La formazione della coscienza

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Viviamo in tempi in cui le certezze sono sempre meno certe e cui i principi fondamentali o generali sono sempre più messi in discussione. La confusione è usata come un modo di dominare, di gestire le persone e perfino la società o le masse sociali. 
 
Viviamo in tempi in cui la verità non esiste più: dove c'è una post-verità, una mezza-verità, una verità relativa, la “mia verità”, ciò che sembra vero, buono, giusto per me.
 
In verità oggi si assiste a una vera e propria eclissi del senso morale. E’ palpabile il relativismo etico, un senso di indifferenza diffusa, un avvilente senso del provvisorio, una cultura debole e la relativa frammentazione del sapere e delle esperienze.
 
Sono molti coloro che fanno riferimento alla propria coscienza nel loro agire e nel loro operare; ma non ci si può non domandare: la mia coscienza è una coscienza formata?
E’ solo la coscienza formata che sa discernere il bene e il male.
 
Nella tradizione cristiana “coscienza” vuol dire con-scienza: cioè il nostro essere è aperto, può ascoltare la voce dell’essere stesso, la voce di Dio.
La voce dei grandi valori è, dunque, iscritta nel nostro essere e la grandezza dell’uomo è proprio che non è chiuso in sé, non è ridotto alle cose materiali, ma ha un’interiore apertura per le cose essenziali, la possibilità di un ascolto.
 
In verità oggi si assiste a una vera e propria eclissi del senso morale. E’ palpabile il relativismo etico, un senso di indifferenza diffusa, un avvilente senso del provvisorio, una cultura debole e la relativa frammentazione del sapere e delle esperienze.
Uno degli esempi più chiari è la dittatura del relativismo.
 
Questo relativismo, questa mancanza di certezza, questa confusione sempre più evidente, ha raggiunto anche il livello della coscienza della persona. 
Lo standard morale corrente suona più o meno così: "Lo fanno tutti, allora deve essere buono …. Lo dicono i media, allora è indiscutibile. … Questo è ciò che pensa la maggioranza, quindi lo accetto incondizionatamente”.
 
Oppure lo standard morale corrente intende la libertà come la totale assenza di qualsiasi tipo di regola. Essere liberi significa per molti uomini: “faccio quello che voglio”. Una decisione è un semplice sinonimo di licenziosità, sostenuto dal sostegno ideologico degli esistenzialismi atei. Pagaiando controcorrente.
 
Da un lato difende a tutti i costi il diritto alla libera opinione e, dall'altro, diffonde consapevolmente menzogne. Inoltre, elabora un'arte e una tecnica di inganno, sotto il mantello della diffusione ideologica. In una parola, mai come oggi l'uomo è stato più barbaramente manipolato da persuasori (li chiamano influencer poiché “manipolatore” è brutto!) in campo commerciale, ideologico, politico, etico e religioso.

È necessario formare la coscienza e chiarire il giudizio morale. Solo una coscienza ben formata è retta e veritiera.
 
Quando finisce il senso critico, quando termina la capacità di chiedersi il perché, quando non si ha più l’ardire di chiedere conto a chi ha le responsabilità, quello che dice la corrente culturale in voga viene assunto senza ulteriori indugi e diventa norma per la nostra coscienza.
 
Senza entrare troppo nel dettaglio, possiamo dire che l’ethos, ossia il comportamento umano, è dettato dalla cultura che maggiormente si impone su altre e la moralità dipende dalla coscienza che tale cultura dominante forma nelle persone. 
 
Eppure dovremmo avere il coraggio e l’onestà intellettuale di affermare che non tutto è la stessa cosa. Non ogni cultura favorisce un’etica, un comportamento morale. Vi sono ideologie che sono palesemente immorali.
Ideologia e morale devono coincidere? Almeno per quanto riguarda il diritto naturale, sì.
 
Le persone devono sempre obbedire alla propria coscienza; andare contro di essa è peccare. Per occorre avere una coscienza ben formata, retta, che sappia distinguere il lecito dall’illecito a partire dall’agire etico fino all’agire morale. L'essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della sua coscienza.
 
Vale la pena ricordare che nella formazione umana la persona è intesa come unità totalizzante e realtà dinamica in costante divenire storico personale.
In tanti uomini e nella stessa società c'è un'incapacità di discernere tra il bene e il male.
 
Deve essere molto forte l’appello a formare la coscienza, a renderla oggetto di continua conversione alla verità e al bene; pertanto l’educazione in tutti i suoi aspetti è indispensabile per formare la coscienza. Il compito poi di educare la coscienza a un giudizio morale retto, in accordo con la ragione e la legge divina, come ben evidenzia il Catechismo della chiesa cattolica,“è un compito di tutta la vita”.
 
In questo tempo di Quaresima il Signore ci invita in modo particolare a guardarci dentro e scoprire cosa facciamo per formare la nostra coscienza, quanto seguiamo o meno la sua voce.
 
L’azione educativa della coscienza cristiana si radica innanzitutto nell’ascolto della Parola di Dio che illumina il credente sul suo cammino per ricercare ciò che è realmente buono.
Inoltre l’insegnamento della Chiesa, il suo Magistero, non solo faciliterà la meditazione nel cuore della Parola di Dio ma metterà in guardia da una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche che favoriscono il soggettivismo morale e ad alcuni comportamenti inaccettabili.
 
Ma altri questi mezzi per la formazione della coscienza possiamo contare sull’aiuto dello Spirito Santo che, attraverso i suoi doni, ci infonde la sapienza autentica che ci permette di discernere il bene e a ricercare le vie per attuarlo.
 
La Quaresima è un invito all'interiorità, a ritornare sulla strada del Signore, a riconoscere i suoi precetti come beni per tutti noi. Insomma, perché facciamo un buon esame di coscienza e scopriamo quanto siamo vicini alla volontà di Dio o quanto siamo vicini alla nostra volontà.
 
La Quaresima ci chiama alla conversione, che è fare dell'amore di Dio ciò che sempre ci guida.

 

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