60 anni del Concilio Vaticano II
Dignitatis Humanae

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Papa Francesco ha chiesto che in preparazione dell'Anno Santo del 2025
il corrente anno sia dedicato alla riscoperta dell’insegnamento conciliare

Prepararsi al Giubileo del 2025 riprendendo tra le mani i testi del Concilio Ecumenico Vaticano II
è l’impegno” che il Papa chiede a tutti i credenti come momento di crescita nella fede.


 


DICHIARAZIONE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA

 

Nella formulazione della dichiarazione del Concilio, s'intende per libertà religiosa il rifiuto di qualsiasi costrizione umana in ciò che concerne l'atteggiamento dell'uomo nei suoi rapporti con Dio. Da questo punto di vista, ogni malinteso dev'essere assoluta­mente dissipato. La libertà religiosa riguarda l'uomo in quanto essere vivente nella società. Egli deve godere l'immunità sociale e civile in materia religiosa.

Ma questa libertà religiosa -  occorre dirlo? - non dispensa nessuno dall'adempiere i propri doveri morali verso Dio: ricerca libera della verità, fedeltà alla verità scoperta, adesione alla verità rivelata da Cristo e alla sua Chiesa per quanto un esame sincero ce le fa conoscere, obbedienza agli imperativi della coscienza.

Nessuno di questi doveri è messo in causa dalla libertà religiosa, la quale da all'uomo il diritto di non essere oggetto di costrizione da parte di un'istanza umana: indi­viduo, raggruppamenti sociali, poteri pubblici.


Altro punto che deve richiamare l'attenzione è che, secondo i termini della Dichiarazione, la libertà religiosa costituisce un dirit­to della persona umana. Non è davvero per opportunismo o solamente per le esigenze attuali del bene comune, che il Concilio rivendica questa libertà, la quale si basa sulla dignità della perso­na umana, la cui responsabilità nella ricerca del vero, costituisce un diritto e comporta dei doveri. Dio chiede all'uomo un libero assenso e una risposta fondata su una convinzione personale.


La Dichiarazione Dignitatis Humanae si compone di un proe­mio e di due capitoli ed è articolata secondo il seguente, somma­rio schema.

Nel nostro tempo gli uomini si fanno sempre più consapevoli della propria dignità ed esigono di esercitare la propria responsa­bile libertà, al di fuori d'ogni mezzo coercitivo.

Essi postulano pure una delimitazione della pubblica podestà, soprattutto per quanto riguarda i valori spirituali e religiosi.

Il Concilio, riflettendo su questo atteggiamento, rimedita altre­sì la tradizione della Chiesa per trame nuovi elementi, in armo­nia con quelli già posseduti. Dio ha rivelato agli uomini la via della salvezza.

L'unica vera religione si trova nella Chiesa cattoli­ca. Tutti gli esseri umani sono tenuti ad aderire alla verità a ma­no a mano che la conoscono.

Questo dovere vincola la coscienza, e la verità si impone in virtù della sua intrinseca forza.

 

Oggetto e fondamento della libertà

 

Gli esseri umani hanno diritto alla libertà religiosa nel senso che debbono essere immuni da ogni coercizione, affinché nessu­no sia forzato ad agire contro coscienza, né impedito di agire in conformità ad essa.


Questo diritto si fonda sulla dignità della persona e deve es­sere riconosciuto dall'autorità civile.

L'uomo coglie gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza che è tenuto a seguire fedelmente. L'esercizio della religione consiste in atti interni volontari e liberi che la natura sociale dell'uomo esige abbiano manifestazioni comunitarie. Nega­re il libero esercizio della religione è ingiuria all'uomo e a Dio.


La libertà religiosa compete ai singoli e anche alle comunità. Queste comunità, a meno che non turbino l'ordine pubblico, hanno il diritto di non essere impedite nell'esercizio della loro fe­de, nella predicazione, e in tutto quanto attiene all'espressione e alla realizzazione del loro credo.

I genitori hanno il diritto di educare i figli secondo la pro­pria persuasione religiosa, di scegliere le scuole e gli altri mezzi educativi che rispondano alla loro fede.


È dovere di ogni podestà civile tutelare i diritti dell'uomo; pertanto tutelare la libertà religiosa è un dovere della società. Al­la società civile è illecito imporre la professione o la negazione di qualsivoglia credo religioso, come attuare discriminazioni, tra i cittadini, motivate da ragioni di fede.


Ogni diritto è limitato dal riguardo dovuto al diritto altrui; e compete all'autorità civile proteggere i cittadini da disordini che si potrebbero suscitare sotto pretesto della libertà religiosa. La società civile dovrà tuttavia adempiere a questo suo dovere con discrezione e non in modo arbitrario e partigiano, ma seguendo norme giuridiche conformi all'obiettivo ordine morale.

 

La dottrina della libertà religiosa affonda le sue radici nella Rivelazione

 

La Rivelazione fa conoscere la dignità della persona umana, mostra il rispetto di Cristo per l'umana libertà. Su questi fonda­menti si basa la dottrina della dichiarazione Dignitatis Humanae, che è, altresì, in piena rispondenza con la libertà propria dell'atto di fede.


È elemento fondamentale della dottrina cattolica, contenuto nella parola di Dio e affermato costantemente dai Padri, il concetto che gli uomini sono tenuti a rispondere a Dio liberamente e che nessuno può essere obbligato ad abbracciare la fede contro la sua volontà.

A Dio è dovuto un ossequio ragionevole e libero; perciò è rispondente alla natura della fede l'esclusione di ogni forma coercitiva, da parte degli uomini.


Perfino di fronte a Dio gli uomini sono tenuti in coscienza, ma non coartati a seguirlo. Dio ha rispetto per la dignità dell'uo­mo; e ciò è apparso soprattutto nel Cristo che ha invitato, per­suaso, ma mai costretto. Egli riconobbe la podestà civile, ma am­monì a rispettare i superiori diritti di Dio.

Parimenti gli Apostoli predicarono al di fuori di ogni coercizione, avendo riguardo an­che per coloro che erano nell'errore mostrando come « ognuno di noi renderà conto di sé a Dio » (Rm 14,12). Essi hanno rico­nosciuto l'autorità civile, ma non hanno esitato a contrastarla perché « è necessario obbedire a Dio prima che agli uomini » (Atti 5,29). Così hanno fatto i martiri.

La Chiesa, per il bene proprio e della stessa società civile, deve essere libera; la libertà è fondamentale nelle sue relazioni con le podestà pubbliche.

La Chiesa afferma la sua libertà:

1)     perché è fondata da Cristo da cui ha ricevuto il mandato di predicare;

2)     perché è una comunità di esseri umani che hanno diritto di vivere secondo i precetti della fede. Se vige il rispetto per la libertà religiosa, questa libertà le sarà riconosciuta. Vi è quindi concordia tra libertà della Chiesa e libertà religiosa.

 

Mentre la Chiesa è tenuta a predicare il Vangelo, i cristiani sono tenuti ad ascoltarla e seguirla nonché ad adoperarsi, a loro volta, a diffondere e difendere la verità.


La libertà religiosa è aspirazione dell'uomo d'oggi, sancita nel­la maggior parte delle costituzioni e dichiarata in documenti internazionali. Non mancano tuttavia regimi che comprimono tale libertà. Il Sacro Sinodo invita tutti a considerare quanto essa sia necessaria, soprattutto nella presente situazione.


Il processo di unificazione della famiglia umana esige che la libertà religiosa sia giuridicamente tutelata e che siano osservati i diritti e i doveri supremi ideali degli esseri umani.

 

La dichiarazione Dignitatis Humanae fu approvata da 2384 Padri il 7 dicembre 1965 con 2308 voti favorevoli, 70 voti con-trari e 6 voti nulli.
 

 

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