1 Lettera di san Paolo apostolo a Timoteo

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Premessa
Questa riflessione non ha certo la pretesa di essere un approfondimento scritturistico-esegetico, ma solamente un o strumento catechistico/pastorale, attraverso il quale provocare nel lettore il desiderio di conoscenza e l’interesse per scoprire le meraviglie degli scritti dell’Apostolo Paolo.
 

Nell'anno 64, dopo il viaggio in Spagna, Paolo si era recato in Oriente per visitare le Chiese di Efeso e di Colossi. Poco dopo scoppiò a Roma la persecuzione decretata da Nerone contro i cristiani, ai quali venne imputato l'incendio dell'Urbe. 

Di Paolo durante la persecuzione non sappiamo nulla, ma doveva essere stato fuori Roma, altrimenti difficilmente sarebbe riuscito a fuggire alle Guardie dell’Imperatore che lo conoscevano bene fin dai giorni della sua prigionia. 
 
Timoteo fu uno dei collaboratori più fedeli di Paolo, e il suo nome è menzionato in molte lettere paoline. In Atti 16,1-3 si dice che aveva madre ebrea credente, cioè divenuta cristiana, e padre greco, cioè pagano. 

Timoteo era di Listra, nell'odierna Turchia, figlio di padre greco e madre ebrea. Anche la madre di Timoteo, Eunice, e la nonna, Lois, erano credenti. Timoteo è stata l'unica persona a ricevere due lettere individuali da Paolo.
Trovandosi a evangelizzare in Oriente, Paolo lasciò Timoteo a Efeso e si recò in Macedonia, da dove scrisse questa prima lettera al suo discepolo e collaboratore più amato, per raccomandargli: Opera in quella Chiesa di Efeso, che è buona e ben conservata.  

Le due lettere a Timoteo mostrano un Paolo che fa veramente da padre a codesto giovane, cercando di mettere nella sua vita ciò che mancava.  La lettera a Tito  e le due lettere a Timoteo sono state chiamate “pastorali”, perché sono indirizzate a incaricati di quest'opera alla guida di alcune comunità, e perché trattano di questioni legate a tale responsabilità. Paolo non scrive ora a gruppi dei quali deve correggere abusi inaccettabili, ma a singoli discepoli con consigli adatti a ben orientare la Chiesa. 

Questa è la cosa importante di queste lettere: esse danno norme pratiche della vita cristiana. E la prima cosa che Paolo chiede è qualcosa di così semplice e di così elevato come è contenuto in queste parole appena iniziate: «L'amore che viene da un cuore puro, che nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.» (1,5) 
 
La prima lettera sottolinea, appunto, che Timoteo si trovava a Efeso, dove Paolo lo aveva lasciato con la missione di assicurare il buon insegnamento contro certe dottrine errate che si diffondevano, e di prendersi cura del buon ordine nella chiesa. Questa lettera in sei capitoli si concentra sia su Timoteo che sul lavoro che svolse tra i membri della chiesa di Efeso. 
Il contenuto di 1 Timoteo può essere riassunto come segue. 
 
Il capitolo 1 include un saluto seguito da tre aree principali: un avvertimento contro le false dottrine, la testimonianza di Paolo e parole di incoraggiamento a Timoteo. 

Il capitolo 2 discute due aree importanti per i cristiani di Efeso che erano sotto la cura di Timoteo: il ruolo della preghiera nella chiesa e gli insegnamenti sul ruolo delle donne nella Chiesa. 
La parte centrale tratta vari temi legati al buon ordine della comunità, alla preghiera per tutti, alla condotta degli uomini e delle donne, e soprattutto al comportamento di coloro che ricoprono incarichi di responsabilità nella Chiesa. 
 
Infatti, il capitolo 3 si concentra su tre aree: i requisiti comportamentali degli anziani, quelli dei diaconi o dei leader servitori, e l’importanza della chiesa. 
Il capitolo 4 evidenzia vari pericoli nella Chiesa locale, mentre i capitoli 5 e 6 evidenziano i doveri che dovevano essere adempiuti tra vari gruppi di persone, inclusi gli anziani e i giovani, le vedove, padroni e servi e i falsi insegnanti. Tutto questo si basa sulla verità rivelata da Cristo. Paolo segnala gli errori che si introducono ad Efeso, e affronta severamente i perturbatori. La lettera si conclude con un breve saluto.   «Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni». (1Timoteo 6,12)  
 
A ben vedere, le lettere “pastorali”, rispetto al resto degli scritti paolini, presentano diverse peculiarità che le distinguono nettamente. Il loro linguaggio è abbastanza diverso dagli altri, incorporando alcuni termini ed espressioni loro proprie, che non compaiono in altri scritti caratteristici di Paolo. Anche dal punto di vista dei contenuti le differenze sono notevoli. In queste lettere si osserva un'insistenza sulla necessità di conservare il “deposito della fede”, cioè la sana dottrina che è stata ricevuta e che deve essere trasmessa. 
 
I grandi temi dottrinali delle lettere più antiche appaiono qui richiamati soprattutto in riassunti che utilizzano formule tradizionali. D'altra parte, le “lettere pastorali” riflettono un'organizzazione più evoluta già radicata nelle comunità. L'attività carismatica, di cui testimoniano alcune lettere precedenti, è stata sostituita da una vita più organizzata. Inoltre, non è facile assimilare i riferimenti che queste lettere danno sulla vita di Paolo ai dati che compaiono in altri scritti. 

 

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