La Santa Messa
Riti di comunione

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Nell’ultima Cena, dopo che Gesù prese il pane e il calice del vino, ed ebbe reso grazie a Dio, sappiamo che «spezzò il pane». A quest’azione corrisponde, nella Liturgia eucaristica della Messa, la frazione del Pane, preceduta dalla preghiera che il Signore ci ha insegnato, cioè del “Padre Nostro”.
Dopo aver spezzato il Pane consacrato, cioè il corpo di Gesù, il sacerdote lo mostra ai fedeli, invitandoli a partecipare al convito eucaristico.  «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo. Beati gli invitati alla Cena dell'Agnello»

 

I riti di comunione segnano il momento della condivisione; comunione, infatti, significa proprio condividere. Ma che cosa condividiamo? Come prima cosa condividiamo ed entriamo in comunione con Dio, ricevendo il suo corpo. Entriamo in comunione e in condivisione anche con i nostri fratelli, sempre grazie al corpo di Gesù, mangiamo infatti ad un'unica tavola e ci nutriamo di un unico pane, ecco dunque perché la Messa ci unisce tutti come fratelli, ed è come in una grande famiglia che riunita condivide il pasto comune, uguale per tutti.

I riti di comunione comprendono il Padre Nostro, la preghiera della pace che è presente fin dai primissimi tempi della Chiesa e collocata prima della liturgia eucaristica (come nell'attuale rito ambrosiano), la fractio panis e l'Agnus Dei: l'unico Pane viene spezzato e diviso fra tutti e indicato come il vero Agnello che è morto e risuscitato per noi. Quindi la comunione sacramentale, auspicata e raccomandata per una partecipazione piena al mistero celebrato perché "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna" (Gv 6,54).

Con la recita da parte di tutti, della preghiera del “Padre nostro”, ancora una volta con questa preghiera insegnataci da Gesù, si può evidenziare il legame fra tutti noi, che come fratelli ci rivolgiamo all’unico Dio chiamandolo Padre! L'assemblea si rivolge al Padre con gli stessi sentimenti di Cristo. Sono sette le richieste espresse, legate soprattutto alla necessità del cibo spirituale della Parola e dell'Eucaristia, che sostengono la nostra fedeltà nel rapporto con Dio.

Dopo segue una preghiera che viene recitata dal sacerdote e chiamata “embolismo” (aggettivo greco che significa “intercalato”), questa preghiera è infatti inserita dopo il Padre Nostro. Sviluppando l’ultima domanda della preghiera del Signore, la richiesta di liberazione da ogni male, chiede per tutta la comunità dei fedeli la liberazione dal potere del male. Si conclude con la dossologia: ”Tuo è il regno tua è la potenza e la gloria nei secoli”.

Il rito della pace viene introdotto dalla preghiera del sacerdote che domanda unità e pace per tutta la Chiesa. Gesù risorto, la sera di Pasqua, offre la pace agli apostoli come primo dono. Con il rito della pace i fedeli implorano la pace e l’unità per la Chiesa e per l’intera famiglia umana, ed esprimono fra di loro l’amore vicendevole, prima di partecipare all’unico pane. E’ espressamente richiesto dalle norme liturgiche che i fedeli si scambino la pace solo con chi si ha accanto in modo da non creare confusione. Questo gesto è segno del nostro proposito di dimenticare qualsiasi rancore. Segue lo scambio del gesto di pace, che può essere espresso in diverse forme secondo l’usanza del luogo in cui la Messa viene celebrata. Se infatti la comunione eucaristica è condivisione fraterna dell’unico pane di vita, essa deve apparire come un segno di forte unità, per cui tra noi che ne mangeremo deve regnare la pace e la concordia, pena l’inautenticità della comunione.

Allo scambio del segno di pace segue il rito della frazione del pane, che è uno dei momenti più importanti della Messa. Il gesto della frazione del pane, compiuto da Gesù nell’ultima cena, sin dal tempo degli apostoli ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica. Questo rito non ha una funzione solo pratica, ma significa che noi, pur essendo molti, diventiamo un solo corpo nella comunione all’unico pane di vita, che è Gesù. Il gesto stesso del frazionare (= dividere) è segno di condivisione fra noi che mangiamo alla stessa tavola, come i fratelli in una famiglia.
 
Nel frattempo si dice (o si canta) la triplice invocazione dell’Agnello di Dio, che è la lode, il saluto e l’implorazione al Signore che ha subito sofferenza e morte per noi. La figura dell’agnello di Dio è molto antica e risale al profeta Isaia, che parlando del Messia usa la figura di un agnello innocente condotto al macello che paga con la sua morte i peccati degli uomini nonostante la sua innocenza. Segue poi la presentazione del pane eucaristico ai fedeli da parte del sacerdote che si prepara poi a comunicarsi al Corpo e Sangue di Cristo.
 
Nel rito della frazione del pane avviene un'altra azione del sacerdote molto importante e significativa, è la cosiddetta “immixtio” (parola latina che significa ”mescolanza”), che si compie lasciando cadere nel calice del vino un frammento di ostia consacrata, tutto questo serve a farci comprendere l’unione del Corpo e del Sangue che restano uniti sia nelle specie del vino che in quelle del pane…o meglio posso dire che nel Corpo di Cristo che noi riceviamo è contenuto insieme sia il Corpo che il Sangue, perché si tratta di un corpo vivo con carne e sangue insieme, infatti non è un corpo senza vita.
Da un punto di vista storico il rito, antichissimo, trova le sue radici in quello del fermentum. Fermentum era il frammento di pane eucaristico consacrato dal Papa e portato ai parroci che non avevano potuto prendere parte alla Messa del Papa, avendo dovuto celebrare per i loro fedeli. Questo frammento deposto nel calice era segno di comunione e di unità con il Papa.
 
Ecco l'Agnello di Dio, che toglie i peccati dal mondo… Il sacerdote presenta l'Eucaristia ai fedeli e li invita al banchetto di Cristo; poi insieme con essi esprime sentimenti di umiltà, servendosi delle parole del Vangelo, ricordando che solo il Signore toglie i peccati del mondo perché li ha presi su di sé inchiodandoli sulla croce.
Per accedere all’Eucaristia bisogna essere in grazia di Dio (confessati quindi di recente), essere digiuni da almeno un'ora e consapevoli di chi si va a ricevere. Può essere accolta sulla mano, con il palmo cavo, dicendo "Amen" perché con fede siamo anche noi certi della presenza di Gesù nell’Eucaristia, e inchinando il capo in segno di rispetto, e assumendola con devozione davanti al sacerdote. Infatti i doni si ricevono, non si prendono.
La piena partecipazione alla messa si attua con la comunione!
 
Dopo la distribuzione dell’Eucaristia è previsto uno spazio di tempo in silenzio affinché in preghiera si possa assimilare, con riconoscenza, il dono ricevuto.
Infine, il sacerdote pronuncia la preghiera “dopo la comunione” per chiedere al Signore che il Sacramento appena ricevuto sia efficace, e inoltre in essa si fa riferimento alla vita eterna che l’Eucaristia stessa ci garantisce. Come alla colletta questa preghiera viene introdotta dal “preghiamo” del sacerdote, che anche stavolta ha la funzione di raccogliere ed offrire le nostre preghiere al Signore e chiede che nella vita maturino i frutti del mistero celebrato. Il popolo stando in piedi fa sua l’orazione con l’acclamazione “Amen”.
 

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