umanità dall'iniquità e creare un popolo purificato per Dio. Così, dal mistero pasquale di Gesù, scaturisce la Chiesa o nuovo Popolo di Dio.
Questa cristologia centrata sulla salvezza esige da parte del discepolo una condotta corretta. Tra la prima epifania di Gesù (incarnazione) e la seconda (parusia), il discepolo è chiamato a vivere questo tempo presente facendo il bene, perché Gesù Cristo lo ha salvato e consacrato a Dio, proprio perché vivesse «in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12).
La breve sintesi della teologia del battesimo annota che prima della venuta di Cristo, l'umanità si trovava in una situazione generalizzata di peccato e malvagità (Tito 3,3). Ma tutto cambiò quando Dio manifestò la sua bontà e il suo amore salvandoci per pura misericordia, non per i meriti delle nostre opere.
La salvezza di Dio per mezzo di Gesù Cristo si rende presente oggi grazie allo Spirito Santo che Dio dona in abbondanza e gratuitamente. Lo Spirito, attraverso il bagno purificatore del Battesimo, rigenera e dona una nuova esistenza, quella di figli e figlie di Dio, condizione che ci rende eredi della vita eterna. Lo Spirito Santo ricevuto nel battesimo è la base della nuova condotta cristiana che i responsabili delle comunità devono esigere da se stessi e dagli altri.
La Lettera continua raccomandando poi a Tito "nominare i presbiteri presso le città mediante una accurata selezione. Tra le condizioni richieste ai "sacerdoti" c'è soprattutto, che possiedano una "sana dottrina", in modo da poter combattere errori.
L’Apostolo chiede a Tito di procedere con fermezza nei confronti dei Cretesi perché perseverino nella fede.
In contrasto con gli insegnamenti dei falsi dottori, che sconvolgendo e distruggendo la vita familiare, Tito deve predicare la "sana dottrina". E, come un ottimo pedagogo, San Paolo specifica come debba istruire le varie classi di fedeli, tenendo conto della loro età, del loro sesso e della loro condizione. Ricorda, infatti, al Vescovo di dire agli anziani di essere sobri, seri e prudenti; che siano robusti nella fede, nell'amore e nella pazienza.
Alle donne anziane, lo stesso: che siano decenti nel portamento, che non spettegolino o siano dedite al vino, ma maestre di bene, affinché possano ispirare buone idee nelle giovani donne, insegnando loro ad amare i loro mariti e i loro figli, ad essere moderate e modeste, a prendersi cura della casa, ad essere gentili e sottomesse ai loro mariti, affinché la parola di Dio non sia screditata.
Raccomanda a Tito di incoraggiare anche i giovani ad essere prudenti, proponendosi in tutto come modello di buona condotta. Nell'insegnamento, poi, Tito deve prodigarsi di essere retto e serio, con un discorso sensato e impeccabile, in modo che la parte avversa sia piegata, non potendo muovere alcuna critica
San Paolo riassume tutto in un consiglio: essere ponderati in tutte le cose. Virtù che Paolo esige dalle varie categorie dei fedeli hanno il loro fondamento in Cristo, il quale, con la sua venuta ci ha reso visibile la volontà di Dio di salvare tutto il mondo. Egli ci ha insegnato come dobbiamo vivere mentre Incoraggia il nostro lavoro nella speranza della gloria del cielo e della sua gloria Manifestazione alla Parusia.
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