La fede vissuta
nel Catechismo della Chiesa Cattolica
<< Torna indietro
1. UN MESSAGGIO DI SPERANZA
Nell'epoca contemporanea si avverte la centralità della «questione morale» in tutta la sua complessità, in quanto coinvolge la possibilità di affermare o di distruggere la dignità della persona, di costruire un mondo nella pace e nella giustizia, promuovendo una cultura dell'amore, oppure di subire gli effetti perversi dell'odio e della violenza. Con la caduta dei muri e il dissolversi di ideologie totalizzanti, si sono sviluppate speranze per una umanità più libera, ma non si è superato il rischio per l'uomo di vagare tra l'amarezza della delusione e l'illusione di nuove utopie, incapaci di offrire una valida ragione di vita e di impegno.
Nello stesso tempo si approfondisce l'aspirazione, spesso inconsapevole, verso i valori fondamentali dell'esistenza umana, quali la vita, l'amore, la libertà e la solidarietà, in un contesto dove «si trovano accostati e talvolta profondamente aggrovigliati tra loro il male e il bene, l'ingiustizia e la giustizia, l'angoscia e la speranza[1]». Le domande si moltiplicano: dove è il bene e dove è il male? che cosa promuove e che cosa degrada la dignità della persona? che cosa è progresso o imbarbarimento della vita sociale? quali sono le attese e i veri bisogni dell'uomo allo scadere del secondo millennio?
Non è facile trovare delle risposte soddisfacenti in una società che si presenta sempre più complessa nelle sue articolazioni e relazioni, privilegiando i riferimenti provvisori, parziali e reversibili[2]. L'individualismo radicale rifiuta ogni criterio oggettivo di distinzione del bene dal male, privilegiando il sentire epidermico, che rifiuta quanto si presenta in termini di impegno, di progetto, di sacrificio e di responsabilità[3].
Prevale la tentazione di rifugiarsi in risposte riduttive o fuorvianti, dettate da alcune tendenze socio-culturali che i mezzi di comunicazione sociale veicolano a dimensioni planetarie.
Il pluralismo di visioni, interpretazioni e soluzioni etiche, pur denotando il fervore di una ricerca mai esaurita del pensiero umano, apre la strada allo smarrimento e alla sfiducia di potersi ritrovare nella verità.
Il relativismo diffuso tende a livellare verità ed errore, bene e male, seminando indifferenza e scoraggiamento in un mondo in cui tutto è giudicato provvisorio, effimero ed inconsistente.
Il soggettivismo, pur partendo dalla riaffermazione della dignità della coscienza personale, rischia di enfatizzare la realtà interiore della persona con l'esaltazione degli aspetti di creatività ed autonomia, ma escludendo ogni riferimento ai valori oggettivi della persona stessa.
L'amoralismo, come insignificanza di ogni indicazione etica in un mondo dominato dalla tecnica, è spesso l'esito finale di un progressivo prevalere dell'avere sull'essere, delle cose sulle persone, dei consumi sui valori[4].
Queste tendenze negative non risparmiano le comunità cristiane che respirano l'atmosfera culturale nella quale sono immerse. D'altra parte la presenza cristiana nella storia degli uomini, per rimanere significativa nell'esprimere la sua carica di salvezza liberatrice, è chiamata ad operare come sale e luce, come lievito e fermento, riproponendo fedelmente il messaggio evangelico nella sua integrità.
Per svolgere questa missione il Catechismo della Chiesa Cattolica è, come dice Giovanni Paolo II, «uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale e come norma sicura per l'insegnamento della fede»[5]. Primi destinatari del Catechismo infatti la comunità cattolica e, nella comunità, i responsabili dell'educazione della fede. Nello stesso tempo non sono assenti le intenzioni ecumeniche e di dialogo con il mondo contemporaneo perché «ogni uomo che ci domandi ragione della speranza che è in noi (cfr. IPt 3,15) e che voglia conoscere ciò che
In questa prospettiva si è avvertita l'esigenza di riformulare la proposta morale cristiana per coniugare verità, credibilità e significatività[7]. Si tratta infatti di superare le visioni deformanti che riducono il messaggio morale cristiano a una forma di deteriore moralismo o a una serie più o meno estesa di divieti paralizzanti[8], invece di comprenderlo nella sua profondità di una proposta di vita nuova in Cristo[9].
A questo scopo il Catechismo, nella parte dedicata al discorso morale, si presenta come un valido strumento di studio, di consultazione, di confronto e di riferimento per chi ricerca senza pregiudizi una seria e completa presentazione dei contenuti della morale cristiana. Da una lettura integrale ed attenta di questa parte del Catechismo deriva una forte affermazione dei valori personali, familiari e sociali che orientano sulle vie della speranza la ricerca degli uomini di buona volontà.
2. CHIAMATI A PORTARE FRUTTI DI CARITÀ
La proposta morale cristiana occupa, in modo logico, la terza parte del Catechismo, dopo le parti dedicate alla presentazione del Simbolo e dei sacramenti: «Ciò che la fede confessa, i sacramenti lo comunicano:per mezzo "dei sacramenti che li hanno fatti rinascere", i cristiani sono divenuti "figli di Dio"(Gv 1,12; IGv 3,1), "partecipi della natura divi-na"(2Pt 1,4). Riconoscendo nella fede la loro nuova dignità i cristiani sono chiamati a comportarsi ormai "da cittadini degni del vangelo" (FU 1,27)» (CCC 1692). Le enunciazioni sul Credo e sulla vita sacramentale costituiscono il grande indicativo della vita cristiana, che sta alla base e giustifica gli imperativi della proposta morale nella sua intenzionalità profonda e nelle sue ultime motivazioni.
Non si possono ignorare i fondamenti se si vogliono comprendere in modo corretto le conseguenze pratiche derivate: ortodossia e ortoprassi, fede e vita si richiamano in modo costante e armonico.
Analizzando la terza parte del Catechismo ci si accorge che segue, nella sua struttura generale, l'invito del Vaticano II a perfezionare la teologia morale in modo che «illustri l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutti nella carità per la vita del mondo»(OT 16).
Il tema della vocazione dell'uomo è esposto nella prima sezione che, in tre capitoli, presenta gli elementi essenziali della antropologia morale cristiana, incentrata sulla dignità della persona creata ad immagine di Dio, ricreata dalla redenzione di Cristo e chiamata alla beatitudine.
In questa luce il primo capitolo sviluppa con ordine le articolazioni essenziali dell'agire cristiano: la libertà, la moralità degli atti umani e dei sentimenti, le virtù e il peccato, sottolineando la centralità della coscienza e l'importanza della sua formazione.
Nel secondo capitolo l'attenzione si sposta sulla dimensione sociale della persona e sulle istituzioni che concretizzano storicamente l'essenziale socialità dell'uomo negli ambiti dell'economia, della politica e della cultura.
Il terzo capitolo spiega il rapporto tra la funzione imperativa e pedagogica della legge nelle sue varie espressioni e l'indispensabilità della grazia, come dono dello Spirito che giustifica e santifica, abilitando il cristiano a rispondere alla chiamata divinizzatrice di Dio.
La prima sezione si chiude con un articolo dedicato alla Chiesa, maestra di verità attraverso il suo servizio di magistero, ed educatrice del senso morale dei fedeli. I battezzati, vivendo l'impegno morale con fedeltà, divengono testimoni del vangelo, partecipi della missione della Chiesa nel mondo. La testimonianza della vita è un apporto fondamentale per l'edificazione della comunità cristiana, per la realizzazione del Regno di Dio e per aprire vie nuove agli uomini che si interrogano e ricercano la fede in Dio[10].
La seconda sezione del Catechismo presenta il Decalogo come la sintesi delle condizioni di vita richieste dall'Alleanza tra Dio e il suo popolo. Sono comandi che garantiscono il cammino di liberazione dell'uomo dalla schiavitù del peccato, per orientarlo sulle vie della comunione di vita e d'amore con Dio. Gesù ha riproposto integralmente i dieci Comandamenti, portandoli alla perfezione nel discorso della montagna e indicandoli come interpretazione concreta del precetto della carità. Questo insegnamento è stato recepito nella Tradizione della Chiesa che ne ha tratto lo schema della sua catechesi morale[11].
Oltre a questi motivi il Catechismo stesso ne mette in luce un altro. Dato che «il Decalogo contiene una espressione privilegiata della "legge naturale"» (n. 2070), ogni uomo è in grado di conoscere quanto comanda attraverso la coscienza, che costituisce il luogo in cui «i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale»(GS 16).
Dopo aver esposto queste motivazioni che giustificano la scelta di organizzare la proposta morale cristiana secondo l'ordine del Decalogo, il Catechismo presenta i contenuti dei dieci Comandamenti, suddividendoli in due gruppi. I primi tre comandamenti sono posti sotto il titolo comprensivo dell'amore dovuto a Dio, mentre gli altri sette hanno come introduzione comune il precetto dell'amore del prossimo.
La struttura unitaria della morale cristiana richiede una lettura non frammentaria del testo, in quanto si rischierebbe di dissolvere l'armonia architettonica del complesso, perdendo di vista la logica che sostiene le singole affermazioni. La prima sezione con l'esposizione dell'antropologia morale cristiana e la seconda con la presentazione del Decalogo si richiamano e interagiscono costantemente. Per esempio non si comprende l'elencazione delle norme di comportamento se non si coglie il loro compito di guidare la formazione della coscienza; non si capisce il significato del peccato e dei peccati, senza riferirsi alla libertà della persona chiamata a costruire la propria vita secondo atteggiamenti virtuosi; si sottovalutano i valori della vita familiare e sociale, se si ignora il progetto di Dio sulla coppia coniugale e sulle relazioni interpersonali.
Una lettura unitaria, per cogliere la globalità della fede della Chiesa nel mistero di Cristo, è facilitata dalle sintesi che concludono ogni articolo del Catechismo. Anzi una sintesi complessiva della catechesi della vita nuova in Cristo è presentata nella introduzione alla parte morale (cfr. n. 1697), dove si afferma che la catechesi sarà:
- una catechesi dello Spirito Santo, guida interiore alla pienezza della vita in Cristo;
- una catechesi della grazia, che ci salva rendendoci capaci di portare frutti per la vita eterna;
- una catechesi delle beatitudini, quale via di Cristo per la beatitudine finale;
- una catechesi del peccato e del perdono, perché questa è la verità e la salvezza per l'uomo;
- una catechesi delle virtù umane, che avvia alla comprensione della bellezza degli atteggiamenti orientati al bene;
- una catechesi delle virtù cristiane della fede, speranza e carità, realizzate nella vita dei santi;
- una catechesi del duplice precetto della carità, concretizzato nel Decalogo;
- una catechesi ecclesiale, perché è nella comunità che la vita cristiana cresce e si comunica.
3. PER LA VITA DEL MONDO
La proposta morale cristiana è presentata nel Catechismo a partire dal messaggio delle beatitudini, che sconvolge ogni effimero messaggio di felicità umana fondato sul piacere, sul possesso o sul dominio. Solo nella luce dell'insegnamento di Cristo è possibile cogliere la logica della piena realizzazione della persona in tutte le risorse e le aspirazioni della sua umanità, nella quale si riflette l'immagine e la somiglianza con il Creatore. Troppo spesso il discorso morale cristiano è interpretato in termini di limitazione della libertà o di diminuzione delle potenzialità umane. Al contrario è proprio Cristo che «svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (GS 22), per cui «chiunque segue Cristo, l'Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo»(GS 41). Quando si contrappone l'«umano» al «cristiano» in termini di esclusione, significa che non si è compreso appieno o quali sono le au-tentiche esigenze dell'«umano» o quali sono i veri contenuti del «cristiano».
Questa realtà trova la sua espressione tipica nella centralità del comandamento della carità, come esigenza fondamentale di tutta la vita cristiana. Nella sua ispirazione trovano la motivazione ultima tutti gli altri Comandamenti (cfr. nn. 1822-1829). Ed è proprio nella autentica capacità di amore oblativo che le scienze dell'uomo riconoscono la condizione per il pieno sviluppo della persona verso la maturità.
Il discorso sulla persona, il Catechismo lo completa sottolineandone l'essenziale dimensione sociale (cfr. n. 1879). È significativo che il discorso sulla «comunità umana» sia inserito nella prima sezione della trattazione morale, nel contesto della antropologia morale cristiana (cfr. n. 1877-1948). Lo sviluppo delle tematiche sociali troverà poi la sua piena esplicitazione nella presentazione della seconda tavola dei Comandamenti, con i temi della famiglia (nn. 2201-2233), della società civile (nn. 2234-2257), del rispetto della vita e della dignità delle persone (nn. 2259-2301), della pace (nn. 2302-2330), della coppia umana e del matrimonio (nn. 2331-2400), dei beni economici (nn. 2401-2463) e del valore sociale della verità (nn. 2464-2513).
Ne risulta una armonica corrispondenza tra la dignità e la responsabilità di ogni singola persona e la sua presenza attiva nella società. Il cristiano sa di essere chiamato a portare «frutti di carità per la vita del mondo-», incarnando la fede nel tessuto della storia e della cultura dell'umanità. L'integrazione tra fede e vita, tra fede e storia, tra fede e cultura è un compito sempre attuale della comunità cristiana, soprattutto quando si vivono svolte epocali e trasformazioni radicali, che richiedono una nuova inculturazione del messaggio evangelico[12].
È in questa prospettiva che il Catechismo della Chiesa Cattolica può rendere un grande servizio, offrendo agli operatori della catechesi uno strumento sicuro per leggere la situazione dei contesti umani in cui svolgono il loro ministero alla luce della verità evangelica, conservata ed espressa in una continua tradizione-comunicazione della fede. Questo è il più grande servizio che
4. LE FONTI DELLA PROPOSTA MORALE CRISTIANA
«Un catechismo deve presentare con fedeltà ed in modo organico l'insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e del magistero autentico, come pure l'eredità spirituale dei Padri, dei santi e delle sante del
Può essere interessante verificare come queste fonti sono state utilizzate nella redazione della parte morale del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Da una rapida indagine di carattere quantitativo, risulta che le citazioni della Sacra Scrittura sono complessivamente 643: 444 dai libri del Nuovo Testamento e 199 dai libri dell'Antico Testamento[13]. I libri neotestamentari più citati sono i vangeli: Matteo con 64/51 citazioni, Giovanni con 27/10, Luca con 14/17, Marco con 11/9. Tra le lettere paoline sono privilegiate
Tra i libri veterotestamentari sono numerose le citazioni, per il loro più diretto riferimento al Nuovo Testamento, di Esodo con 33/4 volte, Deuteronomio con 26/10, Genesi con 11/18 e dei Salmi con 21/3[15]. Già questi numeri, pur nella loro aridità, sono significativi per intuire come tutta l'esposizione del Catechismo è saldamente fondata sulla parola di Dio.
Alla Parola biblica è strettamente unita la testimonianza della Tradizione e del magistero che ne assicurano l'interpretazione vitale per ogni generazione: «
Testimoni privilegiati della Tradizione sono i Padri del
Altre testimonianze importanti per la catechesi sono quelle tratte dai libri liturgici e dagli scritti di santi e sante, che hanno concretizzato nella loro vita una interpreta-zione concreta ed eminente dell'ideale cristiano[19].
Da questo semplice elenco si delinea il quadro complesso e ricco delle fonti alle quali la catechesi deve riferirsi in modo armonico ed equilibrato. Il Catechismo della Chiesa Cattolica costituisce un esempio che i Catechismi delle Chiese locali sono chiamati a sviluppare, valorizzando i tesori delle loro testimonianze di santità, di vita liturgica e di tradizioni religiose, sempre nella fedeltà all'insegnamento della Scrittura, della Tradizione e del magistero universale.
5. PER UN VERO RINNOVAMENTO MORALE
Nel periodo postconciliare si è assistito a un rifiuto generalizzato del modo tradizionale in cui si presentava la morale cristiana, messa sotto accusa per i suoi caratteri di autoritarismo, eteronomia, individualismo e legalismo. In contrapposizione si è proceduto esaltando l'autonomia personale, la soggettività e la creatività nell'individuare valori alternativi e nuove norme che li interpretino.
D'altra parte si è constatata l'incertezza e la precarietà di una morale puramente soggettiva e intenzionale, che rischia di esaurirsi nella ricerca di soddisfare i bisogni secondo il criterio del piacere individualistico, come criterio unico e decisivo nel distinguere il bene dal male. L'esito di questa tendenza è la dissoluzione di ogni autentica proposta morale, avviando sulla via dell'indifferenza, dello spontaneismo e in definitiva del nichilismo.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica invece, fonda il discorso della responsabilità morale sulla «persona chiamata da Cristo nello Spirito», per aiutarla a scoprire le esigenze del suo essere e della sua dignità di creatura fatta ad immagine di Dio, perché si realizzi in pienezza nella sua essenziale relazionalità a Dio, alle altre persone e al cosmo. Nella persona abbiamo infatti una realtà ontologica, dotata dal Creatore di potenzialità dinamiche che la aprono ad una continua novità di auto-comprensione e di autorealizzazione. In questo cammino, superando ogni soggettivismo individualistico ed ogni oggettivismo cosificante, il cristiano incontra vitalmente Cristo, l'uomo perfetto (GS 41). Su questa base il Catechismo dovrebbe diventare il punto di riferimento per la formazione di una autentica coscienza morale cristiana. Riscoprendo e ridefinendo la propria identità morale, il cristiano è invitato a configurare tutta la sua vita alla luce di una scelta di carità, quale coerente verifica dell'autenticità della fede creduta e celebrata. Di conseguenza nelle varie situazioni che la vita gli propone sa trovare nelle leggi morali le necessarie mediazioni tra l'assoluto dell'amore e il contingente della storia.
In questa prospettiva il cristiano apprende l'arte del discernimento, per giungere con lucidità e responsabilità a decisioni che manifestino e realizzino gli autentici valori della sua personalità cristiana, seguendo l'invito di Paolo: « Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,1-2).
[1] Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Christifideles laici, 3.
[2] Cfr. V. Cesareo, Società complessa e cultura di
[3] Cfr. I. Vaccarini, La condizione «postmoderna»: una sfida per la cultura cristiana, in Aggiornamenti Sociali 2 (1990) 119-135.
[4] Cfr. P. vanzan, Per una contestualizzazione del discernimento circa l'essere e l'agire dei religiosi nell'oggi della Chiesa comunionale, in vista dell'evangelizzazione del mondo contemporaneo, in AA.VV., Formazione al discernimento nella vita religiosa, Rogate, Roma 1988, pp. 13-58.
[5] Giovanni Paolo II, Costituzione Apostolica Fidei depositum, 4.
[6] Ibid.
[7] Cfr. C. Bissoli, Un catechismo per il nostro tempo? Attualità e senso del dibattito sulla attuale proposta di un «Catechismo per
[8] Le indiscrezioni apparse sulla stampa, prima della pubblicazione ufficiale del Catechismo, offrono un esempio di come si possa banalizzare la proposta morale cristiana, riducendola ad un elenco di divieti, presentati con sufficienza ed ironia, senza alcuna attenzione alle motivazioni che li giustificano.
[9] Cfr. R. Frattallone, La morale nella catechesi. Memoria e progetto, LDC, Leumann-Torino 1986.
[10] È soprattutto dalla testimonianza della vita che si sviluppa la dimensione «missionaria», che anima tutto il Catechismo e che è sottolineata in diversi suoi enunciati. Cfr. Commissione Editoriale, Dossier informativo, in II Regno Documenti 15 (1992) 453.
[11] Cfr. W. Langer, Decalogo, in Gevaert J. (a cura di), Dizionario di catechetica, LDC, Leumann-Torino 1987, pp. 197-199.
[12] Lo stesso Giovanni Paolo II ricorda che il Catechismo «è destinato ad incoraggiare ed aiutare la redazione di nuovi Catechismi locali, che tengano conto delle diverse situazioni e culture, ma che custodiscano con cura l'unità della fede e la fedeltà alla dottrina cattolica». (Fidei depositum, 4) In questa prospettiva cfr. J. Ratzinger, Catechismo e inculturazione, In // Regno - Documenti 19 (1992) 585-589.
[13] Dal Nuovo Testamento risultano 259 citazioni riportate per esteso nel testo del Catechismo e 185 rinvii ai libri neotestamentari. Dall'Antico Testamento risultano rispettivamente 131 e 68 citazioni. (D'ora in poi indicherò questa duplice modalità di citazione con due numeri separati da una barra).
[14] Per completezza segnaliamo le altre citazioni: At 6/3; 2Cor 4/1; Fil 5/1; Col 9/4; 1Ts 1/2; 2Ts 1; ITm 5/6; 2Tm 3/5; Tt 3/1; Fm 1; Eb 8/1; IPt 3/3; 2Pt 1/2; Ap 4/1.
[15] Altre citazioni sono tratte dai seguenti libri anticotestamentari: Lv 2/3; Nm 0/1; Gs 1; 2Sam 0/2; IRe 0/3; 2Re 0/1; 2Cr 0/1; Tb 2/2; Gb 1; Pro 5/3; Sap 10/2; Sir 11/4; Is 1/5; Ger 1/4; Ez 0/1; Dn 1; Os 0/2; Am 4; Mie 0/1.
[16] Con un numero minore di citazioni significative sono presenti: Basilio (3); Ignazio di Antiochia (3); Gregorio Magno (3); Tertulliano (2); Giustino (2); Origene (2). Seguono con una citazione ciascuno: Giovanni Cassiano; Atanasio; Policarpo; Ambrogio; Clemente Romano e Leone Magno. Da notare inoltre due citazioni dal
[17] Altri documenti conciliari citati: Inter mirifica (5); Apostolicam actuosita-tem (4); Sacrosanctum concilium (3); Gravissimum educationis (2); Dei verbum(l); Ad gentes (1); Nostra aetate (1). Da notare, in tema di magistero conciliare, 12 citazioni del Concilio di Trento ed una del Concilio di Nicea.
[18] Altri Papi citati: Pio VI (1); Pio IX (1); Pio XI (3); Leone XIII (6); Pio XII (9); Giovanni XXIII (5); Paolo VI (10). Per completezza segnaliamo altre citazioni: Codice di Diritto Canonico (34); Catechismo Romano (3); Rito della Penitenza (3); Messale Romano (2); Congregazione per
[19] Il Catechismo riporta 2 citazioni di sant'Ignazio di Loyola ed una di santi Teresa d'Avila, santa Teresa del Bambino Gesù, san Francesco di Sales, santa Giovanna d'Arco, santa Caterina da Siena, san Giovanni Eudes e santa Rosa da Lima. A queste vanno aggiunte 3 citazioni di testi del card. Newman.