9 domenica per annum A
La forza della Parola di Dio

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Dal vangelo secondo Matteo Mt 7, 21-27

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
 

I seguaci di Gesù hanno sempre dato alla sua Parola un'importanza trascendentale. Ricordavano bene che lui aveva detto: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35)
In Galilea avevano conosciuto il potere di quella Parola che liberava dalla malattia, dalla sofferenza, dal peccato e dalle paure. Ora, quella stessa Parola promuoveva la verità e riempiva di vita e di pace.
 
Ecco perché l’evangelista Matteo concluse il grande discorso di Gesù della montagna con una parabola breve, simmetrica e ritmata. Probabilmente è stato scritto in questo modo per facilitarne il suo insegnamento nella catechesi. Il suo messaggio è di importanza decisiva: seguire Gesù consiste nell'"ascoltare le sue parole" e nel "metterle in pratica"; fare in modo che il suo vangelo si avveri. Se non faremo questo, il nostro cristianesimo sarà incongruo. Non avrebbe proprio alcun senso.
 
L'uomo ragionevole costruisce la sua casa su una solida roccia. Pertanto, quando arrivano le piogge torrenziali dell'inverno e l'acqua scende dalle montagne e il forte vento del Mediterraneo soffia, la casa non affonda: "è costruita sulla roccia". Questa è la vita e identità dei credenti che si impegnano nell’ascoltare il Vangelo e metterlo in pratica.

L'uomo stolto, al contrario, costruisce la sua casa sulla sabbia, sul fondo della valle. Pertanto, quando arrivano le piogge, le alluvioni e la tempesta, la casa "affonda completamente". È così che il cristianesimo si sgretola quando non è basato sulla roccia del Vangelo ascoltato e messo in pratica.
 
La parabola è un grave avvertimento e costringe i cristiani a domandarsi se stiamo costruendo la nostra identità cristiana sulla roccia, ascoltando e mettendo in pratica la Parola di Gesù, o se stiamo costruendo su sabbie non sicure che non hanno la solidità o la garanzia del Vangelo. Non basta confessare Gesù "Signore", "Signore" se non facciamo la volontà del Padre.
 
Nella coscienza moderna c'è stato un profondo cambiamento culturale che sta mettendo in crisi la nascita e il vissuto della fede cristiana. Diventa sempre più difficile risvegliare una fede vivente in Dio e in Gesù Cristo mediante qualche forma di "indottrinamento". Indichiamo due cause facili da rilevare.

Da un lato, l'autorità, ogni autorità, è in crisi. È difficile per la fede oggi emergere dall'obbedienza a un'autorità religiosa che si presenti come detentrice della verità. D'altra parte, più che una dottrina religiosa, le persone cercano un'esperienza che li aiuti a vivere con senso e con speranza. Molti uomini e donne si allontanano quasi istintivamente da qualsiasi iniziazione alla fede intesa come "processo di apprendimento".
 
Dobbiamo credere molto di più nel potere trasformante del Vangelo. Le parole di Gesù hanno più potere delle nostre dottrine. La sua Buona Novella è più attraente di tutti i nostri sermoni. Forse è giunto il tempo di facilitare il contatto diretto con il Vangelo perché la nostra gente possa ascoltare Gesù e scoprire insieme la sua Buona Novella.
 
Un cristiano non confonde mai il Vangelo con nessun altro scritto. Quando si prepara a leggere la Parola di Gesù, sa che non leggerà un libro, ma ascolterà Cristo che parla al suo cuore. Il Concilio Vaticano II ha voluto risvegliare questa fede dei cristiani proclamando solennemente che Cristo «è presente nella sua Parola, giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura» (SC 7)
 
Quando i credenti aprono i vangeli, non leggono la biografia di una persona defunta. Ma incontrano Gesù come vivo e vivente. La sua vita, infatti, non è finita con la sua morte. Le sue parole non sono state messe a tacere per sempre. Gesù è vivo. Colui che legge il Vangelo con fede, lo ascolta e lo accoglie nel profondo del suo cuore. Molti che vivono senza speranza potrebbero scoprire con gioia che non sono soli, che possono avere fiducia in un Dio Padre e che possono vivere con fervida speranza in Gesù.  È quello di cui gli uomini e le donne di questo tempo hanno più bisogno.
 
È Gesù stesso che ci invita a costruire la nostra vita sulle sue parole: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia».
 

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