Emergenza educativa

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Prima Parte


Sono stato richiesto di riflettere su un problema che molti ritengono davvero cruciale: la questione educativa.
Certamente è un tema che deve essere affrontato con decisione: tant’è che si parla di emergenza educativa.
 
Parlare di emergenza educativa indica non solo che l'educazione ha fretta, ma che va curata prima di altri compiti anch'essi importanti, o anch'essi di fretta. Tutti abbiamo a cuore il bene delle persone; e a tutti stanno a cuore le scelte dei nostri adolescenti e giovani. Da loro dipende il futuro delle nostre città, delle nostre istituzioni.  Non possiamo, dunque, non “avere fretta” di affrontare l’emergenza educativa prima di “altre urgenze”.
 
Dalla questione educativa derivano la formazione delle nuove generazioni, la loro capacità di orientarsi nella vita, la loro capacità di discernere tra il bene e il male.Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra essere diventato sempre più complesso. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i responsabili delle differenti agenzie educative che assai spesso sono tentati di abdicare alla funzione educante. Anche per il fatto che non solo sentono che sono messi in discussione e spesso in crisi il loro ruolo e addirittura la missione a essi affidata, ma anche in considerazione degli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro per formare persone solide, capaci assumersi le proprie responsabilità e di dare un senso alla propria vita.
 
Molti educatori si domandano se i valori che essi propongono siano ritenuti e considerati dall’educando “ancora valori”.
Non v’è dubbio alcuno che esistono e non devono essere nascoste le responsabilità personali degli educatori e degli educandi, ma sono persuaso che tutto si fondi su un'atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato della verità e del bene, in ultima analisi del senso della vita.
 
Diventa difficile, allora, trasmettere da parte degli adulti alle giovani generazioni qualcosa di condiviso come valido e certo, regole di comportamento comunemente accettate, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita.
 
E tuttavia è palpabile lo stato di incertezza e di precarietà in cui si trovano adulti e giovani, potenziali educatori ed educandi. È evidente lo smarrimento di valori essenziali che hanno scardinato dalle fondamenta i nostri luoghi di vivenza.
 
E allora, quasi come un rigurgito, torna prepotente il bisogno di valori non negoziabili e la grande domanda riguardo alla verità, che è di guida nella vita.Cosicché torna a farsi sentire in modo impellente la domanda di un'educazione che sia davvero tale.
 
La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza. La chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita.
 
Ecco perché si parla di una grande "emergenza educativa". E l'educazione sarà sempre un'emergenza perché vi è coinvolta la persona umana e il suo significato trascendente.
 
Ma è doveroso domandarsi: come si può dire che un processo intrinsecamente così lento abbia tanta urgenza? La domanda non è per niente facile ed è anche una domanda molto aperta, che ammette diversi modi di rispondere. 
A mio parere, ci sono due approcci che possono essere adottati per cercare di rispondere.

Il primo approccio è di ordine antropologico e ha a che fare con la famiglia. 
Ho il convincimento che l'educazione sia un'emergenza perché c'è la fretta di recuperare la famiglia. Tra persona e famiglia c'è un reciproco rapporto di dipendenza: senza una famiglia solida non c'è persona e senza persona ben formata non c'è famiglia. 
La famiglia è l'habitat dell'uomo, la nicchia ecologica della persona umana e, quindi, il nucleo fondamentale della personalizzazione. Ogni persona umana, è un essere essenzialmente familiare, il che a sua volta significa che la persona stessa è incomprensibile senza il riferimento familiare. 
 
Non c’è settore del sapere che non abbia evidenziato il ruolo essenziale della famiglia. Alla luce di tali considerazione e visto che si va diffondendo sempre più il degrado della famiglia, è comprensibile che si soffra di una vera e propria epidemia di carenze. 
Se l'uomo è un essere "essenzialmente familiare" e la famiglia sta attraversando una situazione problematica, il recupero della famiglia ha fretta, poiché è una condizione essenziale per il recupero e la stabilità della persona. 
 
Il secondo approccio è di ordine pedagogico e si può riassumere così: senza educazione non c'è persona. La persona nasce e si forma allo stesso tempo. La persona nasce perché l'essere umano acquisisce la condizione di persona fin dal momento stesso della sua fecondazione. Non si appare nel mondo come essere umano e poi si riceve l'essere personale. E ciò accade perché l'essere umano è in un processo di costruzione costante, un processo di espansione e realizzazione umana che noi conosciamo come maturità. 
 
I sintomi di spersonalizzazione che riscontriamo nel mondo in cui viviamo sono allarmanti ormai da tempo. Basti pensare alla modalità di intrattenimento sociale attorno agli spettacoli di massa, alla banalizzazione della sessualità, agli sport rischiosi. 
L'uomo costruisce il suo essere personale attraverso vari canali: la vita familiare, il gioco, l'amicizia, lo studio, l'occupazione professionale, il divertimento, ecc. Il campo delle possibilità offerte per la formazione della persona è molto ampio, ma tutte hanno un fondamento comune: la relazione e l'incontro personale. 
 
La relazione non è un'aggiunta alla formazione della persona che può rendere le sue giornate più o meno felici, ma una componente essenziale nella costituzione dell'essere personale stesso. Detto in modo più diretto e semplice: senza relazione non c'è persona. Per questo la persona non può maturare o costruirsi come tale senza la relazione con le altre persone. I tipi di relazioni, la quantità e, soprattutto, la qualità di esse modelleranno in gran parte la persona che ognuno è. Ricordiamo l’antico adagio: “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!?

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