Il mistero cristiano e i sacramenti
nel Catechismo della Chiesa Cattolica

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Il Catechismo della Chiesa Cattolica colloca la visione cristiana di sacramento nella concezione teologica di mistero.

«Nel Simbolo della fede, la Chiesa confessa il mistero della Santa Trinità e il suo benevolo disegno su tutta la creazione: il Padre compie il "mistero della sua volontà"do­nando il suo Figlio diletto e il suo Santo Spirito per la sal­vezza del mondo e per la gloria del suo Nome. Questo è il mistero di Cristo, rivelato e realizzato nella storia secondo un piano, una "disposizione" sapientemente ordinata, che san Paolo chiama "l'economia del Verbo incarnato" o "l'e­conomia della salvezza"» (CCC 1066). Mysterion nell'espressione usata dalla Sacra Scrittura - specialmente negli scritti dell'apostolo Paolo - significa, appunto, il piano salvifico di Dio attuato e compiuto in Ge­sù Cristo, morto e risorto.

San Paolo usa il termine mistero riferito a Dio e a Cri­sto, accentuando due caratteristiche complementari, ma non identiche. Per Paolo mistero di Dio è da intendersi più precisamente come il progetto salvifico «nascosto in Dio dall'eternità» (cfr. 1Cor 2,7; Col 2,2; Rm 16,25; Ef 1,9). In questi passi è agevole comprendere che il progetto di sal­vezza di Dio è l'infinita ricchezza dell'amore del Padre, la sua bontà infinita verso ogni uomo che sarebbe svelata nei secoli futuri.

«Venuta la pienezza dei tempi» (Ef 1,10) il pensiero na­scosto da secoli in Dio (Ef 3,9) è stato manifestato in Cristo. Cristo stesso è quindi la manifestazione del compimento della volontà salvifica di Dio e termine ultimo - dal punto di vista storico - della promessa-testamento di Dio Padre nei confronti dell'umanità.

 

È in Gesù, il Signore, morto e risorto, fondamento di una nuova umanità, che si ricompone l'unità del genere umano.

Certamente mysterion ha una valenza che esprime se­gretezza, avvenimento celato e nascosto, sottratto alla per­cezione umana. E davvero la volontà di Dio, il suo disegno di salvezza è nascosto.

Dire nascondimento, tuttavia, è altresì affermare che successivamente vi può essere rivelazione. Tale manifestazione, per quanto concerne la salvezza promessa da Dio, si concretizza in Gesù Cristo, che, entran­do nella storia dell'uomo, rivela all'uomo - nella fede - l'a­more eterno del Padre. Cristo è il mistero di Dio, in quanto egli ci ha manifestato ciò che Dio è e vuole da noi; e questo l'ha fatto in forma storica e umana. In tal modo il Figlio in­carnato del Padre ha fatto conoscere in se stesso il mistero della volontà divina; Cristo è la rivelazione del mistero di Dio (cfr. Ef 1,9; Rm 16,25).

 

Quindi Cristo è il sacramento per eccellenza, in quanto in lui Dio si è manifestato pienamente all'uomo e in lui si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo. Nell'antica traduzione latina, mysterion viene tradotto con sacramentum. Tertulliano, padre della terminologia cristiana, usa 134 volte il termine sacramentum.

Sant'Agostino vi fa ricorso ben 2280 volte circa. I due autori, con il termine sacramentum, intendono alternativa­mente sia ciò che veramente è nascosto, arcano, inaccessi­bile, sia il rito cultuale della Chiesa. Così sant'Ambrogio, esponendo le sue catechesi mistagogiche sui sacramenti ai neofiti, lascia scritto il suo pensiero De misteriis e De sacramentis.

In tal modo fa il suo ingresso nel linguaggio ecclesiasti­co latino la parola sacramentum a descrivere e definire le celebrazioni fondamentali della vita della Chiesa adunata in assemblea.

 

Il significato è ancora biblico. La Chiesa infatti si riuni­sce per fare memoria della vita di Gesù, della sua nascita, della passione e della morte. I Padri della Chiesa, più tardi prolungano la parola mysterion/sacramentum per riferirsi alla celebrazione dell'Eucaristia e al suo rapporto al Bat­tesimo (cfr. ad esempio, Origene).

Occorre giungere al XII secolo per avere una definizio­ne dei sacramenti, quali segni efficaci della grazia, istituiti dal Cristo, per santificarci.

Fissata questa definizione viene altresì stabilito il nu­mero delle celebrazioni della Chiesa, nelle quali tale affer­mazione è iscritta e verificata. Infatti, i sacramenti, come mezzi della grazia, debbono essere stati istituiti da Gesù e da lui determinati negli ele­menti essenziali.

«Per mezzo dello Spirito che guida "alla verità tutta inte­ra", (Gv 16,13), la Chiesa ha riconosciuto a poco a poco que­sto tesoro ricevuto da Cristo e ne ha precisato la dispensa­zione... La Chiesa, nel corso dei secoli, è stata in grado di di-scernere che, tra le sue celebrazioni liturgiche, ve ne sono sette, le quali costituiscono, nel senso proprio del termine, sacramenti istituiti dal Signore» (CCC 1117).

 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica - a tal riguardo - presenta i singoli sacramenti con il preciso riferimento al­l'atto istitutivo, risalente a Gesù, come appare nel libro sa­cro. I sacramenti pertanto sono l'affermazione e la presen­za della dimensione umana del nostro incontro con Dio.

Dio e l'uomo si incontrano per mezzo di segni.

Ogni realtà può essere un segno della presenza di Dio, anche se non tutti i segni sono sacramenti.

Ogni uomo è immagine di Dio, ma solo Gesù di Nazareth è la piena rivelazione e presenza del Padre. Cristo è il massimo segno che il Padre ci ha dato. La storia della salvezza è una storia fatta di segni usati da Dio per salvarci. Questa storia converge a Gesù. In lui abbiamo la definitiva manifestazione di Dio. San Paolo, scrivendo a Tito, descrive la venuta di Cristo nella carne come «epifania dell'amore e della bontà di Dio» (Tt 3,4); e lo stesso Maestro, rispondendo a Filippo che gli chiedeva: «Mostraci il Padre», dice: «Filippo, chi vede me vede il Pa­dre» (cfr. Gv 14).

Opportuna - quasi a mo' di sintesi di quanto sopra de­scritto - è la affermazione del Catechismo: «I sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, all'edifica­zione del Corpo di Cristo, e, infine, a rendere culto a Dio; in quanto segni, hanno anche poi la funzione di istruire. Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi ri­tuali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati sacramenti della fede» (CCC 1123).