60 anni del Concilio Vaticano II
Inter Mirifica

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Papa Francesco ha chiesto che in preparazione dell'Anno Santo del 2025
il corrente anno sia dedicato alla riscoperta dell’insegnamento conciliare

Prepararsi al Giubileo del 2025 riprendendo tra le mani i testi del Concilio Ecumenico Vaticano II
è l’impegno” che il Papa chiede a tutti i credenti come momento di crescita nella fede.

 

 

DECRETO SUI MEZZI DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE

Che il Concilio abbia trattato dei mezzi di comunicazione so­ciale, o mass media — insieme con i grandi temi che riguardano la vita interna della Chiesa e i suoi rapporti con il mondo — ri­conferma la sollecitudine del Successore di Pietro e dei Vescovi per uno dei problemi del nostro tempo tra i più gravi e urgenti se si consideri l'incidenza che la stampa, il cinema, la radio e la televisione hanno sull'orientamento ideologico e sull'atteggiamento pratico dei singoli uomini e dell'intera società.

L'interessamento della Chiesa per questa realtà della vita moder­na è senza dubbio anteriore al Concilio. Molti Documenti dei Som­mi Pontefici e dell'Episcopato testimoniano l'attenzione e l'interesse della Chiesa per « queste mirabili invenzioni che l'ingegno umano è riuscito a trarre dalle forze della natura, creata da Dio ».

Ma il Decreto Conciliare supera, per importanza, sia per la sede in cui è stato emanato, sia per la forma solenne della sua promulgazione, sia infine per la novità dell'impostazione, tutti i precedenti documenti.
 
L'impostazione del decreto
 
Il primo schema, preparato dal Segretariato Preparatorio, era molto più ampio dell'attuale. Esso venne discusso in Aula Conci­liare durante la prima Sessione e riscosse il consenso quasi una­nime dei Padri. Fu allora (27 novembre 1962) approvata una « dichiarazione », in cui si invitava la competente Commissione Conciliare ad abbreviare il testo pur conservandone i principi dottrinali e le grandi direttive pastorali, rimandando a una appo­sita « Istruzione » le norme più dettagliate.
 
Il Decreto, solennemente promulgato al termine della seconda Sessione, risulta pertanto una sintesi del primitivo progetto, di cui conserva le caratteristiche essenziali, prima fra le quali l'impo­stazione positiva del problema, che viene presentato nella sua di­mensione umana e cristiana, con un esplicito riconoscimento dei valori spirituali che, mediante questi mirabili strumenti, l'uomo può comunicare a moltitudini di altri uomini e all'intera società.

L'insegnamento della Chiesa, anche in questo settore, è valido non solo per i cattolici, ma per tutti gli uomini di buona volontà, perché è un'applicazione degli stessi principi naturali, illuminati ed evidenziati dal messaggio cristiano.
 
Aspetto dottrinale
 
Pur non affrontando una sistematica trattazione dottrinale dei complessi problemi sollevati dagli strumenti della comunicazione sociale, ed evitando di proposito questioni ancora controverse, il Decreto espone nel primo capitolo, in forma concisa ed essenzia­le, i principi sui quali si innesteranno le norme di carattere pa­storale.
 
Precisato il diritto della Chiesa a usare questi strumenti per la diffusione del messaggio evangelico e a giudicare sul loro retto uso, il Decreto affronta alcuni temi di particolare interesse.
 
Uno dei diritti rivendicati oggi, e giustamente, è il diritto al­l'informazione. Il Decreto su questo punto è molto esplicito: esso dichiara che la situazione odierna della società rende l'informazio­ne non solo utilissima, ma in molti casi necessaria e che ognuno ha il diritto — secondo le proprie legittime esigenze — di sape­re quanto è di comune interesse. Certo, l'informazione deve esse­re trasmessa obiettivamente, in modo conveniente e con il rispet­to dovuto ai diritti e alla dignità dell'uomo.
 
Quanto ai rapporti fra arte e morale il testo conciliare non ri­solve speculativamente il problema, ma riconoscendo i diritti del­l'arte riafferma il primato dell'ordine morale oggettivo che supera, non contraddicendoli, ma armonizzandoli, tutti gli altri ordini.

Accenniamo appena ad alcuni degli altri temi affrontati: l'in­fluenza di questi strumenti per favorire rette opinioni pubbliche, le responsabilità di chi trasmette e di chi riceve (lettori, spettato­ri, ecc.), degli educatori, dell'Autorità civile, ecc.
Bastano questi brevi accenni a far rilevare l'ampiezza e la complessità dei temi dottrinali affrontati dal Decreto.
 
Aspetti pastorali
 
Nel secondo capitolo il Decreto assume un carattere più spic­catamente pastorale. Esso si rivolge direttamente ai figli della Chiesa con disposizioni che riguardano anzitutto i compiti dei Vescovi, per i quali questa nuova forma di attività apostolica è da considerarsi parte integrante del loro magistero e del ministe­ro pastorale.

Un invito pressante viene rivolto a quanti hanno in mano le leve di comando di questi potenti mezzi a vivificarli di spirito cristiano. È un invito che riguarda soprattutto i laici già impe­gnati in questo settore, mentre viene auspicato il moltiplicarsi di uomini preparati e competenti che, oltre a una solida formazione professionale, conseguano, in apposite scuole e facoltà, una sicura e adeguata conoscenza della dottrina cristiana.

Una più approfondita conoscenza dei problemi di questo set­tore viene auspicata dai Padri, i quali hanno stabilito che in tutte le scuole cattoliche, nei seminar! e nelle associazioni si incremen­tino opportune iniziative di istruzione teorica e pratica sugli stru­menti della comunicazione sociale. La Chiesa dispone che l'inse­gnamento sul loro retto uso diventi argomento integrante della formazione cristiana dei giovani e dello stesso clero.

Al fine poi di coordinare le attività dei cattolici in questo campo, il Decreto stabilisce che vengano costituiti dai Vescovi appositi Uffici nazionali per la stampa e per le tecniche audiovi­sive sull'esempio di quanto ha fatto la Santa Sede istituendo la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali.

Il Decreto Conciliare è una conferma che la Chiesa non si estranea dal mondo in cui la Provvidenza l'ha chiamata a opera­re. Essa è presente, madre sollecita, non solo tra i suoi figli, ma fra tutti gli uomini per valorizzare e indirizzare al bene comune « nova et vetera ». E le disposizioni conciliari in questo settore, mentre suonano cordiale invito a tutti gli uomini di buona volon­tà, diventano un impegno per tutto il popolo di Dio.
 
Il Decreto Inter Mirifica fu approvato da 2131 Padri il 4 di­cembre 1963 con 1960 voti favorevoli, 164 voti contrari e 7 voti nulli.
 

 

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