Avvento: attesa, venuta, visita
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Ci stiamo avviando verso l'Avvento. Quattro settimane per prepararci alla gioiosa celebrazione del Natale: ossia la memoria della 'prima' venuta nella storia di Gesù, Figlio di Dio, Messia e Salvatore.
Ma l’Avvento è anche attesa della “seconda” venuta di Gesù Cristo, quando verrà “nella gloria a giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine”
Infatti, la riforma liturgica del Concilio Vaticano II ha salvato nel suo sviluppo storico i due significati dell'Avvento, quello di preparazione al Natale e quello di attesa della seconda venuta di Cristo.
Il tempo di Avvento ha una duplice natura: è il tempo di preparazione alle solennità del Natale, in cui si commemora la prima venuta del Figlio di Dio agli uomini, ed è allo stesso tempo il tempo in cui, attraverso questo ricordo, orientano le menti verso l’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. «Per questi due motivi l'Avvento ci appare come un tempo di pia e gioiosa attesa»,
L'Avvento sollecita a svegliarci da uno stile di vita abitudinario, da un cristianesimo rassegnato, preparandoci all'incontro definitivo con Cristo glorioso con scelte coraggiose, alimentando la speranza per un nuovo futuro.
Per questo l'Avvento guarda anche al presente: Gesù, il Figlio di Dio, è morto ed è risorto, affinché chiunque crede in Lui abbia la Vita eterna. Cristo vive ed è in mezzo a noi; in Lui, Dio ama ogni persona personalmente e senza misura.
Il Cristo vivo ci viene incontro costantemente nella sua Parola, nella preghiera, nei Sacramenti, negli avvenimenti di ogni giorno, in ogni uomo e donna.
Questa triplice prospettiva fa dell'Avvento un tempo di gioia silenziosa, di vigile attesa e di vera speranza. Il cristiano vigila e attende la venuta del Signore. Non si lascia abbagliare o stordire dalle esigenze di questo mondo. Si prepara alla celebrazione del Natale sapendo che il Signore risorto e la sua Salvezza sono già presenti nella sua Chiesa, E lo fa con la fiduciosa speranza nella sua venuta definitiva.
Ciò risveglia atteggiamenti di fede e di speranza; suscita la consapevolezza che tutti abbiamo bisogno di Dio, che suscita il desiderio di incontrare Cristo.
L’Avvento chiama alla conversione, a volgere lo sguardo a Dio. Ma come faremo se non riconosciamo che abbiamo bisogno di Dio, della sua salvezza, del suo amore, del suo perdono e della sua vita?
Ci sono quelli che affermano di non aver bisogno di Dio, perché si sentono felici con ciò che hanno e godono in questo mondo. Dobbiamo essere umili e vivere nella verità che senza Dio non siamo nulla, per sentirci poveri e aprirci alla novità di Dio.
La povertà spirituale è sentire il bisogno di Dio, l'unico capace di realizzare il nostro desiderio di pienezza, di felicità e di vita per sempre. È la disponibilità ad accogliere ogni sua iniziativa e ogni sua novità nella nostra vita.
Dio ci viene incontro, perché ci ama. Convertirsi a Dio equivale ad accogliere il Signore presente in mezzo a noi e nell'esistenza di ciascuno.
L'attesa vigile è anche lotta contro il male che ci perseguita ed è, allo stesso tempo, attesa fiduciosa e gioiosa di Dio che ci salva e ci libera dal male.
Accogliere Dio presente tra noi ravviva e rafforza la nostra speranza. Benedetto XVI, nella sua enciclica Spe Salvi (Salvati nella speranza), sottolinea che l'uomo ha speranze diverse nei vari periodi della sua vita, alcune più grandi, altre più piccole; “Tuttavia, quando queste speranze si realizzano, è chiaro che questo, in realtà, non era tutto. È chiaro che l'uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. È evidente che non può che accontentarsi di qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di quanto potrà mai raggiungere”.
Il tempo dell'Avvento ci parla di questa grande speranza che è Dio.
Questo tempo ci offre l’opportunità di chiederci cosa speriamo veramente. Molti sono colpiti oggi da un affievolirsi della speranza. Sembrano disorientati e insicuri, hanno paura di affrontare il futuro, di prendere impegni duraturi, di prendere decisioni per tutta la vita, di aprirsi al dono della vita.
Il vuoto interiore e la perdita del senso della vita attanagliano molte persone, perché vivono senza speranza. Alla radice di questa perdita di speranza c’è il tentativo di escludere Dio e suo Figlio, Gesù, dalla tua vita.
Tuttavia l’essere umano non può vivere senza speranza perché la sua vita diventerebbe insopportabile. Spesso cerca di soddisfarlo con realtà effimere e fragili.
È una speranza chiusa a Dio, che si accontenta del paradiso promesso su questa terra dalla scienza e dalla tecnologia, o del godimento della vita quotidiana. Ma tutto ciò alla fine si rivela illusorio e incapace di soddisfare la sete di felicità infinita che il cuore dell'uomo continua a sentire dentro di sé e che solo Dio può soddisfare.
Apriamo il cuore a Dio che si fa uomo nel mistero del Natale. In Gesù, la nostra vera speranza, scopriremo il nostro vero destino, che non è altro che Dio.
L’Avvento ci aiuti a comprendere che se manca Dio, viene meno la speranza e tutto perde senso.
Come Maria, accogliamo Dio che entra nella nostra vita.
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