Dilexit nos
Capitolo V
Amore per amore
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LETTERA ENCICLICA
DILEXIT NOS
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
SULL’AMORE UMANO E DIVINO
DEL CUORE DI GESÙ CRISTO
Il Papa apre il quinto capitolo con una affermazione decisa: la richiesta di Gesù è amore. E quando il cuore credente lo scopre, la risposta che scaturisce spontanea non consiste in una pesante ricerca di sacrifici o nel mero adempimento di un pesante dovere, ma diventa solo una questione di amore.
Papa Francesco avverte che l’amore per i fratelli è fondamentale e non è fabbricato, non è il risultato del nostro sforzo naturale, ma richiede una trasformazione del nostro cuore egoista.
Identificandosi con gli ultimi della società (cfr Mt 25,31-46), Gesù ha portato la grande novità del riconoscimento della dignità di ogni persona. Anche quelli classificati come indegni.
Risulta evidente che la Chiesa, che nasce dal Cuore di Cristo, prolunga e comunica in ogni momento e ovunque gli effetti di quell'unica passione redentrice.
E che all'interno della Chiesa la mediazione di Maria, che è madre, è da intendersi solo come partecipazione a quest'unica fonte che è la mediazione di Cristo stesso, unico Redentore. In questo senso, la devozione al Cuore di Maria non intende indebolire l'unica adorazione dovuta al Cuore di Cristo, ma piuttosto stimolarla.
In un'altra sezione Papa Francesco fa riferimento al significato sociale della riparazione al Cuore di Cristo. Cita san Giovanni Paolo II, il quale spiegava che, consegnandoci insieme al Cuore di Cristo, sulle rovine accumulate dall'odio e dalla violenza, potremo costruire la tanto desiderata civiltà dell'amore. Ma questo implica saper unire l'amore filiale verso Dio con l'amore verso il prossimo.
A questo punto Papa Francesco denuncia la struttura di peccato che incide sullo sviluppo delle persone, nonché un fenomeno di alienazione sociale. Egli ritiene che debba essere la conversione del cuore a imporre l'obbligo di riparare queste strutture. Chiarisce però che la riparazione cristiana non può essere intesa solo come opere esterne, ma richiede piuttosto la vita, il fuoco e la luce che provengono dal Cuore di Cristo.
Oltre alla necessità di riparare i cuori feriti, il Papa sottolinea la bellezza della richiesta di perdono come prolungamento del cuore di Cristo. Sostiene che non basta una buona intenzione, ma piuttosto un desiderio che provoca conseguenze esterne.
Sostiene che chiedere perdono è un modo per risanare le relazioni perché riapre il dialogo e manifesta il desiderio di ristabilire il legame nella carità fraterna.
Propone infine di offrire al Cuore di Cristo una nuova possibilità di diffondere in questo mondo le fiamme della sua ardente tenerezza. Se è vero che la riparazione implica il desiderio di risarcire le offese in qualche modo procurate all'Amore increato, la via più opportuna è che il nostro amore dia al Signore una possibilità di espansione per supplire a quei momenti in cui questo veniva rifiutato o negato.
Ciò accade se andiamo oltre la semplice consolazione a Cristo… e diventiamo atti di amore fraterno con cui curiamo le ferite della Chiesa e del mondo. In questo modo, ritiene il Papa, offriamo nuove espressioni alla forza riparatrice del Cuore di Cristo.
Un cuore umano che fa spazio all'amore di Cristo attraverso la fiducia totale e gli permette di espandersi nella propria vita con il suo fuoco, diventa capace di amare gli altri come Cristo, facendosi vicino a tutti. Così Cristo disseta la sua sete e diffonde gloriosamente in noi e attraverso di noi la fiamma della sua ardente tenerezza.
Per comprendere questa devozione in tutta la sua ricchezza, è necessario aggiungere che la riparazione di Cristo come essere umano è offerta al Padre per opera dello Spirito Santo in noi. Pertanto, la nostra riparazione al Cuore di Cristo è, in ultima analisi, diretta al Padre.
Il capitolo si conclude affermando la dimensione missionaria dell'amore al Cuore di Cristo. In questo aspetto, il Papa Francesco ritiene che la consacrazione debba essere messa in relazione con l'azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di diffondere nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno.
Il prolungamento della fiamma d'amore del Cuore di Cristo avviene anche nel compito missionario della Chiesa, che porta l'annuncio dell'amore di Dio manifestato in Cristo. La missione, intesa nella prospettiva dell’irradiazione dell’amore del Cuore di Cristo, esige missionari dell’amore.
Infatti, parlare di Cristo, con la testimonianza o con la parola, in modo tale che gli altri non debbano fare una grande fatica per amarlo, questo è il desiderio più grande di un missionario dell'anima. Non c'è proselitismo in questa dinamica dell'amore, sono le parole dell'amante che non disturbano, che non impongono, che non obbligano.
Siega Papa Francesco: gli atti d’amore verso i fratelli nella comunità possono essere il modo migliore o, a volte, l’unico modo possibile per esprimere agli altri l’amore di Gesù Cristo. Quindi se ci dedichiamo ad aiutare qualcuno ciò non significa che ci dimentichiamo di Gesù. Al contrario, lo troviamo in un altro modo.
Bisogna essere in qualche modo missionari, come lo furono gli apostoli di Gesù e i primi discepoli, che uscirono per annunciare l’amore di Dio, uscirono per dire che Cristo è vivo e che vale la pena conoscerlo.
L'enciclica Dilexit Nos di Papa Francesco si conclude con una preghiera in cui il Pontefice chiede al Signore Gesù Cristo che dal suo Santo Cuore sgorghino fiumi di acqua viva che guariscano le ferite che ci causiamo, che rafforzino la capacità di amare e di servire, che ci incoraggiano a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno.
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