Troppo tempo senza morale!

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A fronte di ciò che sta capitando in queste ore e in questi ultimi tempi è invocata una parola che era pressoché scomparsa non in quanto divorata dall’assurda mania di parlare inglese, ma perché era stata relegata nell’oblio più profondo degli antichi retaggi del catechismo. In effetti da più di 30 non si sentiva parlare di “morale”.
 
Molti pensieri mi sono tornati intesta.
1.      Una domanda: riproponendo il termine (e speriamo il concetto di) morale è forse cambiato qualcosa?
2.    Un ricordo: in una delle mie lezioni di quasi 30 anni fa dissi con una certa preoccupazione, ma con altrettanta convinzione: “Nella nostra società nei prossimi anni aumenterà lo sconcerto, l'incertezza, l’indecisione, che prima o poi si tramuteranno in soggettivismo, in relativismo, in lassismo morale, nella migliore delle ipotesi in una morale di comodo: insomma in una situazione di degrado morale”.
 
Non avrei voluto essere stato un “profeta di sventure”. Ma è un dato di fatto chela crisi etica e morale attuale, risultato di un percorso di conquista della libertà iniziato nel lontano ’68, ha portato a una terribile crisi etica, morale e di valori che per oltre trent’anni ha fatto tabula rasa di ogni cultura, passione, volontà, capacità autocritica, e senso di colpa! In questo modo, si è sdoganata ogni nefandezza. Da allora è stato un precipitare di eventi: il lungo periodo del terrorismo; i delitti di mafia, camorra e ndrangheta. La piaga della violenza domestica; l’abuso di minori; la difficoltà dell’integrazione di migranti e rifugiati. La fame e la sete di persone e popoli. Le guerre e la corsa agli armamenti. La persecuzione dei cristiani. La droga; l’aborto e l’eutanasia. La corruzione politica e il rapimento di persone. La scomparsa dei bambini che arrivano sulle nostre coste. La palese promozione dell'adulterio e del suicidio. E il vergognoso deterioramento della creazione.
 
La Chiesa, attraverso il suo Magistero, con numerosi documenti ha cercato di analizzato le numerose sfide morali del nostro tempo e ha ripensato gli stessi fondamenti della moralità, come la libertà e la responsabilità o il conflitto tra legalità e coscienza. L’amato Papa Benedetto è stato un annunciatore instancabile e preoccupato della “dittatura del relativismo”, anticamera della a-moralità.
Nell'enciclica Veritatis spelndor [Lo splendore della verità], Giovanni Paolo II ha riflettuto esplicitamente sui fondamenti della moralità. E nell'istruzione Donum Vitae [Il dono della vita], il Magistero della Chiesa ha analizzato le questioni relative alla riproduzione umana assistita, così come il rapporto tra leggi e moralità.
 
Sempre Papa Benedetto XVI ci ha dato le encicliche Deus caritas est [Dio è amore]", Spe Salvi [Salvati nella speranza] e Caritas in veritate [La carità nella verità] e ne aveva preparato un’altra sulla fede. La morale non riguardava più solo i peccati, ma evocava la bellezza delle virtù teologali. Papa Francesco in Amoris laetitia ci invita a considerare a fondo la maestà della coscienza individuale. E in Laudato sii insiste ripetutamente sulla necessità di prendersi cura della casa comune, che è il creato.
 
Purtroppo la forza della controcultura è stata più violenta e ha potuto commercializzare la sua sporca e insanguinata mercanzia, essendo decadute tutte le regole e i presupposti che impedivano le degenerazioni dei comportamenti umani.
Quasi un’ipnosi di massa, indotta dai media ha esercitato una specie di lavaggio mentale metodico e sistematico, allo scopo di uniformare le coscienze degli individui alle ragioni del progresso, del benessere e delle logiche del sistema. Sfortunatamente il relativismo dei valori e il relativismo culturale che le nuove generazioni erediteranno, saranno la più grande sciagura nella storia dell’umanità.
Oggi, il relativismo etico e morale si impone come nuova norma sociale e regola relazionale, fino a minare le fondamenta della libertà individuale, di coscienza e di religione.
 
I principi etici, regolatori e sentinelle dei comportamenti umani, oggi sono stati rimossi per sempre, e la ricerca del relativismo e del tornaconto personale li hanno sostituiti. Il male, un tempo riconoscibile, ha assunto le sembianze della normalità, espropriando lo spirito dell’uomo, privandolo, così, della consapevolezza e del discernimento. Cosicché con la rimozione dell’impianto etico e morale, si è scardina quel progetto originario che, da parametro assoluto, degrada fatalmente in caos e relativismo.
 
Crederanno davvero le prossime generazioni che l’inquinamento delle nostre acque e del territorio sia il risultato del progresso? Che le bombe intelligenti, fatte esplodere sulla testa di persone innocenti, sia la giusta, sola e unica condizione per preservare e consolidare la libertà di tutti? Che il traffico di organi, l’uso di droghe sintetiche, gli abusi sistematici sui minori, la prostituzione dilagante, siano semplicemente i normali e logici effetti collaterali della agognata la libertà individuale?
 
Questo è il punto!
Possiamo dire che per trent'anni non è stato ascoltato nulla in ordine alla morale?
Abbiamo saputo ascoltare queste sfide?
O forse abbiamo perso persino la concezione della morale e dell'etica.
 
Dicono che i pesci non sappiano cosa sia l'acqua!