Quaresima rinnovamento nella speranza

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La Quaresima chiama a rinnovamento nella speranza in Colui che fa passare dalla morte alla vita.
Per quaranta giorni Dio stesso, attraverso la Sua Parola proclamata nella liturgia della Chiesa ci chiama alla conversione della mente, del cuore e della vita all’amore misericordioso di Dio e all’amore impegnato e testimoniato verso il prossimo.
 
In questo tempo liturgico risuona con forza la chiamata alla sobrietà e alla riconciliazione con Dio e con i fratelli; riconciliazione che dovrà trovare un naturale approdo nel sacramento della Penitenza. Lo ricorda San Paolo che, scrivendo ai cristiani di Corinto dice: “Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.” (2 Cor 5, 20).
 
San Paolo stesso ha sperimentato, nel momento decisivo della sua vita, la sua conversione sulla strada di Damasco dopo un periodo in cui perseguitò con accanimento la Chiesa e i cristiani. Quella esperienza lo costrinse a una svolta tanto radicale, un cambiamento totale di prospettiva che l’ha condotto a considerare ‘spazzatura’ tutto quello che prima costituiva l’ideale massimo della sua esistenza.
Che cosa era successo sulla strada di Damasco? Null’altro che un incontro personale con Gesù Cristo, che ha trasformato tutto il suo essere: mente, cuore e vita.
 
Cristiano è colui che accoglie il mistero di un Dio che entra in rapporto con l’uomo e dell’uomo che entra in rapporto con Dio. E poiché questo Mistero è Cristo, cristiano è colui che ha preso coscienza e vive della presenza di Cristo nella sua vita umana, nella sua vita di ogni giorno. Il cristiano è colui che si incontra personalmente con Cristo.
Finché non avviene questo incontro, noi non saremo cristiani!
 
Gesù Cristo non è un personaggio del passato, oggetto solo di considerazioni intellettuali, ma una persona viva e presente nel mondo, come compagno dell’umanità. L’incontro con lui, mediante la fede, suscita una nuova comprensione della vita, convinzioni, atteggiamenti personali nuovi.
Il cristianesimo non è una filosofia o una norma morale; cristiani siamo solo se incontriamo Gesù, un incontro che, come accadde a Paolo sulla via di Damasco, cambia il pensiero e la stessa vita, fa divenire “spazzatura” ciò che era essenziale fino a quel momento, mentre “conta solo la vita in Cristo”.
 
Solo in questa relazione personale con il Risorto diventiamo veramente cristiani, e così si apre la nostra ragione a tutta la saggezza di Cristo, a tutta la ricchezza della sua verità.
 
Certamente Cristo non si mostrerà a noi nella irresistibile e luminosa forma come lo fu per l’apostolo Paolo; tuttavia noi potremo incontrare lo stesso Gesù Cristo vivo nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera e sopratutto nella Eucarestia, nella quale il Signore Gesù è davvero presente vere, realiter, substantialiter.
E’ presente e ci attende sia nella celebrazione della Santa Messa, sia nella presenza reale del SS.mo Sacramento conservato nel Tabernacolo.

 
Sì amici: i sacramenti sono azioni compiute da Cristo per conformarci e trasformarci in Lui: essi applicano a ciascuno di noi quanto Cristo ha fatto e sofferto durante la sua vita, passione, morte e risurrezione.
Non si è cristiani senza sacramenti e lo si diventa sempre più attraverso i sacramenti.
Attraverso questi incontri con Lui Risorto e Vivo sarà possibile e praticabile la nostra conversione in autentici cristiani, testimoni di Cristo e del Suo Vangelo.
 
Come aiuto per la nostra conversione la Chiesa, in questo tempo quaresimale, ci esorta alla pratica del digiuno, della orazione più intensa e fervorosa, della elemosina. Queste tre pratiche sono inseparabili e ognuna sostiene e supporta l’altra.
Le abbiamo consideriamo con rispetto, sopratutto il precetto della astinenza e del digiuno? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che “Il quarto precetto («In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno») assicura i tempi di ascesi e di penitenza, che ci preparano alle feste liturgiche e a farci acquisire il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore” (2041).
 
A ben vedere non si tratta di sacrifici impossibili da sostenere.
Sono pratiche penitenziali che danno un senso alla Quaresima che la Chiesa considera tempo di penitenza, di rinnovamento, di conversione e di purificazione.
 
Questo non sempre facile programma esige la nostra scelta, il nostro impegno, la nostra sobrietà austera.
Solo la sobrietà rende forte e autentica la vita cristiana.
Sia "un di più di sobrietà" e, forse, anche di austerità l’esercizio non ostentato, ma sincero e corroborante della nostra penitenza quaresimale.
 

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