Giubileo della Speranza MMXXV
Il significato del pellegrinaggio giubilare/2

<< Torna indietro


Il pellegrinaggio trova riferimento anche in Cristo che ha fissato la sua tenda di pellegrino in mezzo a noi, come Israele nel deserto. Anche Gesù si fece pellegrino a soli quaranta giorni di vita verso la Città Santa per essere offerto al Padre. Vi ritornerà a dodici anni per la solennità della Pasqua ebraica – e probabilmente ogni anno - facendo tuttavia intendere a Maria e a Giuseppe che, al di là della provvisorietà del viaggio, deve essere stabile per il pellegrino la disponibilità a occuparsi delle cose del Padre. 


Ancora Gesù si fa pellegrino durante la sua vita pubblica. Luca, anzi, presenta idealmente tutto il cammino di Gesù lungo le strade della Palestina come un unico viaggio verso Gerusalemme culminante nell’ingresso messianico nella Città Santa non in ordine a un trionfo esteriore ed effimero, ma alla sua immolazione sulla croce, alla definitiva vittoria sulla morte e nella gloriosa risurrezione e ritorno al Padre. L’itinerario di Gesù diventa così segno del cammino della umanità nuova che sulla croce incontra una tappa necessaria e decisiva del proprio pellegrinaggio ma la oltrepassa perché chiamata a partecipare alla nuova e gloriosa vita del Cristo fino all’ingresso nella Gerusalemme celeste.


Il pellegrinaggio fu largamente praticato anche dalle genti di Grecia e di Roma. Molte religioni hanno l'esperienza comune del pellegrinaggio. 

Per i mussulmani rappresenta uno dei cinque doveri fondamentali. Ogni buon credente deve fare l'haji almeno una volta nella sua vita. Ed è una esperienza che deve essere il segno di un cambiamento radicale. Anche l'induismo conosce i grandi pellegrinaggi: quello della Kund Mela, coinvolge decine di milioni di persone ogni 13 anni. 


Nel buddhismo si pratica il pellegrinaggio presso famosi luoghi di culto.

Tutte le religioni riconoscono l'importanza dell'esperienza del pellegrinaggio, del mettersi in cammino verso un luogo sacro. 

Il pellegrino è essere in movimento. Nell’antichità veniva privilegiato, per forza di cose, il viaggio a piedi. La Via Francigena rimane un fulgido esempio di strada per pellegrini che attraversavano il sud dell’Inghilterra e la Francia per arrivare nella culla della cristianità. 


Ciascuno di noi è pellegrino: l’uomo è sempre in cammino; è sempre alla ricerca della verità e della bellezza. Tutta la nostra vita è un camminare e il pellegrinaggio esprime bene questa realtà. Lo spostamento fisico assume così un profondo significato: non è semplicemente percorrere una distanza geografica o raggiungere una meta a lungo desiderati, bensì il simbolo di un percorso da compiere e che dura tutta la vita. Si tratta di uscire da sé stessi, dalle proprie comode abitudini per mettersi alla ricerca di Dio, mossi dalla nostalgia dell'infinitamente altro che chiama ogni uomo ad andare oltre i propri limiti e nello stesso tempo si fa trovare da chiunque lo cerchi con cuore sincero.

È sul piano spirituale che la nostra vita è ricerca e attesa: dall’infanzia alla vecchiaia, nelle tensioni personali e in quelle familiari e sociali, nel mondo degli affetti e in quello della conoscenza e dell’attività. Per tutti, senza eccezione, la vita si configura come cammino.


© Riproduzione Riservata