Dilexit nos
Capitolo IV
L’amore che dà da bere
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LETTERA ENCICLICA
DILEXIT NOS
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
SULL’AMORE UMANO E DIVINO
DEL CUORE DI GESÙ CRISTO
Il Papa apre il capitolo IV sostenendo che i primi cristiani videro compiuta la promessa divina nel costato aperto di Cristo, fonte da cui sgorga la vita nuova. Egli fa notare che contempliamo il suo costato aperto, da cui sgorgò l’acqua dello Spirito. E nota che nel giorno solenne della festa delle tende (Gv 7,37), Gesù disse: "Chi ha sete, venga da me; e beva … sorgenti d’acqua viva sgorgheranno dal suo grembo” (Gv 7,37-38). Tutto si è adempiuto nella fonte traboccante della Croce.
Indica che il costato trafitto è allo stesso tempo la sede dell'amore, un amore che Dio ha dichiarato al suo popolo con tante parole diverse, che nel Cuore trafitto di Cristo sono concentrate tutte le espressioni di amore delle Scritture scritte nella carn, e che non è un amore semplicemente dichiarato, ma una fonte di vita per le persone care.
Il Pontefice sostiene, inoltre, che sant'Agostino ha aperto la strada alla devozione al Sacro Cuore come luogo di incontro personale con il Signore. Mentre san Bernardo considerava il costato trafitto come rivelazione e donazione dell’amore del suo Cuore. Da parte sua, san Bonaventura la presenta come fonte di sacramenti e di grazia, proponendo al contempo che tale contemplazione diventi una relazione di amicizia e un incontro personale di amore.
Tuttavia, Papa Francesco sottolinea che non si cerca un’emanazione neoplatonica, ma piuttosto un rapporto diretto con Cristo, dimorando nel suo Cuore. E ricordiamo che nel corso della storia il culto del Cuore di Cristo non si è manifestato nello stesso modo.
Cita, a esempio, i monaci certosini, che hanno trovato nella devozione al Sacro Cuore un modo per riempire di affetto e di vicinanza il loro rapporto con Gesù Cristo. Allo stesso modo parla di santa Caterina da Siena, la quale scriveva che il Cuore aperto di Cristo è per noi la possibilità di un incontro attuale e personale con tanto amore.
In questo senso, la devozione al Cuore di Cristo trascese progressivamente la vita monastica, e riempì la spiritualità dei santi maestri, predicatori e fondatori di congregazioni religiose che la diffusero nei luoghi più remoti della terra.
Ritiene interessante l'iniziativa di san Giovanni Eudes, che a Rennes riuscì a convincere il vescovo ad approvare nella sua diocesi la celebrazione della festa del Cuore adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo, la prima volta che questa festa fu autorizzata ufficialmente nella Chiesa.
Riguardo ai tempi moderni, ha sottolineato il contributo di san Francesco di Sales , per il quale la devozione al Cuore aperto di Cristo “era lungi dal diventare una forma di superstizione”.
Il Papa sottolinea poi l'intensa riconoscenza dell'amore di Gesù Cristo che santa Margherita Maria ha trasmesso. Ma chiarisce che ciò non richiede che si accettino o si assumano tutti i dettagli della sua proposta spirituale. Ritiene invece cruciale il nucleo del messaggio nelle parole della santa: «Ecco quel Cuore, che ha tanto amato gli uomini, che tutto ha perdonato finché non si è esaurito e consumato per dimostrare loro il suo amore».
Infatti, sebbene alcune espressioni di santa Margherita, fraintese, potessero indurre a confidare troppo nei propri sacrifici e nelle proprie offerte, san Claudio de La Colombière – che sarebbe diventato il suo difensore – mostrò che la contemplazione del Cuore di Cristo, se autentica, non provoca compiacenza in se stessi… ma piuttosto un indescrivibile abbandono in Cristo.
Il Papa non risparmia i fondamenti storici: ripercorre le riflessioni di san Charles de Foucauld e di santa Teresa di Gesù Bambino, che forniscono elementi di devozione al Cuore di Cristo che la rendono più fedeli al Vangelo.
Menziona anche la Compagnia di Gesù, che proponeva una conoscenza interiore del Signore […] affinché potesse amarlo di più e seguirlo. Ricorda che sant'Ignazio invita nei suoi Esercizi spirituali a porsi di fronte al Vangelo, centrato su Gesù ferito nel cui Cuore l'esercitante deve entrare.
Non invano sant'Ignazio conclude le contemplazioni ai piedi del Crocifisso, mentre 'itinerario degli Esercizi culmina nella “Contemplazione per raggiungere l'Amore”, da cui scaturisce la gratitudine.
Successivamente, sostiene che la devozione al Cuore di Cristo riappare nel cammino spirituale di santi molto diversi e in ciascuno assume aspetti nuovi, e mette in guardia dalla tentazione di considerare questo mistero di amore come un fatto del passato.
Ricorda anche le esperienze di santa Faustina Kowalska che propongono la devozione al Cuore di Cristo con un forte accento sulla vita gloriosa del Signore Risorto e sulla misericordia divina. Poi la presenta come la devozione della consolazione.
A questo proposito indica che la ferita del costato, da cui sgorga acqua viva, rimane aperta nel Risorto. Quella grande ferita prodotta dalla lancia, e le ferite della corona di spine che solitamente compaiono nelle rappresentazioni del Sacro Cuore, sono inseparabili da questa devozione. Perché in esso contempliamo l’amore di Gesù Cristo che ha saputo donarsi fino alla fine.
Poi, passa in rassegna gli insegnamenti di Papa Pio XI che ci ha invitato a riconoscere che il mistero della redenzione mediante la passione di Cristo supera, per la grazia di Dio, ogni distanza del tempo e dello spazio.
Il Santo Padre Francesco sostiene che il Vangelo, nei suoi diversi aspetti, non è solo Parola da riflettere, ma da vivere, sia nelle opere di amore che nell'esperienza interiore, e questo vale soprattutto per il mistero della morte e risurrezione di Cristo.
Inoltre dedica un’intera sezione alla compunzione. Definisce inevitabile il desiderio di consolare Cristo, che nasce dal dolore di contemplare ciò che Egli ha sofferto per noi. E stima che l’amore ha bisogno della purificazione delle lacrime che, alla fine, ci lasciano più assetati di Dio e meno ossessionati da noi stessi.
Infine Papa Francesco prega che nessuno si burli delle espressioni di fervore del santo popolo fedele di Dio, che nella pietà popolare cerca di consolare Cristo.
Nella contemplazione del Cuore di Cristo donato all’estremo noi siamo consolati, e il dolore che sentiamo nel cuore lascia il posto alla piena fiducia.
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