4 domenica di Pasqua
Ascoltare conoscere e seguire il Buon Pastore

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Dal Vangelo secondo Giovanni 10,27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
 
La scena è tesa e conflittuale.  Gesù stava passeggiando all'interno del recinto del tempio, lungo il portico di Salomone, in una delle gallerie all'aperto, che circondavano la grande spianata del Tempio. Questo portico, in particolare, era un luogo frequentato dalla gente perché era protetto dal vento da una muraglia.

All'improvviso, un gruppo di ebrei lo circondarono, molestandolo con aria minacciosa. Gesù non rimase intimidito, ma li rimproverò apertamente per la loro mancanza di fede: "Voi non credete perché non siete mie pecore". E per provare che essi non erano pecore sue, Gesù cerco di far capire che cosa intendesse per “essere suoi”. E, al riguardo, sottolineò due aspetti essenziali e imprescindibili: «Le mie pecore ascoltano la mia voce … e mi seguono».
 
L'immagine del pastore è carica di simbolismo religioso nella tradizione biblica.
Il pastore simboleggia il capo che governa e che guida il suo popolo. Il suo compito principale è quello di vigilare, di guidare e di proteggere il gregge.
Dio è "il pastore di Israele" perché guida il suo popolo, veglia su di lui e lo protegge.

La bella immagine di Gesù "Buon Pastore" era profondamente radicata nei primi secoli del cristianesimo (basti pensare alla sua presenza nelle catacombe romane), poiché suggerisce la premura di Cristo per il suo popolo, il suo servizio e la sua totale dedizione, la sua disponibilità a dare la sua vita per i suoi.

Infatti
, quando i primi cristiani parlavano di Gesù come "Buon Pastore", non lo facevano principalmente per presentarlo come capo e leader, ma per evidenziare la sua preoccupazione per la vita delle persone. Gesù è "Buon Pastore", non perché sappia governare, guidare e vigilare meglio di chiunque altro, ma perché è capace di "dare la sua vita" per gli altri.
 
Gesù non forza nessuno. Lui chiama solo. La decisione di seguirlo dipende da ognuno di noi. Solo se lo ascoltiamo e lo seguiamo, stabiliamo con Gesù quella relazione che conduce alla vita eterna.
 
Cari Amici
Ogni cristiano ha bisogno di ricordare che la cose essenziali per essere autentici seguaci di Gesù sono due: ascoltare la sua voce e seguire le sue orme.

1. Ascoltare la voce di Gesù.
La cosa prioritaria è risvegliare la capacità di ascoltare il Maestro. Se non vogliamo che la nostra fede si diluisca gradualmente in forme decadenti di religiosità superficiale, nel mezzo di una società che invade le nostre coscienze con messaggi, slogan, immagini, comunicazioni e affermazioni di ogni tipo, dobbiamo imparare a mettere al centro della nostra vita, delle nostre famiglie e e delle nostre comunità ecclesiali la Parola vivente, concreta e inconfondibile di Gesù, nostro unico Signore.
 
L'uomo contemporaneo ha urgente bisogno di recuperare il silenzio e la capacità di riascoltare, se non vuole vedere la propria vita e la sua fede gradualmente affogare nella banalità. Dobbiamo essere più attenti alla chiamata di Dio, ascoltare la voce della verità, sintonizzarci con il meglio che è in noi, sviluppare quella sensibilità interiore che percepisce, oltre il visibile e l'udibile, la presenza di Colui che può dare senso e vita alla nostra vita.

Ciò che cambia il cuore dell'uomo e lo converte non sono le parole, le idee e le ragioni, ma l'ascolto sincero della voce di Dio. Quell'ascolto sincero di Dio che trasforma la nostra solitudine interiore in comunione vivificante e fonte di vita nuova.
 
2. Seguire Gesù.
Ma non basta ascoltare la sua voce. È necessario seguire Gesù. Occorre re-imparare a vivere la fede cristiana come un'entusiasmante avventura per seguire Gesù.
E’
questa è la prima decisione di un cristiano: la decisione che cambia tutto, perché l'adesione a Cristo è cominciare a vivere in modo nuovo e trovare la via, la verità, il senso e la ragione della religione cristiana.
Il grande rischio dei cristiani è sempre quello di fingere di essere credenti, senza seguire Gesù.
Insomma: cristiani senza Cristo!

L'incontro personale con Cristo è decisivo nella fede cristiana.
Il punto di partenza e i percorsi di ogni persona possono essere differenti, ma solo Cristo è la "via" che conduce a Dio.
Pertanto, è decisivo conoscere Cristo. È il "Buon Pastore", e quelli che si lasciano guidare da lui "lo conoscono".

Non si tratta di una conoscenza teorica.
Nel linguaggio biblico, "conoscere" esprime il concetto di sperimentare, entrare in comunione intima.
Non si conosce rimanendo distanti e lontani, ma attraverso una relazione vitale.

Conoscere Cristo è amarlo, sperimentare che la sua presenza ci fa bene, accoglierlo come qualcuno unico e inconfondibile che dà un altro tono e vitalità alla nostra vita quotidiana.
Ma attenzione: l
a fede non consiste nel credere a qualcosa di Gesù, ma nel credere Lui!

Quando manca l’incontro personale con Gesù e la sua sequela, la nostra fede rischia di essere ridotta all'accettazione di alcune credenze, alla pratica di obblighi religiosi e all'obbedienza alla disciplina della Chiesa.
Questa è la cosa decisiva: non dobbiamo ascoltare voci strane, messaggi che non provengono dalla Galilea. Siamo vittime di una pioggia travolgente di parole, voci e rumori che corriamo il rischio di perdere la capacità di ascoltare la voce che abbiamo bisogno di ascoltare per avere vita.

Inoltre, ci sono molti battezzati la cui fede si muove in un'atmosfera astratta di convinzioni, di credenze e di riti.
Non "conoscono" Cristo in modo vitale.
Nel loro cristianesimo manca proprio Cristo, l'unico che potrebbe riaccendere la loro fede, eliminare i loro pregiudizi e resistenze, insegnare loro a credere in modo differente. Per essere cristiani, la prima cosa è incontrare Cristo personalmente, "ascoltare la sua voce" e seguirlo.


Lui ripete a ciascuno nel sacrario della propria coscienza: "seguimi".
 
 
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