Nessuno va a Messa: tutti la guardano in TV

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È questo il titolo di un articolo apparso questa mattina 7 agosto su un quotidiano nazionale. Sono rimasto impressionato. Anche se qualche anno fa un altro articolo sostevana che “3 italiani su 4 non vanno a messa la domenica”.
Non ho difficoltà a condividere la seconda informazione. E mi stupisce la prima.
 
Ma non è mia intenzione di riflettere su queste statistiche. Mi preme di più proprorre una considerazione sul fatto della messa in TV.
E senza menare il can per l’aia, anche correndo il rischio di esere poco simpatico e/o popolare dichiaro subito che non si soddisfa mai il precetto ascoltando e seguendo  la trasmissione radiofonica e/o televisiva della Messa.
Il primo dei precetti generali della Chiesa chiede di partecipare alla Messa la domenica e nelle altre feste comandate. Ma la partecipazione alla Messa non è solo un precetto da assolvere per sentirsi la coscienza a posto. Prima di tutto è un dono che il Signore ci fa: il dono di se stesso, dell’incontro con lui, la comunione con il suo corpo e il suo sangue. E’ anche l’incontro con il suo corpo che è la Chiesa, rappresentata dall’assemblea radunata per celebrare l’Eucaristia.
Infatti, il culto reso a Dio è comunitario. La stessa parola “liturgica” significa culto del popolo. Ciò suppone la partecipazione personale. La celebrazione dell’Eucaristia è vissuta e partecipata da tutta l’assemblea. I fedeli non “partecipano”  alla Messa. Essa è presieduta dal sacerdote che ha ricevuto il sacramento dell’ordine, ma partecipata, oserei dire con-celebrata da tutti coloro che sono popolo sacerdotale in virtù del sacramento del Battesimo ricevuto. Nel sacerdote che celebra c’è una presenza reale di Cristo. In quel momento il sacerdote agisce “in persona Christi”. Si potrebbe dire che Cristo si rende presente in lui e attraverso di lui.
Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea che “è tutta la comunità, il corpo di Cristo unito al suo Capo, che celebra. Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è ‘sacramento dell’unità’, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei Vescovi”.
In TV la Messa si “segue”, in chiesa si “partecipa” alla Messa.
A partire da questa premessa va da se che il precetto festivo della Messa non può essere soddisfatto se non dalla partecipazione personale all’Eucaristia domenicale.
 
Ovviamente, chi  per seri e gravi motivi è impossibilitato a recarsi in chiesa non è tenuto al precetto. E’ doveroso  e umano pensare ai malati, agli anziani, a chi è lontano dalla chiesa. Oggi un nuovo capitolo si apre nell’orizzonte di questa casistica: la mancanza della celebrazione della santa Messa per la scarsità dei sacerdoti. In questi casi la messa in TV può essere considerata un vero conforto spirituale.
 
I vescovi italiani hanno scritto al riguardo: «La messa in TV è spesso vissuta con partecipazione e devozione dal malato, dall’anziano, o da chi si trovi comunque nell’impossibilità di recarsi personalmente in chiesa. E proprio a questi ultimi essa può offrire un servizio spiritualmente assai utile. Chi per seri motivi è impedito, non è tenuto al precetto». Ma i nostri Pastori non hanno esitato ad affermare che «la partecipazione alla messa alla radio o alla televisione non soddisfa mai il precetto. Tuttavia è evidente che una Messa alla televisione o alla radio, che in nessun modo sostituisce la partecipazione diretta e personale all’assemblea eucaristica, ha i suoi aspetti positivi: la parola di Dio viene proclamata e commentata «in diretta», e può suscitare la preghiera; il malato e l’anziano possono unirsi spiritualmente alla comunità che in quello stesso momento celebra il rito eucaristico; la preghiera universale può essere condivisa e partecipata». (Il giorno del Signore, 1984).
 
La Messa in TV non sostituisce la partecipazione alla celebrazione in chiesa, ma ha un alto valore spirituale per chi è impossibilitato a parteciparvi.
 
Cari Amici, non abbiamo paura di dare un’ora di tempo alla settimana al Signore che ci dona il tempo! Non assumiamoci la triste responsabilità di dire al Signore del tempo, al Signore che ci dona il tempo: non ho tempo per te!
Giovanni Paolo II ha detto: “Non abbiate paura di dare il vostro tempo a Cristo, perché lo restituisce sempre e carico di benedizioni”.
 
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