Giovanni Paolo II
un pensiero per ogni giorno di agosto

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1 agosto
 
 
Il Concilio Vaticano II attribuisce alla Madonna anche il titolo di "eccelsa Figlia di Sion". E' un appellativo che deve le sue origini alle tradizioni dell'Antico Testamento ed è un'espressione dal sapore nettamente orientale.
Sion, in effetti, era la rocca dell'antica Gerusalemme. Su tale sommità il re Davide fece trasportare l'arca dell'alleanza, e il suo figlio Salomone vi costrui il Tempio. Da allora, col nome di Sion venne designato soprattutto il monte del Tempio. Sion, quindi, era come il cuore di Gerusalemme, la parte più sacra della Città Santa, poiché là dimorava il Signore, nella sua casa. Come tale, il colle di Sion passo a designare tutta Gerusalemme, e anche l'intero Israele, di cui Gerusalemme era il centro religioso e insieme politico.
 Maria può essere chiamata "Figlia di Sion", in quanto nella sua persona culmina e si concreta la vocazione dell'antica Gerusalemme e dell'intero popolo eletto.
Maria è il fiore di Israele, sbocciato al termine di un lungo itinerario, fatto di luci e di ombre, durante il quale Dio andava preparando Israele ad accogliere il Messia.
[Angelus, 23 giugno 1983]

 
2 agosto
 
In Maria di Nazaret, Dio realizza in anticipo le promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza. Secondo molti esegeti, nelle parole dell'angelo Gabriele a Maria si sente come l'eco del messaggio gaudioso, che i profeti avevano rivolto alla Figlia di Sion. Maria, infatti, è invitata a rallegrarsi ("Esulta, o piena di grazia"), perché il Figlio di Dio prenderà dimora in lei. Egli sarà Re e Salvatore della nuova casa di Giacobbe, che è la Chiesa.
Come "Figlia di Sion", la Vergine è dunque il punto di approdo dell'Antico Testamento e primizia della Chiesa. Ella, pertanto, è un richiamo permanente a ricordare i legami che ci stringono ad Abramo, "nostro padre nella fede", e al popolo, che ha sperato ed atteso l'evento della Redenzione. Ed è altresi un monito perché la Chiesa - nuova "Figlia di Sion" - viva nella gioia. Cristo, infatti, è in mezzo a noi, sempre. Di fronte alle emergenze del nostro pellegrinaggio, dobbiamo si trepidare, ma non aver paura come "gente di poca fede". Cristo è il Potente, che ci salva dall'egoismo e dalla freddezza. Lui, versando il proprio sangue, prende possesso di noi come Re, affinché ogni creatura raggiunga la misura perfetta dell'amore.
[Angelus, 23 giugno 1983]
 
3 agosto
 
L'angelo Gabriele, mandato da Dio, manifesta alla Vergine il disegno che il Signore ha su di lei: dare alla luce il Figlio stesso di Dio, che diverrà Re e Salvatore del nuovo popolo di Dio (Lc 1,31-33), la Chiesa. E' una forma nuova di alleanza. Stavolta Dio chiede di unirsi a noi prendendo le nostre sembianze.
Maria, di fronte alla proposta divina, si comporta in modo sapiente e libero. Se Dio la interpella, anche lei interpella il suo Dio: "Come è possibile? Non conosco uomo" (Lc 1,34). L'angelo offre ulteriore illuminazione circa la volontà divina: "Lo Spirito Santo scenderà su di te..." (Lc 1,35). Pur essendo chiamata a credere l'incredibile, Maria, a questo punto, esclama: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38a). In queste parole della Vergine vi è, in sostanza, l'eco di quelle pronunciate dall'intero popolo di Israele, quando accolse il dono dell'alleanza al Sinai. E questo vuol dire che la fede di Israele matura sulle labbra di Maria. Davvero ella è "Figlia di Sion"! Del "fiat" di Maria faremo adesso memoria orante nell'"Angelus". Chiediamo alla Vergine di rendere sempre illuminato e generoso il "fiat" del nostro Battesimo, e di rinnovarlo nei quotidiani impegni della nostra testimonianza di fede. Vivremo cosi degnamente la nostra alleanza col Signore nella sua Chiesa, cuore del mondo.
[Angelus 3 luglio 1983]
 
4 agosto
 
I libri sacri dll'Antico Testamento esprimono di continuo questa gaudiosa certezza: Dio è in mezzo al suo popolo; egli ha scelto Israele come luogo della sua abitazione. La Dimora del Signore fra il popolo di sua elezione è intimamente connessa all'alleanza, che egli volle stabilire al monte Sinai. E' come dire che Dio si rende talmente "alleato", cioè vicino, amico e solidale con l'uomo, da voler essere sempre con noi. Ed eccoci ad un cambiamento inatteso. Quando l'angelo Gabriele reco l'annuncio a Maria, Dio rivelava a questa fanciulla l'intenzione di lasciare la Dimora del Tempio di Gerusalemme, per realizzare un'altra forma di abitazione fra il suo popolo. Egli, cioè, voleva unirsi a noi facendosi uno di noi, prendendo il nostro volto. Maria, avvolta dalla mistica nube dello Spirito Santo, dà il proprio assenso al progetto di Dio. Da quel momento il suo grembo diviene l'arca della Nuova alleanza, il sacrario santo ove è scesa a dimorare la Presenza incarnata di Dio. Come arca, che porta in sé il Signore fatto carne, Maria è tipo di ogni credente. Infatti ciascuno di noi, quando accoglie la Parola di Dio pronunciando il suo "fiat", fa della propria persona il santuario della inabitazione divina. Ce lo assicura Gesù, che dice: "Se uno mi ama, osserverà le mie parole e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
[Angelus, 10 luglio 1983]
 
5 agosto
 
"Quanto egli vi dirà, fatelo". Con queste parole la Madre di Gesù, presente alle nozze che si celebravano un giorno a Cana di Galilea, suggeriva ai servi del banchetto di eseguire cio che avesse loro ordinato Gesù. La spiritualità dell'Antico Testamento puo metterci sulla strada per individuare l'origine remota di questa esortazione di Maria. Al Monte Sinai, infatti, il Signore, mediante Mosè, invito il popolo di Israele ad entrare nella sua alleanza. In risposta all'offerta divina, tutto il popolo esclamo ad una sola voce: "Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo". Si puo affermare che ogni generazione del popolo eletto abbia fatto memoria di quella pronta dichiarazione di obbedienza, pronunciata "nel giorno dell'assemblea", ai piedi del Sinai. Ripensando ad essa, Israele amava ritrovare la freschezza del primo amore. Difatti il contenuto della stessa frase era ripetuto puntualmente ogni volta che il popolo, guidato dai suoi capi, rinnovava gli obblighi dell'alleanza sinaitica, lungo la storia dell'Antico Testamento. Ora - commentava il mio venerato predecessore Paolo VI, nella sua esortazione apostolica "Marialis Cultus" - le parole che la Vergine rivolse ai servitori delle nozze di Cana, si direbbero "...in apparenza, limitate al desiderio di porre rimedio ad un disagio conviviale, ma, nella prospettiva del quarto Evangelo, sono come una voce in cui sembra riecheggiare la formula usata dal popolo di Israele per sancire l'alleanza sinaitica, o per rinnovare gli impegni, e sono anche una voce che mirabilmente si accorda con quella del Padre nella teofania del monte Tabor: "Ascoltatelo!"". Oggi, i servi delle nozze siamo noi. La Vergine non cessa di ripetere a ciascuno di noi, suoi figli e figlie, cio che disse a Cana. Quell'avviso si potrebbe chiamare il suo testamento spirituale. E', infatti, l'ultima parola che i Vangeli ci hanno consegnato di lei, Madre Santa. Raccogliamola e custodiamola nel cuore.
[Angelus, 17 luglio 1983]
 
6 agosto
 
La liturgia celebra oggi la festa della Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor. La Vergine Maria chiama qui a raccolta per meditare su questo ineffabile mistero, come ci viene presentato dalle pagine dei Vangeli, in cui risuonano le parole del Padre: "Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo" (Mc 9,7e par). Obbediente a questo comando, la Chiesa vive in continuo ascolto della voce del Figlio di Dio, nel quale riconosce il suo Signore, facendosi banditrice della sua lieta Novella in mezzo agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo.
Di questo messaggio evangelico fu testimone intrepido ed annunciatore instancabile il Papa Paolo VI, che proprio il 6 agosto 1978, domenica della Trasfigurazione, veniva chiamato dalla luce di questo a quella del cielo. Si può dire che la festa della Trasfigurazione abbia segnato in modo singolare, quasi profetico, il servizio ecclesiale di quel grande Pontefice, tanto che egli si potrebbe definire "il Papa della Trasfigurazione". Si può dire che tutta la sua vita fu una continua trasfigurazione alla scuola del Signore Gesù Cristo "luce del mondo" (Gv 8,12). Paolo VI infatti non si stanco di mettere in guardia i fedeli contro le tentazioni di rendere opaco lo spirito, sottomettendolo al dominio dei sensi. Alla luce del Risorto e della Vergine assunta, egli inculcò negli animi l'amore alla Chiesa, trasparenza di Dio sulla terra, la forza della verità che ci rende liberi, e il gusto della bellezza di chi sa riscattare il proprio corpo dalla corruzione del peccato con l'aiuto della grazia dei sacramenti; di chi sa ridare dignità alla propria persona per conseguire titolo all'immortalità sovrumana della risurrezione e della vita eterna.
[Angelus, 6 agosto 1989]
 
7 agosto
 
 "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19 Lc 2,51). Cosi l'evangelista Luca rende testimonianza alla contemplazione di Maria, che conservava il ricordo dell'infanzia di Gesù. Anche in questo, la Vergine mostra di aver ereditato la fede dell'antico Israele, sollecitato da Dio a "ricordare nel proprio cuore" quanto egli ha compiuto in suo favore. Dobbiamo pero notare che lo scopo della "memoria", secondo la Bibbia, è essenzialmente dinamico, attualizzante: sospinge in avanti. E il motivo è questo: cio che Dio ha operato in passato per soccorrere il suo popolo, è garanzia che egli si comporterà allo stesso modo nelle circostanze presenti e in quelle future, poiché eterno e immutabile è il suo amore. Percio anche Maria santissima di fronte agli eventi e alle parole di Gesù, esercita una memoria attiva. Da una parte, infatti, ella ne "conserva" il ricordo; dall'altra, pero, si studia di approfondirne l'intelligenza, "ponendoli a confronto", ossia cercando di capirne il senso giusto, di darne l'interpretazione esatta.
Anche la Chiesa rivive l'esempio di Maria, facendo memoria incessante di quanto disse e fece il suo Signore. L'apostolo Paolo lasciava questa consegna al discepolo Timoteo: "Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo... Custodisci il buon deposito, con l'aiuto dello Spirito che abita in noi" (2Tm 2,8). L'Eucaristia è l'espressione privilegiata di questo memoriale della dottrina e degli esempi di Gesù. "Fate questo in memoria di me". Li noi ascoltiamo e ricordiamo la Parola del Salvatore, per poi viverla rinnovati dal suo Spirito, nelle mutevoli situazioni della nostra
[Angelus, 24 luglio 1983]
8 agosto
 
 
 "Quando Maria e Giuseppe ritrovarono il Fanciullo Gesù nel Tempio, dopo tre giorni di trepida ricerca, sua madre non poté trattenere questo amorevole lamento: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo".
E' confortante per noi sapere che anche la Madonna chiese un "perché" a Gesù, in una circostanza di intensa sofferenza. Riconosciamo, nelle sue parole, un tema divenuto costante già nei libri dell'Antico Testamento. Da quelle pagine venerande apprendiamo che sovente il popolo di Dio, oppure qualcuno dei suoi membri, attraversa prove cruciali, in simili frangenti, una domanda affiora: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", "Perché dormi, Signore... perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione?" (Ps 22,2 Ps 44,24a Ps 44,25). Per rispondere a questo "perché" umanissimo, l'orante dei Salmi si volge al passato d'Israele, rimedita la storia dei Padri, specialmente l'esodo dall'Egitto, e ne ricava la seguente lezione: anch'essi furono saggiati come oro nel fuoco, eppure il Signore li salvo in tanti modi e per vie spesso inattese; e siccome il Signore è fedele, anche adesso, come allora, donerà la salvezza nel modo e nel tempo che a lui piacerà.
[Angelus, 31 luglio 1983]
 
9 agosto
 
"Anche la Beata Vergine - insegna il Concilio Vaticano II - avanzò nella peregrinazione della fede e serbo fedelmente la sua unione col Figlio sino alla Croce" ("Lumen Gentium", 58). L'episodio del ritrovamento nel Tempio dimostra che ella non sempre e non subito poteva capire il comportamento del Figlio. Difatti Luca annota che tanto lei quanto Giuseppe non compresero la risposta di Gesù.
Malgrado ciò, Maria "conservava tutte queste cose nel suo cuore" (Lc 2,51).
Verranno poi i giorni, in cui Gesù preannuncia la sua morte e risurrezione come un disegno di cui avevano parlato le Scritture. Ella, certamente, come vera "Figlia di Sion", avrà guardato alla missione dolorosa del Figlio con le risorse che le venivano dalla fede. Se Dio, nelle vicende del suo popolo, tante volte aveva sciolto le catene dei giusti in tribolazione, anche ora puo dare compimento alla promessa che il Cristo deve risuscitare dai morti. L'atteggiamento di Maria ispira la nostra fede. Quando soffiano le tempeste e tutto sembra naufragare, ci sorregga la memoria di quanto il Signore ha fatto in passato. Ripensiamo, anzitutto, la morte e risurrezione di Gesù: e poi le innumerevoli liberazioni che Cristo ha operato nella storia della Chiesa, nel mondo, e in quella nostra di singoli credenti.
[Angelus, 31 luglio 1983]
 
10 agosto
 
L'evangelista Giovanni alla luce della Redenzione operata da Cristo rilegge i temi preparati dall'Antica alleanza. Gesù, con la sua morte, è Colui che raduna nell'unità i dispersi figli di Dio. I "dispersi", ora, sono tutti gli uomini, in quanto vittime del maligno, che rapisce e disperde. Essi, pero possono diventare "figli di Dio", se accolgono Cristo e la sua Parola . E Cristo raduna l'umanità dispersa in un altro Tempio, cioè la sua stessa persona, che rivela il Padre e porta gli uomini all'unione perfetta con lui. E la vera Gerusalemme è formata dal gregge dei suoi discepoli, cioè dalla Chiesa, nella quale Gesù conduce Ebrei e Gentili . Di questa Nuova Gerusalemme Maria è Madre. "Ecco i tuoi figli radunati insieme, dice il profeta all'antica Gerusalemme . "Donna, ecco il tuo figlio", dice Gesù a sua Madre, quando dalla Croce le affida il discepolo amato (Gv 19,26), il quale rappresentava tutti i suoi discepoli di ogni tempo. Sensibili, pertanto, alle istanze ecumeniche del Concilio, e in comunione coi nostri fratelli del Consiglio ecumenico delle Chiese a Vancouver, preghiamo la Madre di Dio e degli uomini, affinché "tutte le famiglie dei popoli, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità" ("Lumen Gentium", 69).
[Angelus, 7 agosto 1983]
 
11 agosto
 
"L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente".
Già nell'antica alleanza, gioia e rendimento di grazie sono la risposta consueta di tutto il popolo o di qualcuno dei suoi membri, quando Jahvè interviene in loro favore. Fioriscono cosi, nella letteratura dell'Antico Testamento, cantici di ringraziamento, da parte sia dell'intera assemblea di Israele sia di persone singole.
E la preghiera dei salmi, che serviva in gran parte per il culto liturgico, educava il popolo eletto e ciascuno dei suoi componenti a "magnificare" e "ringraziare" il Signore, per le "meraviglie" operate in loro soccorso. Fra gli oranti del Nuovo Testamento, occupa il primo posto Maria, che scioglie il suo inno di grazie, cioè il "Magnificat"….La contemplazione della Vergine santissima ringiovanisca la nostra gioia e la renda operosa, cosi come esortava Paolo VI nel predetto documento. "Senza allontanarsi da una visione realistica, le comunità cristiane diventino luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s'impegnano risolutamente a discernere l'aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti... L'educazione a tale sguardo non è solamente compito della psicologia. Essa è anche un frutto dello Spirito Santo... Questo sguardo... trova presso i cristiani un luogo privilegiato di arricchimento: la celebrazione del mistero pasquale di Gesù... segno e sorgente di gioia cristiana, tappa per la festa eterna".
[Angelus,  28 agosto 1983]
 
12 agosto
 
Noi invochiamo la Santa Vergine come "Sede della Sapienza". Ma che cos'è la Sapienza? O, meglio, chi è la Sapienza? In alcuni testi dell'Antico Testamento, elaborati specialmente dopo l'esilio babilonese, la Sapienza viene identificata con la Legge di Mosè, anzi con il complesso delle Sacre Scritture….Il messaggio del Nuovo Testamento insegna che Cristo è "Sapienza di Dio". Nella sua Persona, nelle sue parole e nei suoi gesti il Padre rivela in maniera definitiva qual è il suo progetto di redenzione. E' un piano difficile a capirsi, perché passa attraverso lo scandalo della sofferenza e della Croce. Maria Santissima è "Sede della Sapienza" in quanto accolse Gesù, Sapienza incarnata, nel cuore e nel grembo. Col "fiat" dell'Annunciazione, ella accetto di servire la volontà divina, e la Sapienza pose dimora nel suo seno, facendo di lei una sua discepola esemplare. La Vergine fu beata non tanto per aver allattato il Figlio di Dio, quanto piuttosto per aver nutrito se stessa col latte salutare della Parola di Dio. A imitazione di Maria, il cuore di ogni credente si trasforma in abitacolo di Cristo-Sapienza. A somiglianza di cio che avveniva tra il verace israelita e la Sapienza, anche tra noi e il Signore si instaura una forma arcana di parentela spirituale. Lo dice Gesù stesso: "Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre". Maria ci guidi e ci aiuti a vivere in tal modo i nostri rapporti con Gesù Redentore.
[Angelus, 4 settembre 1983]
 
13 agosto
 
"Consolatrice degli afflitti": ecco un'altra dimensione della presenza materna di Maria nella Chiesa e nel mondo. La consolazione, secondo gli insegnamenti dell'Antico Testamento, ha la sua origine in Dio, il quale la effonde su tutte le creature… Con l'opera redentrice di Cristo, nasce una nuova Gerusalemme, cioè la Chiesa. In questa famiglia l'amore di Dio, divenuto palpabile nel cuore di Cristo, consola, quasi accarezzandolo sulle ginocchia, ogni uomo che viene a questo mondo.
E parlando della Chiesa, il discorso tocca singolarmente la Santa Vergine, che è Madre della Chiesa e modello perfetto dei discepoli del Signore. Con la stessa sovrabbondante carità, con la quale ella si prende cura dei fratelli del Figlio suo, Dio, "ricco di misericordia", ci dona, per cosi dire, la rifrazione materna della sua consolazione. Come ho scritto nell'enciclica "Dives in misericordia": "Appunto da questo amore "misericordioso", che viene manifestato soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo singolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto... E in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e del mondo". Per venerare degnamente la Santa Vergine quale "Madre di consolazione", dobbiamo presentare noi stessi al mondo come segni trasparenti della consolazione di Dio. A nessuno deve sfuggire come nelle nostre comunità cristiane la dignità umana vada promossa, protetta e redenta, qualora fosse stata degradata. Al dire dell'Apostolo, il nostro impegno sia quello di far festa con chi fa festa e di piangere con chi piange. Per tale compito, sia ancora Maria la nostra immagine ispiratrice: lei, che fu presente sia alla letizia delle nozze di Cana, sia alla tragedia del Calvario.
[Angelus, 18 settembre 1983]
 
14 agosto
 
La vigilia della festa dell'Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria è stata celebrata, fin dall'antichità, in varie forme, ma sempre con grande solennità. Nella glorificazione in anima e corpo dell'immacolata Madre di Dio, Socia generosa del Redentore, l'opera redentiva di Cristo Signore raggiunge il suo primo e più significativo traguardo. Il mistero escatologico con il quale si è concluso il cammino storico di Maria, infatti, presenta due aspetti fondamentali: quello che fa riferimento alla sua persona, e quello che si riferisce al Cristo e alla sua opera. Sotto il profilo personale, l'Assunzione significa per Maria il punto di arrivo della missione da lei svolta nel piano salvifico di Dio e il coronamento di tutti i suoi privilegi. Sotto il profilo cristologico, la gloria dell'Assunzione e della Regalità di Maria rappresenta la piena attuazione di quell'unico decreto di predestinazione che lega la vita, i privilegi, la cooperazione di Maria, non solamente alla vita e all'opera storica di Cristo, ma anche alla sua regalità e gloria di Signore. L'Assunzione è la conclusione escatologica di quella progressiva conformazione a Cristo che, nelle tappe del cammino storico di Maria, si è espressa attraverso il travaglio della sua fede, della sua speranza, del suo amore, della sua piena accettazione e disponibilità alla volontà salvifica di Dio, del suo servizio generoso e responsabile all'opera redentrice del Figlio. Giustamente la Chiesa intera ricorda nella fede e nella liturgia questo dogma mariano, giacché in esso si celebra nel modo più significativo la grande vittoria del Cristo sul peccato, sulle sue conseguenze, sulla corruttibilità della materia e sulla caducità del tempo.
[14 agosto 1983]
 
15 agosto
 
La festa dell’Assunzione di Maria al cielo celebra il mistero dell'immediata glorificazione personale della Madre e Cooperatrice del Redentore, subito dopo il corso della sua vita terrena. La Chiesa intera ricorda con gioia questo privilegio della Vergine Santa, anche perché in esso contempla l'immagine compiuta di quel destino finale di gloria verso il quale essa stessa cammina. Con l'Assunzione di Maria ha avuto inizio la glorificazione dell'intera Chiesa di Cristo, che avrà il suo compimento nel giorno finale della storia. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato questo riflesso ecclesiale dell'Assunzione. L'immacolata Vergine di Nazaret non solamente costituisce il membro iniziale e perfetto della Chiesa della storia, ma con la sua immediata glorificazione rappresenta anche l'inizio e l'immagine perfetta della Chiesa dell'età futura. L'Assunta ha, nel tempo e nella storia, il valore di un segno escatologico per la speranza del Popolo di Dio in cammino, finché non si compirà il giorno del Signore. Indicandola come inizio e immagine della Chiesa della gloria finale, il Concilio ci ha voluto dire che con l'Assunta s'è già iniziata la parusia della Chiesa, la manifestazione cioè del corpo mistico nella sua realtà compiuta e perfetta.
Nel piano salvifico di Dio, questo evento, che per alcuni aspetti è singolare, ha finalità di segno per l'intero popolo di Dio: segno di speranza sicura per il conseguimento completo del Regno di Dio. Confortata da questo segno glorioso, la Chiesa in cammino nella storia, attende la propria realizzazione finale non passivamente o in condizione alienante, ma impegnata nell'evolvere il suo essere storico fra le vicende del mondo. Essa sa, per altro, di poter contare in ogni momento sull'intercessione di Maria, assunta alla gloria dei cieli. Il Signore, infatti, ponendola in tale condizione di privilegio, volle che fosse in grado di continuare, nella Chiesa e per la Chiesa, quella funzione materna in favore degli uomini, già iniziata durante la sua vita storica al fianco del Cristo Redentore. E mai, come oggi, noi l'abbiamo sentita nostra Madre e nostro aiuto.
[Angelus, 21 agosto 1983]
 
16 agosto
 
"Ha posato lo sguardo sulla poverta della sua serva... Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili" (Lc 1,48a Lc 1,52). Con queste parole la Vergine esalta la sapienza divina, che si compiace degli umili e confonde chi confida unicamente nelle proprie sicurezze. La "povertà" è una virtù lentamente acquisita dalla spiritualità dell'Antico Testamento. A seguito dell'esilio babilonese, si intensifica un significato più interiorizzato della medesima. Vale a dire: il "povero" è colui che aderisce con tutto il cuore al Signore, obbedendo alla sua volontà, espressa in concreto nella Legge di Mosè . La povertà concepita a questo modo non si riduceva a un vacuo intimismo, capace di eludere i doveri della giustizia sociale. Al contrario, l'osservanza della Legge mosaica produceva effetti visibili di fraternità. Difatti essa faceva l'obbligo pressante di soccorrere l'indigente, la vedova, l'orfano, lo schiavo, lo straniero; prevedeva inoltre il condono dei debiti in occasione dell'anno sabbatico e giubilare. Maria, scrive il Concilio Vaticano II, "primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali attendono e ricevono da lui la salvezza" ("Lumen Gentium", 55). La povertà di Maria è la sublimazione di quella vissuta dai tanti giusti dell'Antico Testamento. L'Annunciazione è il documento emblematico della Vergine come creatura "povera nello spirito", che col suo "fiat" si apre in docilità perfetta alla volontà di Dio (Lc 1,49a-52 Lc 1,54). Sino al giorno del suo transito alla gloria celeste, la povertà di Maria consisterà nella dedizione generosa alla persona e all'opera del Figlio. E sempre nel chiaroscuro della fede!
[Angelus, 25 settembre 1983]
 
17 agosto
 
Ringraziamo Dio perché “ci dona il privilegio di chiamarlo Padre” (I Preghiera). Anche l’Antico Testamento contiene la rivelazione della paternità divina, ma è Gesù che ci ha espressamente insegnato ad invocare il “Padre nostro”, perché in Gesù stesso diventiamo veramente figli di Dio. Dio stesso ha manifestato Gesù come suo Figlio, “l’Eletto” (Lc 9,35), sia nel Battesimo, sia nella Trasfigurazione, che abbiamo celebrato nella liturgia del 6 agosto. Sul Tabor, come già al Giordano, è risonata la voce del Padre: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17,5). Quando si è incarnato nel seno di Maria Vergine, il Figlio di Dio si è fatto nostro fratello, e noi tutti, in Lui, siamo divenuti “figli nel Figlio”; e perciò Dio ha infuso in noi “uno spirito di figli adottivi” (cf. Rm 8,15). E questa grande verità chiede a noi la coerente risposta: la risposta della fede.
[Angelus, 9 agosto 1981]
18 agosto
 
Assieme alla Madre del nostro Salvatore eleviamo le nostre mani e i nostri cuori a Dio in lode e ringraziamento, e in amorosa contemplazione del mistero della divina provvidenza. Quando Maria accetto di divenire la Madre di Dio, quando disse "Avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38), il Verbo fu fatto carne, l'eterna e divina parola di Dio si fece uomo nel suo grembo. E la storia dell'umanità ne fu totalmente sconvolta. Il mondo non sarebbe mai più stato lo stesso. Dio si era incarnato nell'uomo. Gesù era divenuto nostro fratello, un uomo simile a noi in tutto eccetto che nel peccato. Il mistero dell'incarnazione, il mistero di Dio fatto uomo, ci aiuta a comprendere il mistero dell'Eucaristia. Percio quanto ebbe inizio nella città di Nazaret grazie alla generosità della beata Vergine, non ebbe termine con la morte e la risurrezione di Cristo. No, Cristo continua a essere nel mondo per mezzo della Chiesa, e specialmente attraverso la sacra liturgia. Quando si annuncia la parola di Dio a messa, è Cristo stesso che parla al suo popolo. E san Paolo ci dice: "Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?" (1Co 10,16). Cosi, se vogliamo essere vicini a Gesù, dobbiamo accostarci all'altare del sacrificio; dobbiamo amare Cristo nell'Eucaristia in modo fervido e reverente.
L'Eucaristia è la sorgente di tutte le virtù. E' il cibo spirituale per la nostra vita quotidiana. E' la principale fonte di vita e di amore per la famiglia cristiana. Essa ci dona un preannuncio dell'eterna felicità di cui godremo quando saremo infine ammessi nel regno dei cieli. Come è meraviglioso il mistero di Dio che dimora in mezzo a noi! Il mistero dell'incarnazione, il mistero dell'Eucaristia! Il mistero di Cristo presente fra noi ci fa glorificare il nome di Dio. Ci uniamo con gioia alla Vergine Maria nel suo inno di lode: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" (Lc 1,46-47). Insieme a Maria e a tutti gli angeli e i santi, rendiamo grazie a Dio per la santa Eucaristia.
[Angelus, 18 agosto 1985]
19 agosto
 
I Santuari Mariani di tutte le diocesi, sono meta privilegiata dei pellegrinaggi dei fedeli. Essi sono luoghi che testimoniano la particolare presenza di Maria nella vita della Chiesa. Essi fanno parte del patrimonio spirituale e culturale di un popolo e possiedono una grande forza attrattiva e irradiante. In essi - come ho rilevato nell'Enciclica Redemptoris Mater - "non solo individui o gruppi locali, ma a volte intere nazioni e continenti cercano l'incontro con la Madre del Signore, con Colei che è beata perché ha creduto" (n. 28). Per questo, ho aggiunto che si potrebbe forse parlare di una "specifica "geografia" della fede e della pietà mariana, che comprende tutti questi luoghi di particolare pellegrinaggio del Popolo di Dio, il quale cerca l'incontro con la Madre di Dio per trovare, nel raggio della materna presenza di "Colei che ha creduto", il consolidamento della propria fede" (Rm ).
 Santuari Mariani sono come la casa della Madre, tappe di sosta e di riposo nella lunga strada che porta a Cristo; sono delle fucine, dove, mediante la fede semplice e umile dei "poveri in spirito" (cfr. Mt 5,3), si riprende contatto con le grandi ricchezze che Cristo ha affidato e donato alla Chiesa, in particolare i Sacramenti, la grazia la misericordia la carità verso i fratelli sofferenti e infermi.
I Santuari Mariani sono autentici Cenacoli, ove tutte le categorie di fedeli hanno la gioiosa possibilità di immergersi nella preghiera intensa insieme con Maria, la Madre di Gesù (cfr. Ac 1,14), non solo nella preghiera liturgica ma anche in quelle sane forme della pietà popolare, che non di rado manifestano il genio religioso di tutto un popolo, raggiungendo talvolta un impressionante acume teologico, unito ad una straordinaria ispirazione poetica.
[Angelus, 21 giugno 1987]
 
20 agosto
 
Oggi ci rechiamo in spirituale pellegrinaggio a un Santuario legato alla memoria della Natività della Vergine santissima. Una tradizione antica, di cui c'è traccia in un apocrifo del II secolo, il Protovangelo di Giacomo, situa in Gerusalemme, presso il tempio, la casa nella quale la Vergine è nata. I cristiani, dal V secolo in poi, hanno celebrato la memoria della nascita di Maria nella grande chiesa costruita dirimpetto al tempio, sulla piscina Probatica, dove Gesù aveva guarito il paralitico . Nel VII secolo san Sofronio, patriarca di Gerusalemme, cosi esaltava quel Santuario: "Entrando nella santa chiesa probatica dove l'illustre Anna diede alla luce Maria, io metterò il piede nel tempio, in quel tempio della purissima Madre di Dio, bacerò e abbraccerò quelle mura a me tanto care. Non attraverserò con indifferenza quel luogo dove nella casa dei padri è nata la Vergine Regina. Vedrò anche quel posto da dove il paralitico, risanato per ordine del Verbo, si sollevo da terra portandosi il giaciglio". ("Anacr.", XX: PG 87/3, 3821-3824).
I crociati trovarono soltanto rovine di tale antica chiesa; ma ne costruirono accanto una, dedicata a "Santa Maria nel luogo della sua nascita", oggi denominata chiesa di Sant'Anna. Qualunque sia la verità storica, rimane il fatto che in quel luogo, fin dalle origini, si venera la memoria della natività della Madre del Redentore. Nel corso dei secoli vi sono giunti numerosi pellegrini per venerare Maria santissima e per implorarne la materna intercessione, facendo proprio il suo Magnificat; hanno trovato in lei il modello di ogni vero pellegrinaggio, che è sempre un cammino di fede, un itinerario spirituale nel continuo, fedele ascolto della parola di Dio.
[Angelus,  5 luglio 1987]
 
21 agosto
 
Vorrei invitarvi a volgere il pensiero al Santuario di Lourdes, sulle rive del fiume Gave, dove la Madonna apparve nel 1858, raccomandando penitenza e preghiera, specialmente per i peccatori. Tale grandioso santuario mariano, meta di numerosi pellegrinaggi, ci parla di due cose: del mistero dell'Immacolata Concezione e dell'amore misericordioso dedito all'alleviamento delle sofferenze umane, sia fisiche che morali. E questi due valori sono strettamente connessi. Lourdes, infatti, è un invito a prender coscienza delle drammatiche necessità del cuore umano e a dedicarsi con generosità al servizio dei poveri, dei malati, dei sofferenti, alla redenzione dei peccatori. Ma chi ci rivolge questo richiamo? E' la misteriosa presenza di Maria. L'Immacolata Concezione. La tutta Pura. La tutta Santa. La Piena di Grazia. Ella è stata concepita in uno stato di totale immacolatezza, perché, secondo il saluto dell'Angelo all'annunciazione, ella è piena di grazia, fatalmente libera dal peccato originale e dalle sue conseguenze. Maria è cosi un veicolo eccellente e unico della redenzione di Cristo: è un canale privilegiatissimo della sua grazia, una via di elezione per mezzo della quale la grazia giunge agli uomini con un'abbondanza straordinaria e meravigliosa. Dovunque è presente Maria, li la grazia abbonda, e li avviene la guarigione dell'uomo: guarigione nel corpo e nello spirito. Per questo, come dissi nel corso del mio pellegrinaggio a Lourdes nel 1983, "A Lourdes noi impariamo in che consiste l'amore per la vita: alla Grotta e negli ospedali, si tratta dell'aiuto offerto ai malati. Lassù, nella Cappella delle confessioni, consiste nell'ascolto di tutte le miserie morali, nel perdono confortante di Cristo" (Discorso ai giovani, nella Basilica sotterranea, 15 agosto 1983).
[Angelus,  19 luglio 1987]
 
22 agosto
 
O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio? Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli” (Rm 11,33-36).
Quest’inno, è risuonato ininterrottamente nel Cuore di Maria durante il tempo della sua vita terrena e perdura in modo incomparabile nell’eternità che l’ha accolta attraverso il mistero dell’Assunzione.
Sulla profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio, sui suoi imperscrutabili giudizi, si fonda il fatto che Colei, la quale non soltanto si è chiamata “la serva del Signore” ma lo fu in realtà, sia nel momento dell’Annunciazione su cui meditiamo recitando l’Angelus, sia anche nel momento dell’elevazione alla gloria, ottenne una parte singolarissima nel suo Regno. Di questa elevazione di Maria ci parla la recente solennità dell’Assunzione, come anche la liturgia di oggi del suo “incoronamento” nella gloria: memoria della Beata Vergine Regina.
Non si è avverata proprio in Lei – e soprattutto in Lei – la verità secondo cui “servire” Dio vuol dire “regnare”?
[Angelus, 23 agosto 1981]

23 agosto
 
Rivolgiamo il nostro pensiero al santuario di Fatima in Portogallo. Come sapete, ricorre quest'anno il 70° anniversario delle apparizioni della Madonna ai tre fanciulli. Ho avuto la gioia di recarmi personalmente in pellegrinaggio, il 13 maggio 1982, a quel glorioso e celebre luogo mariano, meta di folle innumerevoli provenienti da tutto il mondo. Vi sono andato "con la corona del rosario in mano, il nome di Maria sulle labbra e il cantico della misericordia nel cuore", come dissi nella veglia di preghiera che si svolse in quella circostanza a Fatima. Nell'omelia della Messa ricordai poi che, secondo l'insegnamento costante della Chiesa, la rivelazione di Dio è portata a compimento in Gesù Cristo, il quale ne è la pienezza, e che le rivelazioni private devono essere valutate alla luce di tale rivelazione pubblica. Cio che ha indotto la Chiesa ad accogliere il messaggio di Fatima è soprattutto la constatazione della sua conformità con l'insegnamento del Vangelo. Il nucleo essenziale del messaggio di Fatima è la chiamata alla conversione e alla preghiera, cio che costituisce appunto l'insistente invito di Cristo nel Vangelo. Le apparizioni di Maria santissima a Fatima, comprovate da segni straordinari, avvenute nel 1917, formano come un punto di riferimento e di irraggiamento per il nostro secolo. Maria, nostra Madre celeste, è venuta per scuotere le coscienze, per illuminare sul vero e autentico significato della vita, per stimolare alla conversione dal peccato e al fervore spirituale, per infiammare gli animi di amore a Dio e di carità verso il prossimo. Maria è venuta in nostro soccorso, perché molti purtroppo non vogliono accogliere l'invito del Figlio di Dio a ritornare alla casa del Padre. Dal suo santuario di Fatima, Maria rinnova ancora oggi la sua materna e pressante richiesta: la conversione alla Verità e alla Grazia; la vita dei sacramenti, specie della Penitenza e dell'Eucaristia, e la devozione al suo Cuore Immacolato, accompagnata dallo spirito di sacrificio.
[Angelus, 26 luglio 1987]
 
24 agosto
 
Altötting è il più importante centro della pietà mariana nella Germania meridionale. La nostra cara Signora di Altötting. L'immagine della Madonna, venerata sotto questo titolo in quel Santuario, è una statua di stile gotico, della prima metà del quattordicesimo secolo, e presenta Maria col Bambino Gesù in braccio.
Secondo la tradizione del luogo, la devozione popolare verso quella sacra immagine comincio nel 1489, quando un bambino di tre anni, annegato nel fiume che là scorre, torno in vita per intercessione della Madonna di Altötting. L'aiuto materno di Maria in favore di una famiglia provata, diede inizio alla interminabile processione di pellegrini, che, ormai da 500 anni, affluiscono a quel Santuario per venerare la Madre di Gesù, per affidare a lei gioie e pene, difficoltà e sofferenze. Dopo quel primo visibile segno di grazia la Madonna di Altötting ha elargito innumerevoli altre grazie visibili e invisibili nel corso dei secoli ai moltissimi fedeli che in quel luogo sacro hanno visto esaudite le loro preghiere, hanno ripreso coraggio per la loro fede, e trovato sollievo nelle loro prove.
Sotto la guida sapiente e dinamica dei Padri Cappuccini i quali custodiscono nell'attiguo convento la tomba del loro santo confratello, Bruder Konrad, il Santuario di Altötting, come luogo dedicato alla Madonna, è diventato un importante centro di preghiera e di attività pastorale per il profondo rinnovamento religioso e spirituale dei fedeli.
Invochiamo la Vergine Santa, nostra madre comune, perché, aiutandoci a progredire nella "peregrinazione della fede" di cui essa è l'esempio, ci faccia finalmente raggiungere la sospirata meta dell'unità fra noi tutti, secondo la volontà di Gesù, Figlio suo e nostro unico Signore.
[Angelus, 24 gennaio 1988]
 
26 agosto
 
Nel nostro spirituale pellegrinaggio ai Santuari di Maria, ci rechiamo col pensiero a Torino, alla Basilica di Maria Ausiliatrice. Questo Santuario è un monumento alla Madonna edificato da san Giovanni Bosco. Don Bosco, come viene affettuosamente chiamato nel mondo, non solo dalla grande Famiglia Salesiana di cui è fondatore, ha profondamente venerato, amato, imitato la Madonna sotto il titolo di "Auxilium Christianorum", ne ha diffuso insistentemente la devozione, in essa ha visto il fondamento di tutta la sua ormai mondiale opera a favore della gioventù e della promozione e difesa della fede. Egli amava dire che "Maria stessa si è edificata la sua casa", quasi a sottolineare come la Madonna avesse miracolosamente ispirato tutto il suo cammino spirituale ed apostolico di grande educatore ed, ancora più estesamente, come Maria sia stata posta da Dio quale aiuto e presidio di tutta la sua Chiesa.
Nel grande quadro posto sopra l'altare maggiore del Santuario don Bosco volle che fosse espressa la visione che egli aveva della funzione ecclesiale della Madonna, quella di essere "Madre della Chiesa ed Ausiliatrice dei cristiani". Nel dipinto la Vergine santissima campeggia in alto, illuminata dallo Spirito Santo e circondata dagli Apostoli. Sappiamo bene che la venerazione di Maria come Ausiliatrice antecede nel tempo il suo grande devoto don Bosco; il titolo si trova infatti nelle litanie Lauretane e sottolinea la presenza attiva di Maria nei momenti difficili della storia della Chiesa: presenza di salvezza insperata, segno prodigioso della immancabile assistenza dello Spirito di verità e di grazia.
[Angelus, 31 gennauio 1988]
 
27 agosto
 
In Moravia, all'estremità nord-occidentale dei Carpazi, davanti al panorama di una fertile pianura, si leva il monte Hostyn, sul quale erano solite rifugiarsi le popolazioni delle zone vicine in occasione delle ripetute ondate delle incursioni nemiche. Il monte, frequentato in antico per celebrazioni pagane, divenne luogo di devozione cristiana quando, grazie all'opera dei santi fratelli Cirillo e Metodio, la Moravia fu convertita al Vangelo. … Da quel tempo Maria comincio ad essere venerata su quel monte come protettrice vittoriosa della Moravia. Verso la metà del 1500 sul monte fu eretta una cappella, frequentata soprattutto dagli operai che lavoravano nelle vicine miniere, ma un secolo dopo questa venne distrutta da gruppi di fanatici. Riedificata dopo la guerra dei trent'anni, vi fu collocata per la prima volta l'immagine di Maria, con in braccio il Bambino Gesù. Nel secolo decimottavo sul posto fu edificata una bellissima chiesa con due torri, ed a fianco la casa canonica, dove abitavano tre sacerdoti e due eremiti, a disposizione delle necessità spirituali della folla crescente dei pellegrini. Poi la chiesa fu chiusa e gli altari vennero asportati. Solo nel 1840 fu possibile riaprire al culto il luogo sacro, con l'erezione di un nuovo altare e con la collocazione di una statua in legno della Madonna con il Bambino. Il massimo sviluppo delle manifestazioni popolari e dei grandi pellegrinaggi si ebbe in epoca piuttosto recente, con Antonio Cirillo Sotjan, poi Arcivescovo di Olomouc, il quale diede vita alla casa del pellegrino, affidando la cura delle anime ai padri della Compagnia di Gesù. Grandi festeggiamenti furono organizzati il 15 agosto 1912 in occasione della incoronazione dell'immagine della Madonna e di Gesù Bambino. La corona, ornata di molte pietre preziose, era stata benedetta a Roma dal Papa san Pio X.
[Angelus, 14 febbraio 1988]
 
28 agosto
 
La devozione alla Madonna "Nostra Signora dell'Immacolata Concezione Aparecida", regina e patrona del Brasile  è antica nel cuore dei brasiliani.
Le origini del Santuario si ricollegano al rinvenimento da parte di tre pescatori, di una piccola statua della Madonna, di colore oscuro e dal volto sorridente, che essi videro emergere dalle acque, impigliata nella rete, con la quale poterono poi raccogliere una abbondantissima pesca. I tre riconobbero nell'avvenimento un segno della speciale protezione della Vergine. Da quel giorno la Madonna "Aparecida" è costantemente presente nei cuori, nelle famiglie, nella Chiesa e nella storia del popolo brasiliano, come Madre "Apparsa", cioè donata da Dio.
Oltre cinque milioni di pellegrini vanno ogni anno a manifestare il loro amore per la Madonna "Aparecida". Guardano la loro Madre come figli e vedono nelle sue mani raccolte in preghiera l'atteggiamento di colei che adora, che crede, che spera, che ama, che è tutta disponibile alla volontà divina e protesa a servire chiunque si rivolge a lei; vedono nel suo sorriso la gioia di chi vive con Dio, la felicità di chi si fa serva e accetta di portare con Cristo il peso di ogni giorno; vedono in lei la bontà di un cuore che si apre alle loro sofferenze e alle loro speranze, che ha compassione per i peccatori e li richiama alla conversione; vedono infine in lei la mediatrice che intercede per il bene dei suoi figli; rianimando la loro fede e carità.
[Angelus, 21 febbraio 1988]
 
29 agosto
 
La devozione dei libanesi per la Madonna, "Nostra Signora del Libano", è costante e profondamente radicata nella tradizione: essi associano il suo nome a molti riferimenti biblici riguardanti il loro Paese. Cantano perciò con trasporto: "Vieni, vieni dal Libano", o Maria, tu t'innalzi "come i cedri del Libano", "Vieni, vieni dal Libano", il profumo delle tue vesti è "come il profumo del Libano". Nelle Litanie Lauretane, dopo l'invocazione "Rosa Mistica", inseriscono le parole: "Cedro del Libano, prega per noi".  I libanesi, sia cattolici che ortodossi, e gli stessi musulmani, nella consapevolezza di questi riferimenti biblici, si sentono tutti profondamente legati a Maria. Per questo, la Vergine santa è dappertutto presente ed i suoi santuari non si contano. In famiglia, alla sera, prima di andare a letto, i componenti del nucleo familiare recitano il Rosario, cantano il popolarissimo inno "Ya Ummallah" (O Madre di Dio...), e si fanno benedire con l'icona della Madonna. Anche gli emigrati libanesi portano con sè l'attaccamento a Maria. Ma il Santuario maggiore e più caro a tutti i libanesi resta comunque quello di "Nostra Signora del Libano", sito sulla collina di Harissa. La grande statua della Madonna, che sorge accanto al Santuario, rivolta con le mani tese verso il mare e la capitale Beirut, sembra assicurare a tutti i libanesi la sua materna protezione. Illuminata di notte, si vede da quasi tutto il Libano. Essa attira folle di pellegrini durante l'anno, specialmente durante il mese di maggio. Uniamoci anche noi ai libanesi per invocare dalla Madonna, pace, solidarietà.
[Angelus,  28 febbraio 1988]
 
30 agosto
 
Oggi vogliamo andare in pellegrinaggio al Santuario mariano di Abidjan, nella Costa d'Avorio, che porta il nome di "Nostra Signora d'Africa, Madre di tutte le grazie". E' un titolo che racchiude una speranza, un impegno di evangelizzazione, una forma di consacrazione per tutto il continente africano. Il Santuario è recentissimo: è stato inaugurato nel febbraio 1987. All'ingresso del Santuario si leggono, scolpite a grossi caratteri, le parole evangeliche di Maria: "Io sono la serva del Signore" "Fate tutto quello che vi dirà". L'interno del tempio, illuminato da grandi e belle vetrate, si apre su un ampio anfiteatro, ove si celebrano le funzioni con maggior concorso di fedeli.
La Vergine Madre, colà venerata, è raffigurata da una statua in legno pregiato, opera d'un giovane scultore del Paese. Con le sembianze di una fanciulla della Costa d'Avorio, Maria è in piedi, alta e slanciata. Ma la pettinatura e la lunga fascia laterale che la cinge, con l'estremo lembo piegato sul braccio sinistro, non appartengono a nessuna etnia particolare. Amabile e sorridente, presenta il Bambino Gesù che si protende verso i fedeli con le braccia aperte.
Maria è oggi nella gloria beatificante di Dio in anima e corpo. Ma resta sempre per noi la donna che, da Betlemme, a Nazaret, a Gerusalemme, ha vissuto sulla terra come noi. Noi la raffiguriamo giustamente come partecipe delle caratteristiche di ogni popolo, e quindi anche come donna africana, madre amorosa, vicina in ogni luogo a ciascuno dei suoi figli. Ella continua a darci suo Figlio, perché non conserva per sé nessuno dei doni ricevuti da Dio. Dà tutto ciò che ha avuto, e dona se stessa con materno incomparabile amore.
[Angelus 6 marzo 1988]
 
31 agosto
 
Il Santuario mariano di Marija Bistrica è uno dei più conosciuti e frequentati in Croazia. La località di Bistrica è menzionata come parrocchia fin dall'anno 1334. Nella Chiesa, dedicata ai santi Pietro e Paolo, si cominciò a venerare, a partire dalla prima metà del 1500, una statua in legno della Madonna col Bambino Gesù. Agli inizi la statua si trovava in una cappella della parrocchia, chiamata Vinski Vrh; ma quando, nel 1545, i Turchi invasero la regione, il parroco, per salvarla, la muro sotto il coro della chiesa parrocchiale, e per prudenza non rivelo a nessuno il luogo. Poco dopo egli moriva, e con lui fu sepolto anche il segreto del nascondiglio. Il 16 luglio 1684 la statua fu ritrovata e da allora il culto riprese crescendo di anno in anno, tanto che in breve tempo quel luogo divenne il centro del culto mariano di quella regione, e tale resto nei secoli successivi. Ogni qualvolta, nella storia, il popolo croato si è trovato in difficoltà, si è rivolto sempre con grande fiducia alla sua cara Madre celeste. Nel 1715 l'assemblea Nazionale del popolo croato decise di costruire un grande altare "ex voto" in Bistrica, per mostrare la devozione del popolo alla Madonna. Queste le parole, pronunciate durante il pellegrinaggio votivo di Zagabria nel 1935 dall'allora Arcivescovo coadiutore, divenuto poi Cardinale monsignor Stepinac. Rivolgendosi alla Madonna disse: "Ti promettiamo che rimarremo fedeli a te e ai tuoi sinceri ammiratori. Fedeli finché si sentono i mormorii dei nostri ruscelli, finché rumoreggiano i nostri fiumi, finché spumeggerà il nostro mare; fedeli finché saranno verdi i nostri prati, finché saranno dorati i nostri campi, finché vi sarà l'ombra dei nostri boschi, finché si sentirà il profumo dei fiori della nostra Patria".
[Angelus, 20 marzo 1988]