La Santa Messa
La professione della fede - il Credo
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Continuiamo la catechesi sulla Messa.
Il Credo, recitato da tutta l’assemblea, manifesta la comune risposta
a quanto insieme si è ascoltato dalla Parola di Dio.
C’è un nesso vitale tra ascolto e fede.
La fede, infatti, non nasce da fantasia di menti umane ma, come ricorda san Paolo,
«viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17).
La fede si alimenta, dunque, con l’ascolto e conduce al Sacramento.
Così, la recita del “Credo” fa sì che l’assemblea liturgica
torni a meditare e professi i grandi misteri della fede,
prima della loro celebrazione nell’Eucaristia.
È la risposta corretta alla Parola ascoltata e segno di riconoscimento tra i credenti nell'unico Signore e Salvatore. La Professione di Fede o simbolo è orientata a tutti i popoli riuniti che rispondono alla Parola di Dio, proclamando la formula della regola della fede per confessare e manifestare i grandi misteri della fede.
Il suo significato profondo è quello di esprimere l’asseso dell’assemblea alla parola di Dio ascoltata nelle letture e nell’omelia, e nelle realtà essenziali della fede; allo stesso tempo, tuttavia, è anche un’esaltazione del Dio trino che realizza la nostra salvezza. Inoltre, il Credo, nella celebrazione dell’Eucaristia, è anche un richiamo al Battesimo e un invito al suo rinnovamento
Si possono usare tre formulazioni del credo:
1. Il Simbolo degli apostoli: la professione più antica con una forte accentuazione cristologica;
2. La formula battesimale in uso nella liturgia del sacramento del battesimo;
3. Il Credo nella forma più lunga “il credo niceno-costantinopolitano”, frutto di due Concili Ecumenici, quello di Nicea del 325 e quello di Costantinopoli del 381. È il simbolo della fede che accomuna ancora oggi la Chiesa d’Occidente e d’Oriente.
Il Credo Apostolico - che è il Credo più popolare usato dai cristiani dell'Occidente - recita così: “Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, Suo Figlio unigenito, Signore nostro ...”
“Io credo in Gesù Cristo” è un’affermazione essenziale per l’economia della nostra fede.
Credere in Gesù Cristo significa credere in quello che ha detto e in quel che ha fatto.
Quante volte l’uomo contemporaneo afferma a parole di credere in Cristo, ma di fatto non mette in pratica le sue parole.
Spesso l’uomo contemporaneo si fa seguace di un Cristo reso muto dalla propria personale resistenza a udire le sue parole.
È vero che la gente può riconoscere in Gesù un grande profeta. Ascoltarlo volentieri. Ma poi, di fatto, sceglie di vivere alla giornata, seguendo le tradizioni della religiosità corrente. Più oltre fa fatica a testimoniare cristianamente la propria fede.
Salvo momenti di entusiasmo suscitati da qualche occasione. Gesù, però, come ha fatto con i suoi discepoli intende educarci a una radicale adesione a Lui, come condizione di vita feriale. Lui deve essere il centro del nostro cuore. E perciò il criterio delle nostre scelte.
Ma chi è Gesù?
L’aveva chiesto Lui stesso ai suoi amici: “La gente chi dice che io sia?” E il sondaggio ha avuto risposte differenti. L’avrebbe anche oggi se facessimo un sondaggio del genere.
Dire: Io credo in Gesù Cristo significa andare fino da Lui; non ci si può fermare a metà strada. Con Gesù non ci si può fermare a metà strada; Gesù Cristo va incontrato, amato e seguito per quello che è: Egli è il Figlio di Dio. E’ questo punto nevralgico della fede cristiana: la divinità di Gesù Cristo.
Ma non è sufficiente neppure credere nella divinità di Cristo; occorre anche testimoniarla. Chi conosce Gesù di Nazareth il Gesù della storia e il Cristo della fede e non da testimonianza di questa fede, si rende assolutamente responsabile davanti a Dio.
Questo è il cuore della fede: riconoscere in Gesù - come dirà Tommaso - "il mio Signore e il mio Dio" (Gv 20,28); credere che in quell'uomo "abita la pienezza della divinità in un modo fisico" (Col 2,9).
Il Papa Benedetto XVI commentava con queste parole la professione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Solenne professione di fede, che da allora la Chiesa continua a ripetere. Anche noi quest’oggi vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero "tesoro" per il quale vale la pena di sacrificare tutto; Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il "Figlio del Dio vivente", il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano. Quale vantaggio avrebbe l’umanità accogliendo quest’annuncio che porta con sé la gioia e la pace!” (24 agosto 2008)