Giubileo della Speranza MMXXV
L’indulgenza giubilare/2
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Dal tesoro della Chiesa
Le indulgenze sono un vero tesoro costituito dai meriti infiniti di Cristo, della Beata Vergine, dei santi, un tesoro inesauribile al quale attinge la Chiesa, per quel principio di solidarietà fraterna che unisce tutti i cristiani, vivi o defunti. È la via della comunione dei santi nella carità. Una solidarietà soprannaturale basata sulla reversibilità dei beni: le creature più deboli, i peccatori, vengono aiutate a rialzarsi da coloro che hanno meritato grazia, i più poveri di noi possono appropriarsi dei meriti dei più ricchi. L’indulgenza è quindi un perdono, una remissione della pena dovuta per il peccato, ottenuta usufruendo di questo tesoro messo a disposizione dalla Chiesa.
La remissione delle pene temporali può essere compresa e accolta solo per la mediazione della Chiesa che è ministra di Redenzione e Comunione dei Santi. È ministra di Redenzione perché è serva di Cristo Redentore a favore degli uomini. È Comunione dei Santi e come tale custodisce il tesoro delle Indulgenze sempre incrementato dai meriti di Cristo, della Beata Vergine Maria e di tutti i santi che già vivono nella Beatitudine eterna. La Chiesa militante, ministra delle Indulgenze, attinge continuamente dai meriti di Cristo, da quelli della Beata Vergine Maria e da quelli di tutti i santi il tesoro della misericordia che offre ai suoi figli.
Ancora: l'indulgenza è una remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministro della Redenzione, con la sua autorità, dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi. La Chiesa trae le indulgenze in forza del suo unico tesoro.
Ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Appartiene a questo tesoro il valore veramente immenso, incommensurabile e sempre nuovo che presso Dio hanno le preghiere e le buone opere della beata Vergine Maria e di tutti i santi, i quali, seguendo le orme di Cristo Signore per grazia sua, hanno santificato la loro vita e condotto a compimento la missione affidata loro dal Padre; in tal modo, realizzando la loro salvezza, hanno anche cooperato alla salvezza dei propri fratelli nell'unità del corpo mistico”. (CCC 1477)
La Chiesa, da buona madre, viene in aiuto mitigando o condonando la pena da scontare. Il fine dell’indulgenza però non è solo quello di aiutare i fedeli a scontare le pene del peccato, ma anche di spingerli a compiere opere di pietà, di penitenza e di carità, specialmente quelle che giovano all’incremento della fede e al bene comune. È il perseguimento di tali scopi che porta la Chiesa ad annunciare le indulgenze e a indire i giubilei.
Scrisse San Paolo VI: “Le indulgenze non costituiscono un espediente facile per evitare la necessaria penitenza per i peccati, ma offrono piuttosto un conforto, che i singoli fedeli, umilmente consci della loro debolezza, trovano nel corpo mistico di Cristo, il quale coopera alla loro conversione con la carità, con l’esempio e con la preghiera» (Lettera «Sacrosancta Portiunculae» del 14 luglio 1966: AAS 58, 1966, 631-634). L’interpretazione delle indulgenze come liberazione dalla pena temporale operata non sostituendo ma promuovendo la libera e «pienissima» conversione del peccatore entra meglio anche nel contesto dell’ecclesiologia conciliare.
La Chiesa fa questo in merito al potere di legare e sciogliere, che Gesù dette a Pietro. "A te darò le chiavi del Regno dei Cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra resterà legato nei cieli e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra resterà sciolto nei cieli" (Mt, 16, 19). A esempio nella Bolla Unigenitus Dei Filius del 27 gennaio 1343 Clemente VI ha definito: «Il tesoro della redenzione è stato affidato al beato Pietro, "clavigero" del cielo, e ai suoi successori, vicari di Cristo quaggiù, con il compito di dispensarlo salutarmente ai fedeli per causa giusta e ragionevole e di applicarlo misericordiosamente in generale o in particolare come si riterrà più utile davanti a Dio ai peccatori confessati e veramente pentiti, per la remissione totale o parziale della pena temporale dovuta ai peccati».
Giovanni Paolo II nella Bolla Incarnationis mysterium per l’indizione dell’Anno Santo 2000 scrisse: "La Chiesa, avendo ricevuto da Cristo il potere di perdonare in suo nome, è nel mondo la presenza viva dell’amore di Dio che si china su ogni umana debolezza per accoglierla nell’abbraccio della sua misericordia. È precisamente attraverso il ministero della sua Chiesa che Dio espande nel mondo la sua misericordia mediante quel prezioso dono che, con nome antichissimo, è chiamato indulgenza".
Il senso della indulgenza va, quindi, colto nell’orizzonte del rinnovamento dell’uomo in virtù della grazia di Cristo Redentore mediante il ministero della Chiesa. L’indulgenza ha l’origine storica nella coscienza che la Chiesa antica ebbe di poter esprimere la misericordia di Dio mitigando le pene dopo la remissione sacramentale dei peccati.
Al riguardo è doveroso sottolineare che la prassi delle indulgenze è strettamente collegata al sacramento della riconciliazione o penitenza. Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che “la dottrina e la pratica delle Indulgenze nella Chiesa sono strettamente legate agli effetti del sacramento della Penitenza”. Non c’è Indulgenza senza prima Penitenza. Infatti, l’acquisto della indulgenza postula assolutamente il distacco dell’anima dal peccato.
Per il perdono dei peccati commessi dopo il battesimo, tale cammino ha il suo centro nel sacramento della Penitenza. “La Chiesa, dispensatrice di grazia per espressa volontà del suo fondatore, concede a tutti i fedeli la possibilità di accedere, mediante l’indulgenza, al dono totale della misericordia di Dio, ma richiede che vi sia la piena disponibilità e la necessaria purificazione interiore poiché l’indulgenza non è separabile dalla virtù e dal sacramento della penitenza” (Aperite portas Redemptori 8).
ll punto di partenza per comprendere l’indulgenza è l’abbondanza della misericordia di Dio, manifestata nella croce di Cristo. Gesù crocifisso è la grande “indulgenza” che il Padre ha offerto all’umanità, mediante il perdono delle colpe. Rimettendo i peccati Gesù mostra il volto di Dio Padre misericordioso. In questo cammino la misericordia di Dio viene incontro con speciali aiuti. Il tema del perdono occupa quindi un posto centrale nel cammino penitenziale. Il giubileo invita dunque a perdonare, a chiedere perdono, a sentirsi perdonati. È importante perciò tenerlo sempre presente e lasciare che ci accompagni durante tutto questo «anno di grazia e di misericordia».
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