La fede vissuta
nel Catechismo della Chiesa Cattolica

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1. UN MESSAGGIO DI SPERANZA

Nell'epoca contemporanea si avverte la centralità della «questione morale» in tutta la sua complessità, in quanto coinvolge la possibilità di affermare o di distruggere la di­gnità della persona, di costruire un mondo nella pace e nel­la giustizia, promuovendo una cultura dell'amore, oppure di subire gli effetti perversi dell'odio e della violenza. Con la caduta dei muri e il dissolversi di ideologie totalizzanti, si sono sviluppate speranze per una umanità più libera, ma non si è superato il rischio per l'uomo di vagare tra l'ama­rezza della delusione e l'illusione di nuove utopie, incapaci di offrire una valida ragione di vita e di impegno.

Nello stesso tempo si approfondisce l'aspirazione, spes­so inconsapevole, verso i valori fondamentali dell'esisten­za umana, quali la vita, l'amore, la libertà e la solidarietà, in un contesto dove «si trovano accostati e talvolta profon­damente aggrovigliati tra loro il male e il bene, l'ingiustizia e la giustizia, l'angoscia e la speranza[1]». Le domande si moltiplicano: dove è il bene e dove è il male? che cosa pro­muove e che cosa degrada la dignità della persona? che co­sa è progresso o imbarbarimento della vita sociale? quali sono le attese e i veri bisogni dell'uomo allo scadere del se­condo millennio?

 

Non è facile trovare delle risposte soddisfacenti in una società che si presenta sempre più complessa nelle sue ar­ticolazioni e relazioni, privilegiando i riferimenti provvisori, parziali e reversibili[2]. L'individualismo radicale rifiuta ogni criterio oggettivo di distinzione del bene dal male, pri­vilegiando il sentire epidermico, che rifiuta quanto si pre­senta in termini di impegno, di progetto, di sacrificio e di responsabilità[3].

Prevale la tentazione di rifugiarsi in risposte riduttive o fuorvianti, dettate da alcune tendenze socio-culturali che i  mezzi di comunicazione sociale veicolano a dimensioni planetarie.

Il pluralismo di visioni, interpretazioni e soluzioni eti­che, pur denotando il fervore di una ricerca mai esaurita del pensiero umano, apre la strada allo smarrimento e alla sfiducia di potersi ritrovare nella verità.

Il relativismo diffuso tende a livellare verità ed errore, bene e male, seminando indifferenza e scoraggiamento in un mondo in cui tutto è giudicato provvisorio, effimero ed inconsistente.

Il soggettivismo, pur partendo dalla riaffermazione del­la dignità della coscienza personale, rischia di enfatizzare la realtà interiore della persona con l'esaltazione degli aspetti di creatività ed autonomia, ma escludendo ogni ri­ferimento ai valori oggettivi della persona stessa.

L'amoralismo, come insignificanza di ogni indicazione etica in un mondo dominato dalla tecnica, è spesso l'esito finale di un progressivo prevalere dell'avere sull'essere, delle cose sulle persone, dei consumi sui valori[4].

 

Queste tendenze negative non risparmiano le comunità cristiane che respirano l'atmosfera culturale nella quale sono immerse. D'altra parte la presenza cristiana nella sto­ria degli uomini, per rimanere significativa nell'esprimere la sua carica di salvezza liberatrice, è chiamata ad operare come sale e luce, come lievito e fermento, riproponendo fe­delmente il messaggio evangelico nella sua integrità.

Per svolgere questa missione il Catechismo della Chiesa Cattolica è, come dice Giovanni Paolo II, «uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale e come norma sicura per l'insegnamento della fede»[5]. Primi destinatari del Catechismo infatti la comunità cattolica e, nella comunità, i responsabili dell'educazione della fede. Nello stesso tempo non sono assenti le intenzioni ecumeniche e di dialogo con il mondo contemporaneo perché «ogni uomo che ci domandi ragione della speranza che è in noi (cfr. IPt 3,15) e che voglia conoscere ciò che la Chiesa Catto­lica crede»[6] possa riferirsi con sicurezza ad un testo auto­revole.

 

In questa prospettiva si è avvertita l'esigenza di rifor­mulare la proposta morale cristiana per coniugare verità, credibilità e significatività[7]. Si tratta infatti di superare le visioni deformanti che riducono il messaggio morale cri­stiano a una forma di deteriore moralismo o a una serie più o meno estesa di divieti paralizzanti[8], invece di com­prenderlo nella sua profondità di una proposta di vita nuo­va in Cristo[9].

A questo scopo il Catechismo, nella parte dedicata al di­scorso morale, si presenta come un valido strumento di studio, di consultazione, di confronto e di riferimento per chi ricerca senza pregiudizi una seria e completa presenta­zione dei contenuti della morale cristiana. Da una lettura integrale ed attenta di questa parte del Catechismo deriva una forte affermazione dei valori personali, familiari e so­ciali che orientano sulle vie della speranza la ricerca degli uomini di buona volontà.

 

2. CHIAMATI A PORTARE FRUTTI DI CARITÀ

 

La proposta morale cristiana occupa, in modo logico, la terza parte del Catechismo, dopo le parti dedicate alla presentazione del Simbolo e dei sacramenti: «Ciò che la fede confessa, i sacramenti lo comunicano:per mezzo "dei sacra­menti che li hanno fatti rinascere", i cristiani sono divenuti "figli di Dio"(Gv 1,12; IGv 3,1), "partecipi della natura divi-na"(2Pt 1,4). Riconoscendo nella fede la loro nuova dignità i cristiani sono chiamati a comportarsi ormai "da cittadini degni del vangelo" (FU 1,27)» (CCC 1692). Le enunciazioni sul Credo e sulla vita sacramentale costituiscono il grande indicativo della vita cristiana, che sta alla base e giustifica gli imperativi della proposta morale nella sua intenzionali­tà profonda e nelle sue ultime motivazioni.

Non si possono ignorare i fondamenti se si vogliono comprendere in modo corretto le conseguenze pratiche de­rivate: ortodossia e ortoprassi, fede e vita si richiamano in modo costante e armonico.

 

Analizzando la terza parte del Catechismo ci si accorge che segue, nella sua struttura generale, l'invito del Vatica­no II a perfezionare la teologia morale in modo che «illu­stri l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro ob­bligo di apportare frutti nella carità per la vita del mondo»(OT 16).

Il tema della vocazione dell'uomo è esposto nella prima sezione che, in tre capitoli, presenta gli elementi essenziali della antropologia morale cristiana, incentrata sulla digni­tà della persona creata ad immagine di Dio, ricreata dalla redenzione di Cristo e chiamata alla beatitudine.

In questa luce il primo capitolo sviluppa con ordine le articolazioni essenziali dell'agire cristiano: la libertà, la moralità degli atti umani e dei sentimenti, le virtù e il pec­cato, sottolineando la centralità della coscienza e l'impor­tanza della sua formazione.

Nel secondo capitolo l'attenzione si sposta sulla dimen­sione sociale della persona e sulle istituzioni che concretiz­zano storicamente l'essenziale socialità dell'uomo negli ambiti dell'economia, della politica e della cultura.

Il terzo capitolo spiega il rapporto tra la funzione impe­rativa e pedagogica della legge nelle sue varie espressioni e l'indispensabilità della grazia, come dono dello Spirito che giustifica e santifica, abilitando il cristiano a risponde­re alla chiamata divinizzatrice di Dio.

 

La prima sezione si chiude con un articolo dedicato alla Chiesa, maestra di verità attraverso il suo servizio di magi­stero, ed educatrice del senso morale dei fedeli. I battezza­ti, vivendo l'impegno morale con fedeltà, divengono testi­moni del vangelo, partecipi della missione della Chiesa nel mondo. La testimonianza della vita è un apporto fonda­mentale per l'edificazione della comunità cristiana, per la realizzazione del Regno di Dio e per aprire vie nuove agli uomini che si interrogano e ricercano la fede in Dio[10].

La seconda sezione del Catechismo presenta il Decalogo come la sintesi delle condizioni di vita richieste dall'Al­leanza tra Dio e il suo popolo. Sono comandi che garanti­scono il cammino di liberazione dell'uomo dalla schiavitù del peccato, per orientarlo sulle vie della comunione di vita e d'amore con Dio. Gesù ha riproposto integralmente i die­ci Comandamenti, portandoli alla perfezione nel discorso della montagna e indicandoli come interpretazione concre­ta del precetto della carità. Questo insegnamento è stato recepito nella Tradizione della Chiesa che ne ha tratto lo schema della sua catechesi morale[11].

Oltre a questi motivi il Catechismo stesso ne mette in luce un altro. Dato che «il Decalogo contiene una espressio­ne privilegiata della "legge naturale"» (n. 2070), ogni uomo è in grado di conoscere quanto comanda attraverso la co­scienza, che costituisce il luogo in cui «i cristiani si unisco­no agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere se­condo verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale»(GS 16).

Dopo aver esposto queste motivazioni che giustificano la scelta di organizzare la proposta morale cristiana secondo l'ordine del Decalogo, il Catechismo presenta i contenuti dei dieci Comandamenti, suddividendoli in due gruppi. I primi tre comandamenti sono posti sotto il titolo comprensivo del­l'amore dovuto a Dio, mentre gli altri sette hanno come in­troduzione comune il precetto dell'amore del prossimo.

 

La struttura unitaria della morale cristiana richiede una lettura non frammentaria del testo, in quanto si ri­schierebbe di dissolvere l'armonia architettonica del com­plesso, perdendo di vista la logica che sostiene le singole affermazioni. La prima sezione con l'esposizione dell'an­tropologia morale cristiana e la seconda con la presenta­zione del Decalogo si richiamano e interagiscono costante­mente. Per esempio non si comprende l'elencazione delle norme di comportamento se non si coglie il loro compito di guidare la formazione della coscienza; non si capisce il significato del peccato e dei peccati, senza riferirsi alla li­bertà della persona chiamata a costruire la propria vita se­condo atteggiamenti virtuosi; si sottovalutano i valori del­la vita familiare e sociale, se si ignora il progetto di Dio sul­la coppia coniugale e sulle relazioni interpersonali.

 

Una lettura unitaria, per cogliere la globalità della fede della Chiesa nel mistero di Cristo, è facilitata dalle sintesi che concludono ogni articolo del Catechismo. Anzi una sin­tesi complessiva della catechesi della vita nuova in Cristo è presentata nella introduzione alla parte morale (cfr. n. 1697), dove si afferma che la catechesi sarà:

-         una catechesi dello Spirito Santo, guida interiore alla pienezza della vita in Cristo;

-         una catechesi della grazia, che ci salva rendendoci ca­paci di portare frutti per la vita eterna;

-         una catechesi delle beatitudini, quale via di Cristo per la beatitudine finale;

-         una catechesi del peccato e del perdono, perché questa è la verità e la salvezza per l'uomo;

-         una catechesi delle virtù umane, che avvia alla com­prensione della bellezza degli atteggiamenti orientati al bene;

-         una catechesi delle virtù cristiane della fede, speranza e carità, realizzate nella vita dei santi;

-         una catechesi del duplice precetto della carità, concre­tizzato nel Decalogo;

-         una catechesi ecclesiale, perché è nella comunità che la vita cristiana cresce e si comunica.


3. PER LA VITA DEL MONDO

La proposta morale cristiana è presentata nel Catechi­smo a partire dal messaggio delle beatitudini, che sconvolge ogni effimero messaggio di felicità umana fondato sul piacere, sul possesso o sul dominio. Solo nella luce dell'in­segnamento di Cristo è possibile cogliere la logica della piena realizzazione della persona in tutte le risorse e le aspirazioni della sua umanità, nella quale si riflette l'im­magine e la somiglianza con il Creatore. Troppo spesso il discorso morale cristiano è interpreta­to in termini di limitazione della libertà o di diminuzione delle potenzialità umane. Al contrario è proprio Cristo che «svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (GS 22), per cui «chiunque segue Cristo, l'Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo»(GS 41). Quando si con­trappone l'«umano» al «cristiano» in termini di esclusione, significa che non si è compreso appieno o quali sono le au-tentiche esigenze dell'«umano» o quali sono i veri contenu­ti del «cristiano».

 

Questa realtà trova la sua espressione tipica nella cen­tralità del comandamento della carità, come esigenza fon­damentale di tutta la vita cristiana. Nella sua ispirazione trovano la motivazione ultima tutti gli altri Comandamenti (cfr. nn. 1822-1829). Ed è proprio nella autentica capacità di amore oblativo che le scienze dell'uomo riconoscono la condizione per il pieno sviluppo della persona verso la ma­turità.

Il discorso sulla persona, il Catechismo lo completa sot­tolineandone l'essenziale dimensione sociale (cfr. n. 1879). È significativo che il discorso sulla «comunità umana» sia inserito nella prima sezione della trattazione morale, nel contesto della antropologia morale cristiana (cfr. n. 1877-1948). Lo sviluppo delle tematiche sociali troverà poi la sua piena esplicitazione nella presentazione della secon­da tavola dei Comandamenti, con i temi della famiglia (nn. 2201-2233), della società civile (nn. 2234-2257), del rispetto della vita e della dignità delle persone (nn. 2259-2301), della pace (nn. 2302-2330), della coppia umana e del matrimonio (nn. 2331-2400), dei beni economici (nn. 2401-2463) e del va­lore sociale della verità (nn. 2464-2513).

 

Ne risulta una armonica corrispondenza tra la dignità e la responsabilità di ogni singola persona e la sua presenza attiva nella società. Il cristiano sa di essere chiamato a portare «frutti di carità per la vita del mondo-», incarnando la fede nel tessuto della storia e della cultura dell'umanità. L'integrazione tra fede e vita, tra fede e storia, tra fede e cultura è un compito sempre attuale della comunità cri­stiana, soprattutto quando si vivono svolte epocali e tra­sformazioni radicali, che richiedono una nuova inculturazione del messaggio evangelico[12].

È in questa prospettiva che il Catechismo della Chiesa Cattolica può rendere un grande servizio, offrendo agli operatori della catechesi uno strumento sicuro per leggere la situazione dei contesti umani in cui svolgono il loro mi­nistero alla luce della verità evangelica, conservata ed espressa in una continua tradizione-comunicazione della fede. Questo è il più grande servizio che la Chiesa è chiama­ta ad offrire all'umanità.

  

4. LE    FONTI DELLA PROPOSTA MORALE CRISTIANA

 

«Un catechismo deve presentare con fedeltà ed in modo organico l'insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradi­zione vivente nella Chiesa e del magistero autentico, come pure l'eredità spirituale dei Padri, dei santi e delle sante del­la Chiesa per permettere di conoscere meglio il mistero cri­stiano e di ravvivare la fede del popolo di Dio» (FD3). Con que­ste parole Giovanni Paolo II indica le sorgenti della dottri­na cattolica.

Può essere interessante verificare come queste fonti so­no state utilizzate nella redazione della parte morale del Catechismo della Chiesa Cattolica.

La Scrittura è con tutta evidenza la fonte primaria, l'a­nima e il «libro» di ogni catechesi, in quanto contiene la pa­rola di Dio incarnata in linguaggio umano, perché gli uomini possano conoscere il mistero di Cristo e, in esso, tutto il mistero dell'amore di Dio (RdC 105)

Da una rapida indagine di carattere quantitativo, risul­ta che le citazioni della Sacra Scrittura sono complessiva­mente 643: 444 dai libri del Nuovo Testamento e 199 dai li­bri dell'Antico Testamento[13]. I libri neotestamentari più citati sono i vangeli: Matteo con 64/51 citazioni, Giovanni con 27/10, Luca con 14/17, Marco con 11/9. Tra le lettere paoline sono privilegiate la Lettera ai Romani con 30/28 ci­tazioni, la 1Corinti con 12/17, Efesini con 19/6 e Calati con 12/5. Sono in evidenza inoltre la 1 Lettera di Giovanni con 7/7 citazioni e la Lettera di Giacomo con 9/5[14].

Tra i libri veterotestamentari sono numerose le citazio­ni, per il loro più diretto riferimento al Nuovo Testamento, di Esodo con 33/4 volte, Deuteronomio con 26/10, Genesi con 11/18 e dei Salmi con 21/3[15]. Già questi numeri, pur nella loro aridità, sono significativi per intuire come tutta l'esposizione del Catechismo è saldamente fondata sulla parola di Dio.

 

Alla Parola biblica è strettamente unita la testimonian­za della Tradizione e del magistero che ne assicurano l'interpretazione vitale per ogni generazione: «La Tradizione fa conoscere alla Chiesa la Scrittura autentica, la interpreta con la voce viva di ogni tempo e la rende sempre operante, così che il Padre continua a manifestarsi nel suo popolo, Cristo annuncia ancora il suo vangelo, lo Spirito fa progre­dire i credenti nella verità... Al vivo magistero dei pastori è affidato da Cristo l'ufficio di interpretare autenticamente in suo nome la parola di Dio, contenuta nella Tradizione e nel­la Scrittura. Essi servono la Parola e ad essa fedelmente si attengono con l'assistenza dello Spirito Santo» (RdC 110).

 

Testimoni privilegiati della Tradizione sono i Padri del­la Chiesa. Limitandoci sempre ad una rilevazione quantita­tiva, si nota nel Catechismo una netta prevalenza di citazio­ni dalle opere di sant'Agostino: sono 33 testi che contribui­scono a spiegare in modo vivo i contenuti del messaggio morale cristiano. Seguono con 5 citazioni ciascuno Grego-rio di Nissa, Ireneo e Giovanni Crisostomo[16]. Tra i testi del magistero le citazioni più numerose sono quelle tratte dai testi del Concilio Vaticano II, con una net­ta prevalenza di tre documenti: Gaudium et spes con 62/26 citazioni, Lumen gentium con 12/4 e Dignitatis humanae con 12/4[17]. È notevole anche l'utilizzazione di testi tratti dai documenti magisteriali di Giovanni Paolo II: 17/16 cita­zioni da Centesimus annus; 9/4 da Familiaris consortio; 6/7 da Sollicitudo rei socialis; 1/6 da Laborem exercens; 3 da Dominum et vivificantem; 1 da Mulieris dignitatem e da Ca­techesi tradendae[18].

 

Altre testimonianze importanti per la catechesi sono quelle tratte dai libri liturgici e dagli scritti di santi e san­te, che hanno concretizzato nella loro vita una interpreta-zione concreta ed eminente dell'ideale cristiano[19].

Da questo semplice elenco si delinea il quadro comples­so e ricco delle fonti alle quali la catechesi deve riferirsi in modo armonico ed equilibrato. Il Catechismo della Chiesa Cattolica costituisce un esempio che i Catechismi delle Chiese locali sono chiamati a sviluppare, valorizzando i tesori delle loro testimonianze di santità, di vita liturgica e di tradizioni religiose, sempre nella fedeltà all'insegna­mento della Scrittura, della Tradizione e del magistero universale.

 

5.  PER UN VERO RINNOVAMENTO MORALE

 

Nel periodo postconciliare si è assistito a un rifiuto ge­neralizzato del modo tradizionale in cui si presentava la morale cristiana, messa sotto accusa per i suoi caratteri di autoritarismo, eteronomia, individualismo e legalismo. In contrapposizione si è proceduto esaltando l'autonomia personale, la soggettività e la creatività nell'individuare valori alternativi e nuove norme che li interpretino.

D'altra parte si è constatata l'incertezza e la precarietà di una morale puramente soggettiva e intenzionale, che ri­schia di esaurirsi nella ricerca di soddisfare i bisogni se­condo il criterio del piacere individualistico, come criterio unico e decisivo nel distinguere il bene dal male. L'esito di questa tendenza è la dissoluzione di ogni autentica propo­sta morale, avviando sulla via dell'indifferenza, dello spon­taneismo e in definitiva del nichilismo.

 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica invece, fonda il di­scorso della responsabilità morale sulla «persona chiama­ta da Cristo nello Spirito», per aiutarla a scoprire le esigen­ze del suo essere e della sua dignità di creatura fatta ad im­magine di Dio, perché si realizzi in pienezza nella sua es­senziale relazionalità a Dio, alle altre persone e al cosmo. Nella persona abbiamo infatti una realtà ontologica, dota­ta dal Creatore di potenzialità dinamiche che la aprono ad una continua novità di auto-comprensione e di auto­realizzazione. In questo cammino, superando ogni sogget­tivismo individualistico ed ogni oggettivismo cosificante, il cristiano incontra vitalmente Cristo, l'uomo perfetto (GS 41). Su questa base il Catechismo dovrebbe diventare il punto di riferimento per la formazione di una autentica coscienza morale cristiana. Riscoprendo e ridefinendo la propria identità morale, il cristiano è invitato a configurare tutta la sua vita alla luce di una scelta di carità, quale coerente verifica dell'autenticità della fede creduta e celebrata. Di conseguenza nelle varie situazioni che la vita gli propone sa trovare nelle leggi morali le necessarie mediazioni tra l'assoluto dell'amore e il contingente della storia.

 

In questa prospettiva il cristiano apprende l'arte del di­scernimento, per giungere con lucidità e responsabilità a decisioni che manifestino e realizzino gli autentici valori della sua personalità cristiana, seguendo l'invito di Paolo: « Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad of­frire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovan­do la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,1-2).

 

 



[1] Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Christifideles laici, 3.

[2] Cfr. V. Cesareo, Società complessa e cultura di massa, in Aggiornamenti Sociali 5 (1989) 387-395.

[3] Cfr. I. Vaccarini, La condizione «postmoderna»: una sfida per la cultura cristiana, in Aggiornamenti Sociali 2 (1990) 119-135.

[4] Cfr. P. vanzan, Per una contestualizzazione del discernimento circa l'esse­re e l'agire dei religiosi nell'oggi della Chiesa comunionale, in vista dell'evangeliz­zazione del mondo contemporaneo, in AA.VV., Formazione al discernimento nella vita religiosa, Rogate, Roma 1988, pp. 13-58.

[5] Giovanni Paolo II, Costituzione Apostolica Fidei depositum, 4.

[6] Ibid.

[7] Cfr. C. Bissoli, Un catechismo per il nostro tempo? Attualità e senso del di­battito sulla attuale proposta di un «Catechismo per la Chiesa universale», in AA.VV., Il catechismo ieri e oggi, LDC, Leumann-Torino 1987.

[8] Le indiscrezioni apparse sulla stampa, prima della pubblicazione ufficiale del Catechismo, offrono un esempio di come si possa banalizzare la proposta mo­rale cristiana, riducendola ad un elenco di divieti, presentati con sufficienza ed ironia, senza alcuna attenzione alle motivazioni che li giustificano.

[9] Cfr. R. Frattallone, La morale nella catechesi. Memoria e progetto, LDC, Leumann-Torino 1986.

[10] È soprattutto dalla testimonianza della vita che si sviluppa la dimensione «missionaria», che anima tutto il Catechismo e che è sottolineata in diversi suoi enunciati. Cfr. Commissione Editoriale, Dossier informativo, in II Regno Docu­menti 15 (1992) 453.

[11] Cfr. W. Langer, Decalogo, in Gevaert J. (a cura di), Dizionario di catecheti­ca, LDC, Leumann-Torino 1987, pp. 197-199.

[12] Lo stesso Giovanni Paolo II ricorda che il Catechismo «è destinato ad in­coraggiare ed aiutare la redazione di nuovi Catechismi locali, che tengano conto delle diverse situazioni e culture, ma che custodiscano con cura l'unità della fede e la fedeltà alla dottrina cattolica». (Fidei depositum, 4) In questa prospettiva cfr. J. Ratzinger, Catechismo e inculturazione, In // Regno - Documenti 19 (1992) 585-589.

[13] Dal Nuovo Testamento risultano 259 citazioni riportate per esteso nel te­sto del Catechismo e 185 rinvii ai libri neotestamentari. Dall'Antico Testamento risultano rispettivamente 131 e 68 citazioni. (D'ora in poi indicherò questa dupli­ce modalità di citazione con due numeri separati da una barra).

[14] Per completezza segnaliamo le altre citazioni: At 6/3; 2Cor 4/1; Fil 5/1; Col 9/4; 1Ts 1/2; 2Ts 1; ITm 5/6; 2Tm 3/5; Tt 3/1; Fm 1; Eb 8/1; IPt 3/3; 2Pt 1/2; Ap 4/1.

[15] Altre citazioni sono tratte dai seguenti libri anticotestamentari: Lv 2/3; Nm 0/1; Gs 1; 2Sam 0/2; IRe 0/3; 2Re 0/1; 2Cr 0/1; Tb 2/2; Gb 1; Pro 5/3; Sap 10/2; Sir 11/4; Is 1/5; Ger 1/4; Ez 0/1; Dn 1; Os 0/2; Am 4; Mie 0/1.

[16] Con un numero minore di citazioni significative sono presenti: Basilio (3); Ignazio di Antiochia (3); Gregorio Magno (3); Tertulliano (2); Giustino (2); Origene (2). Seguono con una citazione ciascuno: Giovanni Cassiano; Atanasio; Policarpo; Ambrogio; Clemente Romano e Leone Magno. Da notare inoltre due citazioni dal­la Didaché, dalla Lettera a Diogneto e dalla Lettera di Barnaba ed una citazione dal Pastore di Erma. Complessivamente le citazioni patristiche sono 76.

[17] Altri documenti conciliari citati: Inter mirifica (5); Apostolicam actuosita-tem (4); Sacrosanctum concilium (3); Gravissimum educationis (2); Dei verbum(l); Ad gentes (1); Nostra aetate (1). Da notare, in tema di magistero conciliare, 12 cita­zioni del Concilio di Trento ed una del Concilio di Nicea.

[18] Altri Papi citati: Pio VI (1); Pio IX (1); Pio XI (3); Leone XIII (6); Pio XII (9); Giovanni XXIII (5); Paolo VI (10). Per completezza segnaliamo altre citazioni: Co­dice di Diritto Canonico (34); Catechismo Romano (3); Rito della Penitenza (3); Messale Romano (2); Congregazione per la Dottrina della Fede (19).

[19] Il Catechismo riporta 2 citazioni di sant'Ignazio di Loyola ed una di santi Teresa d'Avila, santa Teresa del Bambino Gesù, san Francesco di Sales, santa Giovanna d'Arco, santa Caterina da Siena, san Giovanni Eudes e santa Rosa da Lima. A queste vanno aggiunte 3 citazioni di testi del card. Newman.